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Quesito
Caro Padre,
Volevo farle un’ultima domanda.
Mi può spiegare questo passo dell’Esodo nell’Antico Testamento:
Nella seconda rivelazione Dio dice a Mosè: «A chi voglio fare grazia e di chi voglio avere misericordia, avrò misericordia» (Es 33,19).
Il mio dubbio: Dio qui comunque offre a tutti la possibilità di accedere alla sua Misericordia infinita, quando non vuole darla è perché l’uomo si è indurito molto? Non mostra segni di ravvedimento e quindi non può dargli misericordia e quindi perdono?
Io mi immagino una misericordia infinita di Dio per quelli che ci vogliono accedere. Dio vuole sempre essere misericordioso poi è l’uomo che la rigetta. Giusta questa affermazione?
Saluti la ringrazio
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. è giusta la tua interpretazione ed è infine anche quella che dà San Tommaso d’Aquino.
Dobbiamo riconoscere che questo modo di parlare di Dio ci stupisce perché sembra fare del favoritismo ed essere infine discriminatorio.
2. È un’affermazione che viene ripresa anche da San Paolo in Rm 9,15.
Per comprenderla va inquadrata all’interno di tutto il discorso che San Paolo sta facendo: “Che diremo dunque? C’è forse ingiustizia da parte di Dio? No, certamente! Egli infatti dice a Mosè: Avrò misericordia per chi vorrò averla, e farò grazia a chi vorrò farla.
Quindi non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell’uomo, ma da Dio che ha misericordia. Dice infatti la Scrittura al faraone: Ti ho fatto sorgere per manifestare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato in tutta la terra.
Dio quindi ha misericordia verso chi vuole e rende ostinato chi vuole (Rm 9,14-18).
3. All’affermazione che tu mi hai riportato San Tommaso presenta due spiegazioni.
La prima è quella dei pelagiani secondo i quali Dio userebbe misericordia a chi se lo merita per meriti precedenti.
E la rigetta subito a motivo di una sproporzione: per opere di ordine umano si meriterebbe un bene soprannaturale e divino.
4. Ne presenta poi una seconda che sembrerebbe essere giusta, ma che poi egli stesso scarta: “In un secondo modo si può intendere qualcuno degno di misericordia non a causa di meriti precedenti alla grazia, bensì susseguenti ad essa, come diciamo, ad esempio, che Dio dona a qualcuno la grazia e ha inteso donarla dall’eternità preconoscendo che quel soggetto l’avrebbe utilizzata bene”.
“Ma sembra che nemmeno questa interpretazione sia conveniente. (…). Perché il beneficio divino non si estende solo all’infusione della grazia, per la quale l’uomo viene giustificato, ma anche all’uso della grazia; come anche nelle realtà naturali. (…)
E per questo si dice in Is 26,12: “Signore, tutte le nostre opere, tu le hai operate in noi”.
5. Per venire a capo della comprensione di quell’affermazione è necessario ricordare che tutto ciò che riguarda la grazia di Dio e la vita futura del Paradiso non rientra nell’ambito della giustizia distributiva, ma in quello di ciò che è dato gratuitamente, e cioè per grazia, per misericordia.
San Tommaso spiega tutto con un esempio: se incontriamo per strada due poveri e a uno si diamo tutto ciò che abbiamo e all’altro non si diamo niente, si può dire che al primo abbiamo usato misericordia e al secondo non abbiamo fatto ingiustizia.
6. Tuttavia per quanto il ragionamento sia giusto, si potrebbe obiettare che sarebbe stato più bello dare un po’ all’uno e un po’ all’atro.
Sebbene San Tommaso non rifiuti in teoria il ragionamento che ha presentato, più avanti si spiega meglio.
Commentando le parole: “Dio quindi ha misericordia verso chi vuole e rende ostinato chi vuole” scrive: “Tuttavia Dio spinge in un modo al bene e in un altro al male: infatti inclina le volontà umane al bene direttamente e per sé quale autore dei beni, mentre si dice inclinare al male in quanto propone qualcosa all’uomo o interiormente o esteriormente che per se stesso induce al bene, ma che l’uomo malvagiamente utilizza per il male a causa della sua malizia”.
Sicché a tutti usa misericordia, ma alcuni abusano della sua misericordia per fare il male.
7. San Tommaso ricorda altrove quanto dice il Salmo 145,9:“Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature”.
Il testo latino di quest’ultima parte del versetto è il seguente: “miserationes Domini super omnia opera eius”.
Il che sta significare che Dio guida le azioni di tutti secondo misericordia, anche quelle dei malvagi perché li inclina interiormente o esteriormente al bene.
Ma questi usano malamente della sua misericordia, rifiutandola.
Anzi, pervertendo l’aiuto dato dal Signore.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo