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Quesito
Buonasera.
Tra i milioni di dubbi che nascono inevitabilmente ogni volta che mi accosto ai temi religiosi, ne prendo uno a caso, e forse nemmeno il più importante.
Mi ha sempre disorientato il fatto di essere proclamato fratello di Gesù e coerede di Dio e allo stesso tempo pecora del gregge del Buon Pastore.
L’unica esperienza che ho di fratelli e pastori è, ovviamente, quella umana dove l’uomo è fratello di un uomo e la pecora non è sorella del pastore.
Tra l’altro il rapporto di fratellanza è paritetico mentre quello pastore-gregge è assolutamente subordinato. Il pastore cura il proprio gregge perché ne ricava lana, latte e carne. Il pastore sfrutta l’animale che possiede mentre l’animale è impotente e succube rispetto al pastore.
A questo punto mi sembra di capire che la similitudine Cristo-Pastore sia da “depurare” pesantemente dagli aspetti reali che esistono nell’esperienza umana.
Allora perché usare un simile paragone che, se preso nella sua reale accezione, non rappresenta affatto ciò che ci viene spiegato dall’interpretazione della chiesa?
Grazie infinite se mi chiarirà il primo dei miei miliardi di dubbi…
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. il primo tra i tuoi miliardi di dubbi si chiarisce se hai la pazienza di prendere in mano i testi sacri.
È vero che i pastori di questo mondo stanno dietro alle pecore per un loro preciso guadagno.
Ma Gesù ha preso questa somiglianza per dire: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.
Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore” (Gv 10,11-15).
Penso che allora sia chiarito tutto.
2. Tuttavia mi soffermo su queste parole del Signore perché sono piene di significato.
Il primo: già nell’Antico Testamento Dio aveva chiamato gregge il popolo d’Israele.
Dice dei capi del popolo: “I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge?
Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge” (Ez 34,2-3).
3. Poi parla di Israele come del suo gregge: “Così dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: a loro chiederò conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto” (Ez 34,10).
Ed ecco come il Signore pascola: “Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo sarà sui monti alti d’Israele; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza sui monti d’Israele.
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare” (Ez 34,14-15).
Qui sono racchiuse tutte le promesse che il Messia fa per il suo popolo.
Ma l’affermazione più grande è questa: Gesù presentandosi come il buon Pastore afferma di se stesso di essere il Messia.
4. Il buon pastore dà la vita: è il prezzo della redenzione per le sue pecorelle, per le quali si espone volontariamente ad ogni sofferenza e umiliazione.
5. “Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore”.
“Conosco” nel linguaggio biblico sta a significare anche amo.
Gesù dunque ama le sue pecore.
Non le ama come le amano i pastori di questo mondo, i quali le amano per il loro tornaconto personale, ma le ama come il Padre ama Lui, e cioè perché stiano sempre insieme con Lui.
Ecco le ottime pasture e i fertili pascoli.
6. Dice ancora il Signore: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre.
Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10,27-30).
Ecco come ci ama: Io do loro la vita eterna. La vita eterna è Dio, è Gesù Cristo.
E, se esse corrispondono, il Signore garantisce che nessuno, né gli uomini né il demonio, le stapperà dalla sua mano, a meno che uno da se stesso si sottragga all’amore del Signore.
Con l’augurio che anche tu possa essere tra quelli che non possono essere strappati dall’amore del Signore ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo