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Quesito

Caro Padre Angelo,
sto facendo la pratica dei primi nove venerdì del mese.
Avevo bisogno di essere confessato perché non mi trovavo in grazia di Dio.
Avevo deciso di confessarmi ed ero anche vicino al confessionale. Ma prima di me sono entrate altre persone, che vi sono rimaste per moltissimo tempo.
Intanto si era arrivati alla Comunione.
Poiché ero giunto al sesto primo venerdì, per non ricominciare da capo tutta la pratica, ho deciso di fare la S. Comunione premettendo un atto di dolore.
Finita la Messa, poiché il sacerdote era rimasto libero, sono andato a confessarmi.
Ora le chiedo se ho fatto bene a comportarmi così.
La ringrazio anticipatamente.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. San Paolo dice che “chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice” (1 Cor 11,27-28).
Ci sono pertanto due atti da fare in maniera consequenziale: prima ci si deve esaminare e poi si mangia”.

2. Ci si deve esaminare evidentemente per fare tutto ciò che è necessario qualora non vi fossero le disposizioni dovute.

3. Soltanto qualora vi sia una grave ragione per dover fare la Comunione e non vi sia la possibilità di confessarsi si può premettere il pentimento e poi fare la Santa Comunione.
Nel tuo caso, non c’era la grave necessità.
Fare la pratica dei primi nove venerdì del mese è una cosa bella e raccomandabile. Ma non è necessaria. Né si reca scandalo se qualcuno vede che non fai la Santa Comunione.

4. La disciplina della Chiesa, raccogliendo il magistero di sempre, si esprime così: “Colui che è consapevole di essere in peccato grave, non celebri la Messa né comunichi al corpo e al sangue del Signore senza premettere la confessione sacramentale, a meno che non vi sia una ragione grave e manchi l’opportunità di confessarsi; nel qual caso si ricordi che è tenuto a porre un atto di contrizione perfetta, che include il proposito di confessarsi quanto prima” (Codice di diritto canonico, can. 916).

5. Giovanni Paolo II in un documento sulla Confessione dice: “La consuetudine della Chiesa dimostra che quella prova è necessaria, perché nessuno consapevole di essere in peccato mortale, per quanto si creda contrito, si accosti alla santa eucaristia prima della confessione sacramentale.
Che, se si trova in caso di urgente necessità e non ha modo di confessarsi, faccia prima un atto di contrizione perfetta” (Reconciliato et paenitentia, 27).
Come avrai notato, il Papa ha detto “nessuno… per quanto si creda contrito”.

6. Su questo punto ammoniva S. Agostino: “Nessuno dica: ‘‘Faccio la Penitenza privatamente, per conto mio, di fronte a Dio’, e ‘‘il Dio che perdona conosce quello che compio nel cuore’. Dio allora avrebbe detto senza motivo: ‘‘ciò che scioglierete sulla terra sarà sciolto anche in cielo!’. Così come senza motivo avrebbe consegnato le chiavi del regno di Dio alla Chiesa! Si può rendere vano il Vangelo? Si possono rendere vane le parole di Cristo?” (Sermone 392, 3).

7. Secondo me dovevi fare così: attendere il tuo turno di confessione e alla fine, dopo aver detto al sacerdote che cosa era successo, chiedergli di darti la Santa Comunione.

8. Da quanto è successo devi trarre motivo per non attendere di confessarti all’ultimo. Può sempre sopravvenire qualche impedimento.
Portati avanti con la confessione, e prima della Messa, così vi partecipi meglio.
Sembra infatti che conti solo la Comunione e non il nutrimento che viene dato con la Parola di Dio. Così pure confessandosi durante la Messa non si partecipa come si deve alla consacrazione, che è il momento più alto e più potente della celebrazione.

9. Infine, senza guardare a quale mese sei arrivato (cosa peraltro legittima) potresti prendere lo spunto per fare sempre i primi venerdì del mese.
Conosco persone, e sono molte, che di norma si confessano e fanno la S. Comunione in onore del Sacro Cuore di Gesù ogni primo venerdì del mese, senza contarli. Lo fanno incessantemente da anni al punto che questa pratica è diventata una caratteristica della loro vita cristiana.
È una cosa molto bella e senza dubbio molto gradita al Signore.

Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo