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Quesito

Gentile Padre Bellon,
vorrei un suo parere sulle seguenti opinioni:
1) La morte di Gesù non è stata né prevista, né improvvisa: Gesù non sapeva come sarebbe morto, le modalità della sua morte; la sua morte è stata conseguenza delle sue parole e delle sue azioni;

2) in croce non è morto solo Gesù Nazareno ma anche il Verbo incarnato, il Logos, il Figlio di Dio;

3) con la morte in croce abbiamo un nuovo concetto di Dio: un Dio che soffre con l’uomo (c.d. teologia crucis)
Grazie
Dio la benedica
Giampaolo


Risposta del sacerdote

Caro Giampaolo,
1. uno potrebbe dire che la morte di Gesù non è stata né prevista né improvvisa.
È libero di affermarlo.
Ma non può certo portare a suffragio di quest’opinione i Vangeli, perché i vangeli attestano in maniera inequivocabile il contrario.

2. In Mt 16,21 si legge: “Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno”.
Di fronte ad un’affermazione del genere è tutto chiaro.
Ripeto: uno potrebbe non credere ai Vangeli. È affar suo.
Ma nessuno può dire: i Vangeli negano che Gesù sia stato cosciente della sua prossima passione e morte.
Il testo dice: “cominciò a spiegare”. Si tratta dunque di una spiegazione che dev’essere durata parecchio.
La Bibbia di Gerusalemme annota: “in questo momento cruciale, in cui ha appena ottenuto dai discepoli la prima professione di fede esplicita nella sua messianità, Gesù fa il primo annuncio della  passione: al compito glorioso di Messia egli aggiunge il compito doloroso di servo sofferente. Con questa pedagogia, che sarà
rafforzata qualche giorno dopo dalla trasfigurazione, anch’essa seguita dall’imposizione del silenzio e da un annunzio analogo (17,1-12), egli
prepara la loro fede alla prossima crisi della sua morte e risurrezione”.

3. Ugualmente in Lc 18,31-32 si legge: “Poi prese con sé i Dodici e disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo: verrà infatti consegnato ai pagani, verrà deriso e insultato, lo copriranno di sputi e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà”.
Qui sono descritti i dettagli, quei dettagli che erano già stato preannunziati dai profeti, in particolare da Isaia: “Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi” (Is 50,6).
E: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo” (Is 53,7-9).

4. Ancora si legge in Gv 10,18: “Nessuno mi toglie la vita, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio”.
Qui Gesù predice anche la sua risurrezione perché ha da se stesso il potere di riprendere la vita.
Commenta la Bibbia di Gerusalemme: “La offro da me stesso: il Cristo ha la vita in se stesso (Gv 3,35) e nessuno gliela può togliere (Gv 7,30.44; 8,20; 10,39): egli la dà liberamente (Gv 10,18; 14,30; 19,11).
Da qui la sua maestà serena, la sua piena libertà davanti alla morte (Gv 12,27; 13,1-3; 17,19; 18,4-6; 19,28).

5. Circa la seconda affermazione: “in croce non è morto solo Gesù Nazareno ma anche il Verbo incarnato, il Logos, il Figlio di Dio”.
Si può dire così se s’intende che il Verbo incarnato muore nella sua natura umana, perché nella sua natura umana al momento della morte vi fu vera separazione dell’anima dal corpo.
Ma in quanto Logos, Figlio di Dio, è Dio eterno, una cosa sola col Padre e con lo Spirito Santo. È l’Essere, Colui che sostiene tutte le cose.
Come può morire Dio? In Dio non c’è divenire.
Un’affermazione del genere può farla chi non ha la cognizione di quello che dice.

6. Circa la terza affermazione “con la morte in croce abbiamo un nuovo concetto di Dio: un Dio che soffre con l’uomo (c.d. teologia crucis)”: se s’intende dire che in Cristo Dio soffre nella natura umana assunta sono d’accordo.
Ma non nel senso che Dio in se stesso soffra, come se anziché dire agli eletti: “entra nella gioia del tuo Signore” (“intra in gaudium domini tui” Mt 25,21)” dovesse dire: “Entra nella sofferenza del tuo Signore”.
Si legge in Apocalisse 21,3-4: “Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate».
L’espressione “teologia della croce”, con la quale s’intende affermare che Dio ha voluto rivelare il suo amore agli uomini attraverso la croce, non rimanda alla sofferenza di Dio in se stesso, ma alla sofferenza del Verbo incarnato, alla sofferenza di Gesù nella sua natura umana.
In Gesù è Dio che soffre: non nella natura divina, ma nella natura umana assunta.
Proprio perché è Dio che soffre, il suo merito è infinito e la sua redenzione è per tutti, perché per tutti soddisfa in maniera più che sovrabbondante.

Nella speranza di essere stato chiaro, ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo