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Quesito

Buongiorno Padre,
Innanzitutto vorrei ringraziarla per il grande lavoro che fa rispondendo a tante domande e dissipando molti dubbi. 
Approfittando della sua disponibilità, vorrei chiederle consiglio su come comportarmi in alcuni frangenti. 
Sono un ragazzo di 15 anni, molto attaccato alle cose religiose, ma frequente mi ritrovo, chiacchierando coi coetanei, ad ascoltare discorsi o malevoli (mormorazioni, maldicenze verso compagni, prenderli in giro ecc.) o volgari (battutacce, discorsi a sfondo sessuali, bestemmie ecc.). Vorrei sapere come dovrei comportarmi: far finta di niente e portare presto il discorso su temi migliori? Riprendere con gentilezza l’interlocutore? E come si relaziona tutto ciò con il precetto della "correzione fraterna"?
Preciso che la maggior parte delle volte non si va al di là delle chiacchiere oziose, quindi non su cose gravi: altre volte però ci si spinge anche in là.
Un caso specifico: una volta, una mia amica, chiedendomi un parere, mi ha rivelato in confidenza… di essere andata a letto con un ragazzo. Io, benché turbato, le ho risposto che non spettava a me giudicare o suoi comportamenti. Ho fatto bene, o male?
La ringrazio molto in anticipo per la cordiale risposta e le auguro ogni bene.

 


 

Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. sarebbe bello se tutti noi fossimo come Pier Giorgio Frassati, giovane torinese morto a 24 anni e proclamato beato dalla Chiesa, di cui si legge che quando era presente nessuno riusciva a iniziare maldicenze o discorsi equivoci e se se sopraggiungeva mentre altri facevano tali discorsi più nessuno riusciva ad andare avanti.
Desidero precisare che Pier Giorgio non era un musone, ma sempre lieto e talvolta così fracassone che anziché chiamarlo Pier Giorgio Frassati lo chiamavano Pier Giorgio Fracassi.
E che il giorno in cui diventò terziario domenicano il 28 maggio 1922 a ventun anni nella Chiesa di san Domenico in Torino, finita la celebrazione durante la quale molti furono colpiti per il suo raccoglimento, a proposito della festicciola fatta in sacrestia fecero un tale fracasso che un tale nella cronaca scrisse che “parea che ruinasse e sacrestia e chiesa e convento”.

2. Certamente un ragazzo che non parla mai male degli altri né dice parole licenziose è eccezionale.
Ma il segreto della sua vita spirituale era l’Eucaristia quotidiana alla quale si era addirittura impegnato con voto nella prima adolescenza e la confessione sacramentale che celebrava – ma non per scrupolo – anche due o tre volte la settimana.

3. Ma venendo a te, come comportarti quando ti trovi in mezzo a ragazzi che fanno maldicenze, parlano in maniera volgare e addirittura bestemmiano?
Ebbene, se bestemmiano non devi mai ridere perché in quel momento il nome di Dio, di Gesù o della Beata Vergine viene profanato.
Potrei dire che in quel momento viene aperta la porta al demonio che entra in mezzo a voi “per rubare, per distruggere e per uccidere” (Gv 10,10).
Il non ridere, e anche un certo rattristarsi, è già di per sé eloquente perché allora tutti capiscono che si sta guastando il piacere di stare insieme.

4. Non sempre è fruttuosa l’osservazione fatta sul momento e davanti a tutti.
Ma se ti capita l’opportunità di parlarne a tu per tu in un clima di vera confidenza, puoi far capire che la bestemmia è sempre del tutto fuori posto e che non attira nessuna grazia da parte di Dio.

5. Sul parlare male degli assenti o sui discorsi volgari è più facile talvolta far girare il discorso con qualche battuta.
Talvolta potresti dire che sarebbe opportuno elevare i toni e che si può ridere e scherzare anche senza volgarità e senza maldicenze.
In ogni caso da parte tua non offrire appigli che possano portare a parlare male.

6. La maldicenza tuttavia va distinta dal poter sorridere su caratteristiche di determinate persone, sul loro modo di parlare, di incedere, di fare.
A volte si fanno del gran risate su questo e non c’è nulla di male.
Alcuni ragazzi sono poi particolarmente abili nelle imitazioni degli altri, soprattutto dei professori. Anche questo fa parte di quello stare insieme in maniera che risulti gradevole per tutti senza offendere o denigrare nessuno.

7. Mi piace ricordare quanto afferma San Tommaso e cioè “per un debito naturale di buon comportamento l’uomo è tenuto a stare insieme agli altri in modo da risultare piacevole: a meno che in certi casi per un motivo di vera utilità non sia necessario contristarli” (Somma teologica, II-II, 114, 2, ad 1).
Essere gioiosi e ilari è un dovere.
Ma dev’essere fatto in modo che non si offenda nessuno e che non vengano irrise le virtù alle quali tutti dobbiamo tendere e circa le quali tutti siamo chiamati a creare il clima più favorevole per esercitarle.

8. Da parte tua cerca di coltivare la tua vita cristiana con la pratica sacramentale con la partecipazione anche quotidiana – se ti riesce – all’Eucaristia. Sarebbe la cosa più bella.
In particolare ti raccomando la Confessione in maniera regolare e frequente. È in questo sacramento che ricevi una forza che attutisce le inclinazioni al male.
E poiché ognuno parla dall’abbondanza del proprio cuore e della propria vita, come ha detto il Signore, ti verrà naturale proporre anche ai tuoi amici di rinnovare la loro vita seguendo le vie di Dio.

9. Con quell’amica che ti ha rivelato un particolare della tua sua vita penso che tu abbia tenuto l’atteggiamento giusto. Lei hai detto che non spettava a te giudicare i suoi comportamenti.
Non l’hai lodata né l’hai incoraggiata. La tua risposta è stata eloquente se lo voleva comprendere.

Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo