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Quesito
Carissimo Padre Angelo,
volevo farLe una domanda sulla Lettera agli Ebrei: è vero che non è stata scritta da Paolo?
Ho letto che non si pensa più a Paolo come lo scrittore di questa lettera.
Se mi potesse dare chiarimenti gliene sarei grato.
La ringrazio in anticipo per tutto l’aiuto e il sostegno. La ricordo nelle mie preghiere.
Ave Maria e Ave Giuseppe!
Giuseppe
Risposta del sacerdote
Caro Giuseppe,
1. fin dall’antichità si è discusso sull’autore di questa Lettera.
Alcune chiese, soprattutto quelle orientali, la ritennero di San Paolo.
Altre, soprattutto in occidente, ne ammisero la paternità solo più tardi.
I dubbi e le esitazioni nacquero dal fatto che mentre San Paolo nelle sue lettere mette sempre il suo nome, qui invece il suo nome non compare.
Alcune espressioni come quella del v. 3. del capitolo 2: “Essa cominciò a essere annunciata dal Signore, e fu confermata a noi da coloro che l’avevano ascoltata” sembrano far supporre che l’autore appartenga ad una generazione posteriore agli Apostoli.
Inoltre fin dall’inizio si notò una differenza notevole tra la lingua e lo stile di questa lettera con la lingua e lo stile di San Paolo.
Indubbiamente vi sono dei contenuti sviluppati nelle lettere di san Paolo, come quello della salvezza che si ottiene mediante la fede. Per questo si ritiene che sia di un discepolo di san Paolo.
2. In oriente Clemente Alessandrino afferma che è di San Paolo, che è stata scritta in ebraico e poi fu tradotta in
greco da San Luca.
Anche Origene, dopo aver detto che egli pensa che sia di S. Paolo quanto al contenuto ma non quanto alla forma, soggiunge: “Perciò se qualche Chiesa ritiene questa Lettera come di San
Paolo, merita di essere lodata, poiché non senza motivo i maggiori ci hanno tramandato che è di S. Paolo”
S. Giovanni Crisostomo non solo commentò a lungo la lettera agli
Ebrei, ma l’attribuì espressamente a San Paolo, e altrettanto fecero Teodoreto, Teodoro di Mopsuestia e i Padri del Concilio d’Antiochia tenuto
contro Paolo di Samosata.
3. Anche in Occidente la lettera agli Ebrei fu subito conosciuta.
San Clemente
(papa della fine del primo secolo) nella sua lettera ai Corinti la cita o vi allude almeno una ventina di volte.
Così pure fu citata da Sant’Ireneo, a quanto riferisce Eusebio nella sua Storia Ecclesiastica.
Tuttavia in Occidente non si trova la stessa unanimità nell’attribuirla a San Paolo.
E difatti il Frammento Muratoriano non solo non la ricorda, ma sembra escluderla, dicendo che S. Paolo scrisse a sette Chiese e menzionando tredici sue lettere.
Nel IV secolo però anche nell’Occidente venne riconosciuta come opera genuina di S. Paolo, e benché si incontri ancora qualche esitazione presso S. Girolamo e Sant’Agostino, tuttavia viene citata sotto il nome di San Paolo da Sant’Ilario, da
Sant’Ambrogio, da Rufino, dal Concilio di Cartagine.
Dalla fine del IV secolo sino al sorgere del protestantesimo, tutte le Chiese e tutti gli scrittori ecclesiastici dell’Oriente e dell’Occidente furono unanimi nel riconoscere San Paolo come autore.
4. Non va confusa la questione della paternità della lettera agli Ebrei con quella della sua canonicità.
Pertanto, benché nell’antichità vi sia stato qualche dubbio sull’autore di questa Lettera, non c’è stato alcun dubbio serio sulla sua canonicità, e cioè sulla sua divina ispirazione.
5. In termini stringati ma precisi la Bibbia di Gerusalemme scrive: “A differenza di tutte le precedenti, la Lettera agli Ebrei ha visto messa in questione la sua autenticità fin dall’antichità.
La sua canonicità raramente è stata contestata, ma la Chiesa d’occidente ha rifiutato sino alla fine del IV sec. di attribuirla a san Paolo; e se quella d’oriente ha accettato tale attribuzione, ciò non avvenne senza avanzare a volte riserve circa la sua forma letteraria (Clemente Alessandrino, Origene).
Effettivamente la lingua e lo stile di questo scritto sono di una purezza e di un’eleganza sconosciute a san Paolo. La maniera di citare e utilizzare l’Antico Testamento non è la sua. L’indirizzo e il preambolo con cui è solito iniziare le lettere qui sono assenti”.
6. Poiché è citata da Papa Clemente, che come si è detto è della fine del primo secolo e soprattutto perché non fa mai riferimento alla distruzione di Gerusalemme e del suo tempio che avvenne nell’anno 70, deve essere stata scritta prima del 70.
Pur facendo riferimento molto spesso alla liturgia vetero testamentaria tuttavia mai allude alla distruzione del tempio, facendo invece riferimento alle cerimonie che al tempo della sua stesura tuttora vi si praticavano.
Ti ringrazio di cuore per le preghiere che contraccambio vivamente. E, salutandoti col tuo medesimo saluto, ti benedico.
Padre Angelo