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Quesito

salve padre Angelo
sono Massimo, ho letto di recente alcuni argomenti sulla chiesa cattolica  che ho trovato molto interessanti.
Deve sapere che io ho perso la fede già da diversi anni e adesso quindi posso definirmi o ateo o agnostico.
Ogni tanto però la mia curiosità va sempre a finire su siti di religione; la mia domanda è questa: nel vangelo c’è scritto che ‘‘‘‘chi non crede è già stato condannato’‘‘.
A questo punto cosa succede a un ateo dopo la morte, ovvero a un cattolico diventato ateo?
grazie cordiali saluti


Risposta del sacerdote

Caro Massimo,
1. per comprendere le parole del Signore che tu mi riferisci è necessario leggere tutto il passo.
Perché in ciò che il Signore dice successivamente ne viene portata la motivazione.

2. Ecco dunque il passo: “ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate” (Gv 3,18-20).

3. Chi non crede, e cioè chi rifiuta di credere, pronuncia su se stesso una condanna perché ha rifiutato la luce, cioè la dottrina e gli insegnamenti del Verbo di Dio che gli sono stati comunicati.
Ha preferito restare nelle tenebre dell’ignoranza: “Ma le tenebre non lo hanno accolto” (Gv 1,10).
La ragione di questo rifiuto di Dio sta nella sua condotta morale: “le loro opere erano malvagie”.

4. La fede incontra sempre un ostacolo nella corruzione del cuore, perchè essa comanda una vita pura, luminosa.
Molti la rifiutano perché non vogliono abbandonare il vizio e il peccato.

5. San Tommaso nota anche questo nelle parole di Gesù: “Afferma dunque: «Essi preferirono le tenebre alla luce perché le loro opere erano malvagie».
E ciò è evidente, «perché chiunque fa il male odia la luce».
Non dice «chi ha fatto», ma «chi fa» il male: perché se uno ha fatto il male, ma ne è pentito, riconosce di aver fatto male e se ne addolora, non odia la luce, ma viene alla luce.
Invece «chiunque fa il male», ossia persevera nel male, e non ne prova dolore, non viene alla luce, ma la odia: non già in quanto essa manifesta la verità, bensì in quanto mette a nudo il peccato dell’uomo.
Infatti il malvagio ama conoscere la luce e la verità, però odia di essere scoperto da essa; secondo la descrizione che Giobbe fa dei malviventi: «L’alba è per loro come spettro di morte…» (Gb 24,17).
Ecco perché l’incredulo «non viene alla luce: perché non siano svelate le sue opere»” (Commento in Giovanni 3,18-20).

6. Qui il Signore presuppone che la luce sia stata portata e rifiutata.
Per questo chi persevera in tale situazione non ha bisogno di una nuova condanna. Da se stesso si è già separato da Dio. E questa, senza che lui lo sappia, è la sua condanna in atto.
Ed è definitiva se in essa persevera.
In questo caso ci si trova di fronte ad un peccato contro lo Spirito Santo: l’ostinazione nel peccato.
L’ostinazione nel peccato viene classificata tra i peccati imperdonabili: non perché la misericordia divina non li voglia perdonare, ma perché chi li compie si chiude a riccio e si ostina nei confronti dell’azione salvifica di Dio.

7. Credo che, oltre a quella riportata, vi sia anche un’altra spiegazione: chi si rifiuta di credere è già condannato perché si sta privando del meglio della vita, della comunione con Dio.
Chi crede e ama il Signore sperimenta ciò che Davide, profetando aveva detto nel Salmo 36,9: “si saziano dell’abbondanza della tua casa: tu li disseti al torrente delle tue delizie”.
Se qualcuno li privasse di queste esperienze si sentirebbero come condannati. Ma, per fortuna, nessuno può togliere loro la comunione con Dio, a meno che essi stessi non se ne privino col peccato.
Per tante persone: non poter più pregare, non poter partecipare alla Santa Messa, non poter fare la Santa Comunione, non confessarsi, sarebbe la peggiore delle condanne a motivo di tutto quello che interiormente sperimentano.

8. Devo precisare che si dà anche il caso che alcuni non credono non perché rifiutino di credere, ma perché ad essi non è ancora stata portata la luce o è stata portata male.
Se costoro seguono i dettami della loro coscienza retta e certa possono conseguire la salvezza.
È il caso dei pagani di cui parla San Paolo: “Quando i pagani, che non hanno la Legge, per natura agiscono secondo la Legge, essi, pur non avendo Legge, sono legge a se stessi. Essi dimostrano che quanto la Legge esige è scritto nei loro cuori, come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono” (Rm 2,14-15).
Ed è il caso contemplato da Gesù Cristo quando subito dopo i versetti sopra citati ha detto: “Invece chi fa la verità viene verso la luce” (Gv 3,21).
Infatti chi agisce rettamente agisce secondo la luce di Dio che brilla all’interno della coscienza. E perciò stesso si trova in condizioni ottimali per accogliere Dio dentro di sé. C’è un’aspirazione naturale a Lui.

Ti chiedo scusa per il forte ritardo con cui ti ho risposto, ma solo oggi cronologicamente sono arrivato alla tua.
Ti ringrazio della domanda che mi hai posto e ti assicuro la mia preghiera. Anch’io vorrei che tu potessi saziarti dell’abbondanza della sua casa e abbeverarti al torrente delle sue delizie.
Ti benedico.
Padre Angelo