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Quesito
Buonasera caro Padre Angelo,
colgo ulteriormente l’occasione per scriverle in merito ad un quesito personale se lei permette e, successivamente, anche per un consiglio.
Trascorro piacevolmente una parte del mio tempo libero a leggere le risposte che in tutti questi anni lei ha dato a molte domande e, oltre che trarne immenso beneficio, resto perplesso dal suo bagaglio di conoscenze in merito. La mia domanda è questa, come fa ad avere una tale preparazione? É tutto merito dello studio che ha accompagnato/accompagna voi Frati dell’Ordine dei Predicatori o c’è di più? Ogni suo confratello è così magnificamente preparato come lei?
Mi piacerebbe ricevere una sua risposta in merito, sempre se lei sia d’accordo.
Giunto a questo punto il consiglio che gentilmente le chiedo è questo, come posso io da laico arrivare a possedere una così vasta conoscenza? Tengo presente che sarebbe quasi improbabile da autodidatti arrivare alla vostra preparazione, scandita da anni di studio a livello accademico. Ma ci si può per lo meno avvicinare? Su quali testi (per esempio la Somma Teologica che già studio o scritti dei Padri/Santi) si potrebbe studiare?
Vorrei anche io riuscire a intraprendere dispute concernenti il nostro credo (che quotidianamente non mancano mai) sapendo come difendere la dottrina senza ogni volta dover gettare la spugna per mancanza di conoscenza.
Mi creda padre, per me è un ostacolo più grande di quanto si possa pensare, anche io voglio rendermi utile nel mio piccolo per difendere la Sacra Scrittura, la Tradizione ed il Magistero con professionalità, competenza e compassione per amore di Dio, della Chiesa e del prossimo. A volte mi sembra che me lo chieda San Domenico stesso, proprio come ha fatto lui e come fate quotidianamente voi. Ogni volta che non ci riesco per me è una sconfitta…
Spero di non averla infastidita, sentivo davvero il bisogno di rivolgermi a lei.
Resto in attesa di una sua più che gradita risposta, confidando come sempre nella sua disponibilità e soprattutto confidando nel Signore.
Un saluto ed un abbraccio in Cristo.
Matteo
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. ho trovato per caso questa tua mail alla quale non avevo ancora risposto. L’ho trovata perché sono giunto a rispondere all’e-mail del maggio di quasi due anni fa.
2. Non è facile rispondere alla tua prima domanda. Ma certo nell’Ordine dei domenicani ho trovato ciò che era fatto per me.
Gli studi fatti a suo tempo, la vita religiosa e poi i molti anni di insegnamento hanno ingrandito il mio bagaglio.
Nello stesso tempo, le discussioni e le varie obiezioni hanno stimolato e tuttora stimolano la ricerca.
3. Gran parte delle risposte le trovo sempre in San Tommaso.
Aveva ragione Giovanni XXII, il Papa che canonizzò San Tommaso ad Avignone il 18 luglio 1322, a dire ai cardinali in occasione della sua canonizzazione: “Egli illuminò la Chiesa di Dio più di qualunque altro Dottore; e ricava maggior profitto chi studia per un anno solo nei libri di lui, che chi segua per tutto il corso della sua vita gl’insegnamenti degli altri” (Guglielmo di Tocco, Hystoria, 81).
Inoltre devo dire che grazie ai miei confratelli del passato perché posso fruire di una biblioteca fornita.
4. Venendo a te che manifesti il desiderio di essere preparato “per difendere la Sacra Scrittura, la Tradizione ed il Magistero con professionalità, competenza e compassione per amore di Dio, della Chiesa e del prossimo” e che ti pare “sia San Domenico stesso a chiedertelo”, perché non ne diventi figlio?
Questo gran Padre ti fornirebbe tutto il necessario per la preparazione che chiedi.
5. A questo proposito mi piace ricordare che San Tommaso stesso dovendo iniziare il suo magistero, parendogli di essere impreparato e troppo giovane, si mise a pregare proprio il Santo Padre Domenico che gli apparve e gli indicò anche l’argomento che doveva sviluppare nella lezione inaugurale.
6. Ecco come narra l’episodio Guglielmo di Tocco che fu l’estensore della cosiddetta Positio per la canonizzazione di San Tommaso:
Nel 1256 “il cancelliere dell’Università di Parigi chiese al priore dei Predicatori di Parigi di avvisare da parte sua fra Tommaso di prepararsi a ricevere il magistero in teologia senza avanzare obiezioni, nonostante fosse spettato ad altri presentarsi secondo la prassi.
Tommaso, appellandosi con umiltà alla sua mancanza di conoscenza e alla giovane età, non poté ottenere di sottrarvisi a causa del voto che lo obbligava all’obbedienza. Allora, accettando umilmente l’incarico che gli era stato imposto, si recò dove era solito pregare e qui, prostrato a terra, pregò Dio piangendo perché si degnasse di infondergli la grazia e la scienza necessarie a ricevere e a esercitare il magistero, lui che già si era degnato di prevenirlo con molte grazie nonostante ne fosse indegno. E iniziato il salmo: “Salvami, Signore, poiché sono calpestate le verità tra i figli degli uomini” (Sal 12,2) dopo aver pregato in lacrime per molto tempo si addormentò.
Ed ecco, gli fu inviato un messaggero celeste, un vecchio e assai venerabile frate dell’Ordine (nel processo di Napoli venne detto che a Parigi tutti erano convinti che fosse San Domenico stesso) che gli domandò: “fra Tommaso perché preghi Dio tra le lacrime?”. Gli rispose: “Perché mi è stato imposto l’incarico del magistero, per il quale la mia scienza è insufficiente e non so proprio che cosa presentare per la mia lezione inaugurale”. Il vecchio gli disse: “Ecco sei stato esaudito. Accetta l’incarico del magistero perché il Signore è con te. E per la tua lezione inaugurale non presentare altro se non questo: “Dalle sue alte dimore egli disseta le montagne, sazi la terra con il frutto delle tue opere” (Rigans montes de superioribus suis, Sal 104,13). A queste parole fra Tommaso si svegliò e rese grazie a Dio per averlo esaudito tanto prontamente.
Questo versetto non costituì solo il tema della sua lezione inaugurale, ma indica anche l’eccellenza di tutta la sua ricerca. Infatti con quanto ricevuto sulle vette della divina contemplazione, ha placato la sete di tutta la chiesa con la pioggia della sapienza, quasi fosse un campo seminato con la divina semente” (Hystoria, 17).
7. Da soli è difficile acquisire competenza soprattutto nelle materie teologiche. Ma se si monta sulle spalle di un gigante, come sono quelle dell’Ordine dei Predicatori (i domenicani) e in particolare di San Tommaso d’Aquino, potrai convenire che Dante è stato particolarmente illuminato quando del nostro Ordine ha detto: “u’ ben s’impingua, se non si vaneggia…” (Paradiso, canto X, v. 96).
Con l’augurio di ogni bene per te e anche di una settimana profondamente santa, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo