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Quesito

Caro padre Angelo,
mi chiamo Alessandro e ho 23 anni.
All’età di 15 anni circa, grazie alla partecipazione a delle messe carismatiche e al riposo nello Spirito che Dio mi ha donato dopo tanto desiderarlo, ho sentito di voler diventare sacerdote, ma dopo due anni o poco più, in seguito ad un innamoramento, per avere tempo libero e poter uscire con i miei amici e con la persona tanto amata, ho smesso di partecipare gradualmente a queste messe e nel tempo, in seguito al rifiuto e ad altri problemi molto pesanti mi sono allontanato da Dio.
Proprio quest’anno in occasione dell’anniversario delle apparizioni di Lourdes il mio parroco mi ha molto gentilmente proposto di partecipare al pellegrinaggio e ho accettato (anche se la mia fede era molto minore che in passato)
E li ho ricevuto un forte segno dell’amore di Dio che mi ha riacceso nella preghiera e nel desiderio di diventare sacerdote.
Tuttavia più prego il Signore per questa cosa e più mi sento “tirare” da entrambi i lati e cioè volenteroso ma al tempo stesso titubante per le cose a cui dovrei rinunciare.
 In più il mio ideale di sacerdote è quello di cui il prete “carismatico” che intercedeva per moltissime conversioni e talvolta alcune guarigioni (nonché esorcista) e la mia paura è quella che non necessariamente se diventassi sacerdote diverrei tale.
Ultimamente la tristezza mi raggiunge perché leggendo storie di altre vocazioni e altre testimonianze mi sembra di essere più che innamorato del Signore, delle sue opere e comincio a temere che la mia non sia una vera vocazione dispiacendomi assai di non rispondere al Signore come vorrebbe e come meriterebbe per ciò che mi ha donato
La ringrazio molto, e le chiedo consiglio.
Un caro abbraccio,
Alessandro.


Risposta del sacerdote

Caro Alessandro,
1. il forte segno che hai ricevuto da parte del Signore e che ha riacceso in te la preghiera e il desiderio di diventare sacerdote è un ulteriore segno della chiamata.
Non c’è dubbio che venga dal Signore perché “è lui che suscita in noi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore” (Fil 2,13).

2. Hai usato un verbo particolarmente appropriato scrivendo: “Riacceso”. 
Istintivamente ho pensato a Davide che in un salmo si è espresso così: “Mi ardeva il cuore nel petto; al ripensarci è divampato il fuoco” (Sal 39,4).
La chiamata precedente persisteva, sebbene si fosse depositata molta cenere sopra di essa. È stato facile per il Signore far divampare il fuoco!

3. Forse il Signore ha permesso che quella chiamata si assopisse perché la tua risposta al momento attuale fosse maggiormente piena d’amore.
Ti senti infatti combattuto tra le due strade.
Da una parte vi è la chiamata al matrimonio che viene dalle nostre naturali inclinazioni. Dall’altra vi è la chiamata al sacerdozio, che è di ordine soprannaturale, il che equivale a dire che viene direttamente da Dio.
Avverti chiaramente che la seconda è più forte e più urgente.
Senti però che la prima continua ad attirarti e temi di perdere qualcosa se optassi per la seconda.
Ma non è così perché il senso di pienezza che Dio dà ad un consacrato è molto superiore al senso di pienezza che si può ricevere da una persona, per quanto amata.

4. Tocca a te rispondere.
Se opti per il Signore ho l’impressione che compi l’atto più alto, più meritorio e più efficace dei tuoi 23 anni di vita.

5. A questo punto mi piace ricordare ciò che il babbo di Santa Caterina da Siena, Jacopo Benincasa, disse a tutti i suoi familiari dopo aver avuto un segno certo che Dio voleva Caterina come sua sposa. In casa infatti ogni cosa era buona per cercare di farla distogliere dal suo pensiero di dedicarsi a Dio.
Ecco ciò che disse Jacopo: “Dio ci guardi, dolce figliuola mia, dal contraddire in alcun modo alla divina Volontà, dalla quale vediamo procedere il tuo santo proposito. Ce n’eravamo accorti da tempo, è vero, ma ora lo sappiamo con certezza che non sei mossa a questo da leggerezza di gioventù, ma dall’impulso del divino amore: adempi pure il tuo voto. Fai come ti piace e come ti insegnerà lo Spirito Santo. Da qui in avanti ti lasceremo in pace alle tue sante opere, né impediremo più i tuoi santi esercizi. Prega molto per noi, perché possiamo esser degni delle promesse del tuo Sposo, che per la sua grazia ti scegliesti fin dai primi anni”.
Rivoltosi, quindi, alla moglie e ai figli, disse: “Nessuno dia più noia alla mia dolcissima figliuola; nessuno ardisca in alcun modo di impedirla; lasciate che serva come le piace al suo Sposo, e che preghi incessantemente per noi. Mai potremmo acquistare una parentela simile a questa; né dobbiamo lamentarci, se invece di un uomo mortale riceviamo un Dio ed un Uomo immortale” (Raimondo da Capua, Legenda maior, 55).

6. Mi dici che ti è sorto un dubbio, e cioè che ti sembra di voler seguire il Signore più per le opere che ha fatto che per lui stesso.
È un dubbio inconsistente perché nessuno potrebbe seguire il Signore se non si manifestasse con le sue opere? Gli antichi dicevano: “Ignoti nulla cupido” (di ciò che è ignoto non si può avere alcun desiderio).
Questo vale anche per il Signore. E attraverso le sue opere che si fa conoscere e amare.

7. La vocazione che infonde nel cuore di molti è un’attrazione a compiere ciò che gli ha fatto a favore degli uomini.
Tu sei stato affascinato dai doni carismatici che in Cristo furono sempre presenti in maniera pienissima e che talvolta egli concede anche ad alcuni dei suoi.
Ma c’è qualcosa di immensamente più grande che il Signore ti chiama a compiere.
I carismi, come i miracoli e le guarigioni, portano alla gente in modo soprannaturale dei beni di ordine naturale, come la salute, la guarigione, la restituzione della perfezione dei sensi. Sono beni che ad un certo momento per forza, volenti o nolenti, si debbono lasciare.
Ma i beni della remissione dei peccati, della conversione, della fede, della presenza di Gesù Cristo nel cuore degli uomini e del merito della vita eterna sono immensamente superiori ai beni attuati dai carismi perché sono di ordine soprannaturale, durano eternamente, non si possono perdere e nessuno ce li può togliere se non vi si da il consenso.

8. Può darsi che Dio, a motivo della tua giovane età, ti abbia chiamato inizialmente attraverso il fascino esercitato dai carismi. 
Ma approfondendo la chiamata, vieni a comprendere che questi stessi carismi non sono niente se non sono accompagnati dalla carità, che è quel bene soprannaturale che porta la presenza personale di Dio nell’uomo.
Dio stesso ha detto attraverso le Sacre Scritture: “Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla” (1 Cor 13,1-2) e “Dio è carità (amore); chi rimane nella carità (nell’amore) rimane in Dio e Dio rimane in lui” (1 Gv 4,16).

Con l’augurio che tu possa rispondere con prontezza alla chiamata del Signore con quell’ardore e con quel medesimo fuoco che ha infiammato di nuovo il tuo cuore, ti assicuro volentieri la mia preghiera.
Colgo l’occasione per augurarti nello stesso tempo una serena e Santa Pasqua.
Ti benedico.
Padre Angelo