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Quesito
Caro Padre Angelo,
Le volevo sottoporre un quesito di natura sessuale. Partendo dal presupposto di una coppia sposata, la Chiesa benedice gli atti sessuali all’interno della coppia stessa. Cosa si intende però per "atto sessuale"? Solamente l’unione della carne che ha come fine il concepimento di una nuova vita? Il "fare l’amore", detto in termini pratici, necessita di una fase di eccitazione reciproca (i cosiddetti preliminari) dove i partner si accarezzano, si toccano, ecc (il petting) in modo da raggiungere l’eccitazione ed essere pronti all’accoppiamento vero e proprio. Senza questa fase credo proprio che il rapporto diventerebbe presto monotono, o quanto meno, poco gratificante.
La ringrazio.
XY
Risposta del sacerdote
Caro xy,
1. per atto sessuale la Chiesa intende l’atto con il quale i coniugi si congiungono mediante i loro sessi. E questi atti per loro natura sono ordinati ad un duplice obiettivo: la donazione totale di sé (il reciproco amore) e la procreazione.
La Chiesa insegna che questi due obiettivi non sono disgiungibili fra loro, pena falsificare la natura dell’atto.
Infatti quando i coniugi si donano in totalità, si donano anche nella propria vicendevole capacità di diventare padre e madre. Se quest’ultimo dono fosse escluso, l’atto cesserebbe di essere un atto di totale e autentico amore.
Questa falsificazione risulta ancor più evidente se si pensa che i coniugi si stanno congiungendo proprio attraverso le proprie capacità di generare una nuova vita.
2. Tu mi chiedi che cosa si deve pensare dei gesti “preliminari” al rapporto coniugale.
Leggo in un manuale di teologia morale: “Gesti di tenerezza sono anche il preludio necessario all’armonia dell’unione matrimoniale. Specialmente il marito deve esprimere il suo amore con moderazione e con tenera sollecitudine per la sposa. Egli deve sapere che, in genere, nell’esperienza sessuale la donna ha una curva più lenta di ascesa e discesa che l’uomo. Esigere l’unione coniugale senza sintonizzazione e cessazione graduale dell’atto a opera del gioco dell’amore non può che danneggiare la donna, lasciarla spesso insoddisfatta; il che la può condurre a poco a poco a sentire l’intimità coniugale come pesante e brutale, a non riuscire più a rispondere con vivo amore” (K. Peschke, Etica cristiana, p. 642).
Potrei dire che l’eros, in quanto attrazione sessuale, è una realtà buona ed è stato voluto dal Creatore per avviare e gratificare la donazione vicendevole. Le emozioni Dio le ha volute per questo.
L’eros diventa erotismo quando si esprime fine a se stesso, quando non fa uscire l’individuo da sé e non lo spinge al dono. Allora diventa la negazione dell’autentico amore e genera infine un senso di solitudine, quale è quello che si esprime ad esempio nella masturbazione, anche vicendevole. Anziché generare comunione, genera solitudine, vissuta a due. Il petting che si conclude così non tiene i coniugi conformi al progetto di Dio e diventa una profanazione della genitalità. Questa infatti è stata voluta da Dio perché gli uomini si amino e si immolino con amor sempre più grande e puro. In questo senso Giovanni Paolo II ha detto che “la persona non può mai essere considerata un mezzo per raggiungere uno scopo; mai, soprattutto, un mezzo di “godimento”. Essa è e dev’essere solo il fine di ogni atto. Solo allora corrisponde alla vera dignità della persona” (lettera alle famiglie “Gratissimam sane”, n. 12).
Ti ringrazio per il quesito. Ti seguo con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo