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Quesito

Caro Padre Angelo,
colpito dalla profondità morale e dalla correttezza dei suoi insegnamenti, Le scrivo per ricevere consigli su come continuare ad impostare il mio cammino di fede.
La mia conversione al Signore risale ad ormai 9 anni fa, a seguito dell’incontro con il movimento di Comunione e Liberazione. In tutto questo tempo sento di essere cresciuto spiritualmente e di aver fatto miei, gradualmente, valori ed ideali che  prima d’ora non avevo scoperto; posso dire, infatti, di non aver  ricevuto né dai miei genitori, né dai miei parenti e catechisti una vera e propria educazione alla fede cattolica, e (come tantissimi sfortunati fanciulli di oggi) fatta la cresima, quindi terminato l’obbligo del catechismo, mi sono allontanato dalla Chiesa. Grazie al movimento ho scoperto la Fede, e col tempo, in forza – credo – di un lavorio silenzioso dello Spirito Santo, ho preso profondamente coscienza – senza più quasi resistere alle esortazioni dei confessori -, della miseria morale della mia condotta di vita in tema di sessualità. Ho così lottato – vincendolo (sia lodato Gesù Cristo!) – contro il "vizio solitario", ed aspiro a vivere un giorno un matrimonio conforme agli insegnamenti della Chiesa con la donna, spero la mia attuale ragazza, che il Signore vorrà donarmi.
La mia ragazza è religiosa, sensibile, ed è – in generale – una persona con la quale, per la comune condivisione di ideali, valori e principi, sento di poter costruire una bella famiglia, ma con la quale condivido tutt’ora una situazione sessualmente disordinata. Sin dall’inizio del nostro rapporto – diversi anni fa -, per reciproche tare educative non ci siamo preoccupati della nostra castità, ed allora, pur senza avere rapporti completi, abbiamo cominciato ad avere intimità fisica tra noi. Subito però ho avvertito un pungolo nella coscienza ed ho cominciato ad indagare – quasi a mò di sfida per coglierne le contraddittorietà – le ragioni del perchè la Chiesa fosse contraria ai rapporti prematrimoniali, ho allora letto l’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI, innamorandomi letteralmente (contrariamente alle attese iniziali) del suo insegnamento! Si è allora come creato un freno che ci ha per lo meno impedito di aggravare la nostra situazione passando ad avere rapporti completi, ma l’incostanza nella preghiera ed il fatto di esser soli – infatti tra i nostri amici, anche tra quelli credenti, siamo i soli a porci problemi morali di questo genere, sentendoci spesso fuori luogo e scoraggiati nel vivere un sacrificio lì dove altri sembrano invece essere (più per "cercata" ignoranza) ben sereni ed appagati della loro situazione – non ci ha reso immuni dal cadere, poco tempo fa, più pesantemente.
Sono sinceramente pentito di quanto accaduto, io desidero davvero cercare di vivere una sessualità conforme al magistero della Chiesa, voglio ripartire e comunque non arrivare a compiere atti, dei rapporti sessuali completi, che comunque non educano all’amore, e pur sembrando gesti d’amore, di fatto non lo sono per mancanza di ciò che davvero renderebbe il nostro dono totale e gratuito; né basterebbe non usare contraccettivi ed impiegare i metodi naturali, perchè comunque ciò non priverebbe l’atto della sua immoralità intrinseca e sarebbe comunque (come del resto già avviene col contraccettivo in quanto tale) gravemente irresponsabile verso un futuro possibile nascituro, che ha il diritto a venire alla luce in un contesto capace di accoglierlo con serenità ed in grado di assicurargli il giusto mantenimento materiale, cosa che non essendo ancora economicamente emancipati sarebbe per noi assai difficile.
Il problema è che la mia ragazza è più debole su questo punto, ha difficoltà a capire sino in fondo le ragioni della castità ed allora è oggi tra noi oggetto di attrito il mio ripensamento. Non so sinceramente come venirne fuori. Io la amo molto, la stimo, credo che sia la persona giusta per me, ma allo stesso tempo so che la "resistenza" da me attuata potrà mettere in crisi il rapporto, al punto da rendere molto probabile il lasciarci. Sto pregando tanto la Madonna perchè ci aiuti ad essere forti ed apra anche il cuore della mia ragazza al desiderio della purezza, ma sono continuamente assalito da due dubbi.
Il primo riguarda se sia davvero giusto "tirare la corda" sino al punto di lasciarci, infatti, spesso penso che se una ragazza sensibile e buona come lei non riesce a condividere con me sino in fondo tale ideale, vista l’età che ho – 28 anni – ed i tempi che corrono, è quasi impossibile che io possa incontrare – magari dopo anni, perchè la persona giusta per te è un dono, non un oggetto che acquisti al supermercato – un’altra ragazza capace di vivere "bene" il fidanzamento e pronta a sposarsi rispettando l’attesa.
Il secondo dubbio si innesta su di un problema fisico manifestatosi all’atto dei nostri rapporti… Infatti è improprio dire che abbiamo avuto rapporti completi, è così sul piano (im)morale ma non su quello fisico, il rapporto non è stato possibile in forza di una sorta di impotenza femminile (impeditiva di una vera penetrazione), causa primaria – ho scoperto su internet – dei matrimoni bianchi: il vaginismo. Non sappiamo se vi sia stato davvero questo problema, solo una futura visita ginecologica potrà stabilirlo, nè, se anche fosse, ciò pregiudicherebbe la possibilità del matrimonio, perchè non sarebbe una patologia – tra l’altro più di causa psichica che fisica – inguaribile. Tuttavia ciò che temo è che i medici possano dire, come mi è sembrato facendo ricerche su internet, che al fine del suo superamento la cura vada iniziata subito (riuscendo ad avere allora subito rapporti completi), sin dal momento cioè della manifestazione della patologia, senza attendere anni, pena l’impossibilità di avere in futuro rapporti completi e quindi dei bambini. Può immaginare, pertanto, anche le ragioni dell’ansia della mia ragazza di avere dei rapporti, vuole infatti comprendere se davvero ha dei problemi e, nel caso, risolverli. Ho parlato di questo problema con un sacerdote, egli mi ha detto che se davvero il responso medico dovesse esprimersi nel senso dell’indefettibilità ed urgenza della cura, allora per il bene del matrimonio venturo e, più in generale, della possibilità stessa un domani per la mia ragazza di avere dei bambini, bisognerebbe – a titolo di male minore – prendere in considerazione l’ipotesi di avere dei rapporti. Non so a questo punto cosa pensare, ho letto ciò che ha scritto in altre lettere sull’illiceità della scelta del male minore, che può – appunto – solo tollerarsi e non fare oggetto diretto di un atto volontario. Ma se fosse così è possibile che la croce che il Signore ci dà sia tale da portare all’annullamento di un bene stesso necessario per il matrimonio? Infatti il matrimonio perchè sia valido non va consumato? Ovviamente non le sto manifestando pensieri di ribellione, ma solo dubbi che vorrei tanto poter sciogliere, desidero infatti seguire davvero nostro Signore su quella che è la strada – anche se stretta, difficile, non priva di cadute e dura nella lotta contro cattive abitudini ed inclinazioni acquisite- che Lui ha scelto per noi.
Speranzoso di una sua cordiale risposta, La saluto calorosamente ringraziando il Signore di aver incontrato il suo sito e di poter scrivere ad una persona che ho visto essere saggia, comprensiva ma ferma nella Verità.

Dio La benedica


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. Intanto mi complimento con te che sei andato a leggerti l’Humanae vitae di Paolo VI. Ne sei rimasto conquistato e non poteva avvenire diversamente.
Ti posso dire che è successa anche a me la stessa cosa. Ricordo di un giorno ormai lontano in cui ero andato ad un’edicola e mi ero comprato un giornale che ne riportava integralmente il testo. Ricordo di essermela goduta mentre stavo viaggiando in tram e dicevo tra me e me: ma se la gente la leggesse, se la leggesse…
Leggendo la tua lettera, mi sono venute in mente le parole con le quali sant’Agostino racconta la propria conversione: “Hai alitato sopra di me il tuo profumo e io l’ho respirato. Ed ecco ora io anelo a te”.
Il Signore ha alitato anche sopra di te e ti ha illuminato e per questo, oltre che compiacermi per te, mi compiaccio con Lui. Mi pare che il Signore, mostrandoti la verità in maniera così abbagliante, voglia fare di te non solo uno sposo, ma anche un apostolo della famiglia.
A questo proposito ti inviterei a prolungare la tua preparazione al matrimonio leggendo la Familiaris consortio di Giovanni Paolo II, che è come un ideale prolungamento dell’Humanae vitae. Nell’ultima parte di questa lettera, il Papa indica in maniera molto suggestiva i compiti degli sposi e delle famiglie cristiane nella loro vocazione di evangelizzazione e santificazione.

2. Ma adesso vengo direttamente ai problemi suscitati nella tua lettera.
E mi pare che il primo problema, quello che emerge implicitamente da tutta la lettera, sia quello dell’adesione sincera a Cristo.
La prima cosa che devo dire è quanto Paolo VI stesso scrive nel n. 29 dell’Humanae vitae: “Non sminuire in nulla la salutare dottrina di Cristo, è eminente forma di carità verso le anime”.
Come vedi, il Papa parla di dottrina salutare, e pertanto non di una dottrina astratta o, peggio ancora, contraria alle esigenze dell’amore umano.
Si tratta di una dottrina o di una verità che giova all’amore, che gli fa bene, lo fa crescere, lo fa diventare sempre più bello e sempre più grande.
Del resto come si può pensare che Dio sia nemico dell’amore, dal momento che lui stesso l’ha creato?
I no che dice il Signore hanno lo stesso significato dei no detti ai nostri progenitori, quando ha permesso loro di mangiare di tutti i frutti del giardino, anche di quelli dell’albero della vita, ma di non mangiare dei frutti dell’albero della scienza del bene e del male, perché diversamente sarebbero morti.
Così qui il Signore dice: “Fidatevi di me, delle mie indicazioni. Vi troverete bene. Se invece farete di testa vostra, il vostro amore morirà, si spegnerà”.
Purtroppo la storia di Adamo ed Eva è una storia che si ripete senza fine. E lo vediamo dai tanti amori e cioè dalle tante famiglie che si sfaldano perché l’amore si è spento. Eppure tutti, prima e durante il matrimonio, pensavano che proprio la contraccezione, proprio l’evasione dalla legge di Dio consentisse loro di amarsi in maniera più libera e più forte. In realtà il loro amore si è spento e hanno potuto ritrascrivere nel loro amore l’amara esperienza di Adamo ed Eva. Il “diversamente morireste!” si è affacciato sul loro amore.

3. Mi spiace molto sentire da te che pur, appartenendo ad un movimento ecclesiale, vi sentite soli, abbandonati. Nessuno dei vostri amici, nessuno di questi cristiani si preoccupa di vivere il loro amore secondo Dio. Ma allora a che cosa si riduce l’essere Chiesa? All’impegno politico?
È importante, anzi, è necessario anche l’impegno politico.
Ma che testimonianza viene data infine se, proprio in quella realtà (sessualità e vita affettiva) che tocca l’intimo nucleo della persona, come diceva Giovanni Paolo II, ognuno vive in maniera pagana, come se Dio non esistesse, come se Dio non c’entrasse nulla con l’amore, come se non fosse proprio dall’amore che parte e si sviluppa quella strada che porta alla santità?
Mi dispiace e mi dispiace. Perché don Giussani sottolineava che l’esperienza cristiana nasca da un incontro, anzi, dall’incontro con una Persona, dall’incontro con Gesù Cristo, che da quel momento cambia tutta la nostra esistenza perché ne diventa l’alfa e l’omega, il punto di partenza e il punto di arrivo.
Mi dici che siete soli. Ma non è del tutto vero. Perché Gesù Cristo c’è e lo incontrate soprattutto nei sacramenti, nella preghiera, nella Sacra Scrittura…
E c’è anche la Chiesa, c’è il Papa che con il suo insegnamento garantito dall’alto continua ad illuminare e a presentare quella dottrina salutare che è segno di contraddizione.
Sei chiamato con la tua ragazza, carissimo, ad essere sale della terra e luce del mondo.
Non prendete come criterio di comportamento quello del mondo.
Avete un Maestro incomparabile. Solo lui vi vuole bene fino in fondo e sa dove condurvi.
Più che conformarvi all’insipidezza del mondo, col vostro comportamento dovete piuttosto illuminarlo e renderlo salato.

4. Il secondo problema, che è il primo che tocchi esplicitamente, riguarda il rapporto con la tua ragazza. Lei vuole i rapporti sessuali e sembra metterti di fronte all’aut aut, che equivale a dire: o chi così (con i rapporti sessuali) o ci lasciamo.
Ti chiedi se sia davvero giusto "tirare la corda" sino al punto di lasciarvi. E a questo punto temi per il tuo futuro perché, dici, sarebbe difficile trovare oggi una ragazza sensibile e buona come lei, anche se non condivide sino in fondo l’obiettivo proposto da Cristo.
La mia risposta è questa: se la tua ragazza ti ama, se ti stima, dovrebbe rispettare la tua volontà di rendere conforme il tuo amore all’amore di Cristo e di non profanarlo.
Mi domando: ma dove oggi una ragazza può trovare un ragazzo come te con simili sentimenti e ideali? Dovrebbe esserne fiera e considerarti un dono inestimabile piovuto gratuitamente dal cielo! Altro che dire aut aut!
Del resto analogamente questi sono più o meno i sentimenti che per molti versi provi per lei.
Allora la tua ragazza dovrebbe dire: come sono fortunata ad avere un ragazzo così, col quale posso costruire su fondamenti solidi la mia futura famiglia ed educare in maniera altrettanto solida i miei figli!
Amare significa anche apprezzare, essere contenti dell’altro proprio perché è fatto in quel modo, con quei pensieri, con quelle vedute, con quelle disposizioni d’animo!
E invece tutto questo, che indubbiamente è la parte più bella della tua vita, lei vorrebbe in qualche modo distruggerlo o modificarlo. Ma modificarlo, in questo caso, significa deturparlo.
È questo che si chiama amore?
Con questo non intendo affermare che la tua ragazza non ti ami. È lontano da me anche solo il pensarlo.
Ma debbo ricordare, come diceva Giovanni Paolo II, che il nostro amore e la nostra volontà di amare abita in un corpo insidiato dalla concupiscenza della carne.
E per questo è necessario vigilare perché i venti contrari (e anche le situazioni nelle quali concretamente ci si mette) non spengano l’amore autentico che c’è in voi.
Non avete bisogno di porvi degli aut aut, ma di crescere nella purezza dell’amore e dire: “Cristo è il nostro Maestro e il nostro compagno nella via dell’amore. Ci fidiamo di lui!”
La vostra adesione a Lui non può ridursi ad affermare: “la sua dottrina è bella ma poi seguiamo quello che ci pare più conforme alle nostre esigenze”.
No, solo il Signore sa perfettamente ciò di cui ha bisogno il vostro amore per conservarsi e svilupparsi.
Paolo VI ha detto che “non sminuire in nulla la salutare dottrina di Cristo, è eminente forma di carità verso le anime”. Ciò significa che l’adesione a Lui è il bene più grande che vi potere dire e che vi potere dare.
Il principio di san Benedetto: “Non si deve anteporre nulla all’amore di Cristo”, deve essere anche il principio ispiratore della nostra vita e del nostro amore.
Sia anche il principio ispiratore della vostra vita di coppia adesso e per sempre!
Da quanto ti ho detto finora, penso che sia chiara la risposta. È sbagliato porre il problema in termini dialettici: o fare questo o lasciare.
Piuttosto devi aiutare la tua ragazza a superare questo momento di crisi, che è un momento che viene prima o poi per tutti, come ricorda un documento del magistero della Chiesa: “a tutti di fatto capitano in un modo o nell’altro per periodi di più breve o di più lunga durata, delle situazioni in cui sono indispensabili atti eroici di virtù” (pontificio consiglio per la famiglia, Sessualità umana: verità e significato, 19).
La Conferenza episcopale italiana, nel documento “Evangelizzazione e cultura della vita umana” ha affermato: “È invece da riaffermarsi come profondamente errato l’atteggiamento di chi crede che in questo campo siano possibili una maturazione spontanea e un superamento automatico delle difficoltà, degli errori, delle tendenze egoistiche e deresponsabilizzanti” (n. 45).
Dunque: le tendenze egoistiche e deresponsabilizzanti possono sorgere in qualsiasi momento e possono insidiare anche l’amore più bello. Non dobbiamo meravigliarci.
Ma dobbiamo anche ricordare che queste tendenze non si superano da sole, automaticamente, ma attraverso la buona volontà e lo sforzo ascetico.

5. Il terzo problema riguarda il “vaginismo” di cui sarebbe affetta la tua ragazza.
Ti riporto alcune affermazioni tratte da un dizionario di sessuologia (edizioni paoline) alla voce vaginismo:
“È una condizione spastica riflessa involontaria della vulva e della vagina accompagnata da contrazione del muscolo elevatore dell’ano, che è anche costrittore della vagina. Si oppone all’introduzione di corpi estranei in vagina e quindi all’accettazione del rapporto sessuale, sovente accompagnato da dolori…
Altre volte esistono fenomeni inibitori che potrebbero derivare dai primi rapporti coniugali o da una condizione di verginità perduta e nascosta, oppure dal timore di una gravidanza, che si dovrebbe assolutamente evitare, …
 Anche in un matrimonio normale i primi rapporti di una timida sposa con un marito sia pure delicato, affettuoso, amato e desiderato, possono provocare reazioni di rifiuto inconsce con movimenti energici per aggrapparsi a lui stesso…
Viene talvolta ritenuta erroneamente una condizione di vaginismo la difficoltà o l’impedimento alla penetrazione in vagina nei primi rapporti coniugali, mentre si tratta di una particolare resistenza dell’imene. Questa sarà risolta in seguito per lo più spontaneamente; in rari casi richiede l’intervento del bisturi del medico per una facile risoluzione…”.

6. Ai problemi posti dal supposto vaginismo ti rispondo così:

Primo: non bisogna fasciarsi la testa prima del tempo. Si può trattare di un fenomeno psicologico che si risolverà da solo all’interno del matrimonio.
Nella mia esperienza di confessionale mi è capitato non rare volte di sentire di questi problemi da parte di giovani sposi. Poi tutto, con l’andare del tempo, si è accomodato da solo.

Secondo: Va ricordato che i precetti morali negativi, vale a dire quelli che proibiscono una determinata azione, non conoscono eccezioni. Vanno rispettati sempre e in ogni caso. In teologia morale si dice che obbligano semper et pro semper (sempre e in ogni caso o momento).
Pertanto alla domanda: quando è lecito bestemmiare? Si deve rispondere: mai e in nessun caso.
E alla domanda: quando è lecito commettere atti impuri? Ugualmente si deve rispondere: mai e in nessun caso.
Su questo problema Giovanni Paolo II ha affermato: “La ragione attesta che si danno degli oggetti dell’atto umano che si configurano come “non-ordinabili” a Dio, perché contraddicono radicalmente il bene della persona, fatta a sua immagine. Sono gli atti che, nella tradizione morale della Chiesa, sono stati denominati “intrinsecamente cattivi” (intrinsece malum): lo sono sempre e per sé, ossia per il loro stesso oggetto, indipendentemente dalle ulteriori intenzioni di chi agisce e dalle circostanze.
Per questo, senza minimamente negare l’influsso che sulla moralità hanno le circostanze e soprattutto le intenzioni, la Chiesa insegna che “esistono atti che, per se stessi e in se stessi, indipendentemente dalle circostanze, sono sempre gravemente illeciti, in ragione del loro oggetto” (Reconciliatio et Poenitentia, 17).
Ne segue che “se è lecito, talvolta, tollerare un minor male morale al fine di evitare un male maggiore o di promuovere un bene più grande, non è lecito, neppure per ragioni gravissime, fare il male, affinché ne venga il bene (cfr. Rm 3,8), cioè fare oggetto di un atto positivo di volontà ciò che è intrinsecamente disordine e quindi indegno della persona umana, anche se nell’intento di salvaguardare o promuovere beni individuali, familiari o sociali” (giovanni paolo II, Veritatis splendor, 80).
Già sant’Agostino diceva: “Quanto agli atti che sono per se stessi dei peccati, come il furto, la fornicazione, la bestemmia, o altri atti simili, chi oserebbe affermare che, compiendoli per buoni motivi, non sarebbero più peccati o, conclusione ancora più assurda, che sarebbero peccati giustificati?” (s. agostino, Contra mendacium, VII, 18).
Per questo le circostanze o le intenzioni non potranno mai trasformare un atto intrinsecamente disonesto per il suo oggetto in un atto soggettivamente onesto o difendibile come scelta (Veritatis splendor, 81).
“La fermezza della Chiesa, nel difendere le norme morali universali e immutabili, non ha nulla di mortificante… Di fronte alle norme morali che proibiscono il male intrinseco non ci sono privilegi né eccezioni per nessuno. Essere il padrone del mondo o l’ultimo “miserabile” sulla faccia della terra non fa alcuna differenza: davanti alle esigenze morali siamo tutti assolutamente uguali” (Veritatis splendor, 97).

Terzo: il suggerimento che ti ha dato con disagio il sacerdote al quale ti sei rivolto non è accettabile. L’atto sessuale è segno di totale e irrevocabile donazione. Ed è per questo che ha pieno e vero significato solo nel matrimonio.
Ma tra voi non c’è ancora l’irrevocabile totale e donazione, che avviene solo nel momento del consenso coniugale.
Inoltre la finalità procreativa, che è intrinseca all’atto sessuale, vi espone ad una grave irresponsabilità verso il figlio, come tu stessi attesti.
Senza dire che, nel vostro caso, il gesto più bello e più sacro dell’amore, verrebbe ridotto ad una prova di carattere fisico!
E le conseguenze sono facilmente prevedibili.

Quarto: temi di non poter un giorno consumare il matrimonio e pertanto di esporlo all’invalidità.
Intanto ti dico di stare tranquillo: lo consumerai, lo consumerai!
Ma devi tenere presente che al problema del vaginismo nel matrimonio si aggiungono le difficoltà legate al vaginismo prematrimoniale, perché per il vaginismo il coefficiente psicologico è senza dubbio il più forte.
Inoltre, per la precisione dei termini: la consumazione è necessaria per la perfezione del matrimonio, ma non per la sua validità. Per questo il matrimonio tra la Madonna e San Giuseppe è stato un vero e valido matrimonio.
Ed è per questo che la Chiesa non emette dichiarazioni di nullità su un matrimonio rato e non consumato, ma emette una dispensa, che dichiara sciolto un matrimonio dando la possibilità di accederne ad uno nuovo.
Secondo il pensiero di san Tommaso, il matrimonio rato e non consumato ha la perfezione nel suo essere, ma non nel suo agire.

7. Ci sarebbero molte alte cose su cui riflettere, ma è sufficiente così.
Spero di averti reso un buon servizio e di averlo reso anche alla tua ragazza, oltre che ai nostri visitatori.
Per voi due assicuro la mia cordiale preghiera perché possiate camminare sempre insieme nello splendore della verità e perché possiate risolvere serenamente ogni problema nel totale e confidente abbandono delle vostre cause al Signore e alla Madonna, che è madre premurosissima e mediatrice di ogni grazia anche per voi due.

Ti ringrazio per la benevolenza dei giudizi e della stima nei miei confronti.
Ma tu stesso senti che in definitiva è un grazie da rendere al Signore, che provvidenzialmente ha voluto e preparato questo sito.
Ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo