Questo articolo è disponibile anche in: Italiano Inglese

Quesito

Caro Padre Angelo,
Tommaso Moro è ritenuto santo sia dalla Chiesa Cattolica sia da quella anglicana, perché martire della monarchia inglese che cercava di dirottare le competenze delle Chiese su di sé. Tuttavia Tommaso Moro scrisse il famoso libro Utopia, il quale sembrerebbe proprio essere un modello comunista ante-litteram, o ancora a un modello anarchico, entrambi non consoni secondo la Chiesa. Preciso che sono sicuro che in Cielo non ci sia difficoltà ad unire una grazia sostanziale uguale per tutti e una beatitudine accidentale, e che dunque questo sia il miglior governo ove tutti sono amati allo stesso modo ma ognuno merita secondo le sue opere, e ove Dio solo comanda ma nessun comando è di peso. È chiaro che Moro abbia voluto parlare, come s’intende dal titolo, di un’utopia, tuttavia egli pone questo suo mondo come isolato, sì, ma pur sempre nel mondo reale, e quindi dettato dalle suddette ideologie, almeno nell’idea dato che ancora non erano state definite. Altra cosa che mi risulta strana è la presenza di questa religione strana, Mitra… perché non il cattolicesimo? Cosa può dirmi in proposito?
La ringrazio di cuore in anticipo. Pregherò per lei e per tutti i domenicani,
Luca Giovanni.


Risposta del sacerdote

Caro Luca Giovanni,
1. è vero che Tommaso Moro propone una specie di comunismo di beni, ma non è il comunismo ateo e materialista di Marx e di Lenin che la Chiesa ha condannato.
Si può discutere sulle tesi utopistiche di Tommaso Moro. Gli si possono opporre le quattro ragionevoli argomentazioni a favore della proprietà privata portate da Leone XIII nella Rerum novarum.
La prima è la seguente: con il lavoro l’uomo trasforma le cose, per cui uno ci mette del suo. La cosa trasformata non è più quella di prima, ma arricchita. Ora non sarebbe giusto che un altro subentrasse a prendere il di più che il lavoratore ci ha messo.
La seconda: la dignità della persona umana a motivo della sua trascendenza sulla materia reclama non solo l’uso delle cose, come avviene per gli animali, ma anche il possesso. Proprio per questo le può ricombinare come vuole a seconda che ciò sia una cosa buona e utile.
3. Con la proprietà privata la famiglia tutela meglio se stessa per il presente e per il futuro.
4. La pace sociale è maggiormente garantita se ognuno può fruire del suo.
Questi principi di Leone XIII vanno poi integrati con l’insegnamento del Magistero successivo che tutela la proprietà privata solo se è a vantaggio del bene comune.

2. La Chiesa ha lasciato che Tommaso Moro scrivesse quanto ipotizzava nella sua Utopia.
Tommaso Moro scrivendo non toglieva niente a nessuno.
Mentre il comunismo marxista leninista di fatto ha espropriato i lavoratori, in particolare gli agricoltori, di quanto possedevano, portandoli così ad una povertà estrema.
I due comunismi quello di Tommaso Moro e di Marx hanno in comune solo la parola, ma la realtà è tutt’altra in se stessa e nel suo orizzonte.

3. Per questo Pio XI nell’enciclica Divini Redemptoris del 19 marzo 1937 (che porta come sottotitolo: contro il comunismo ateo) scrive: “Questa dottrina insegna non esserci che una sola realtà, la materia, con le sue forze cieche, la quale evolvendosi diventa pianta, animale, uomo. Anche la società umana non è altro che un’apparenza e una forma della materia che si evolve nel detto modo, e per ineluttabile necessità tende in un perpetuo conflitto delle forze, verso la sintesi finale: una società senza classi.
In tale dottrina, com’è evidente, non vi è posto per l’idea di Dio, non esiste differenza fra spirito e materia, né tra anima e corpo; non si dà sopravvivenza dell’anima dopo morte, e quindi nessuna speranza di un’altra vita.
Insistendo sull’aspetto dialettico del loro materialismo i comunisti pretendono che il conflitto che porta il mondo verso la sintesi finale, può essere accelerato dagli uomini. Quindi si sforzano di rendere più acuti gli antagonismi che sorgono fra le diverse classi della società…
Tutte le forze… che resistono a quelle violenze sistematiche, debbono essere annientate come nemiche del genere umano” (DR 9).

4. Già nell’enciclica Quadradesimo anno (del 1931) aveva detto che il comunismo “insegna e persegue due cose, né già per vie occulte o per rigiri, ma alla luce aperta e con tutti i mezzi, anche più violenti: una lotta di classe la più accanita e l’abolizione assoluta della proprietà privata. E nel perseguire i due intenti non v’ha cosa che esso non ardisca, niente che rispetti; e dove si è impadronito del potere, si dimostra tanto crudele e selvaggio, che sembra cosa incredibile e mostruosa. Di ciò sono prova le stragi spaventose e le rovine che esso ha accumulati sopra vastissime regioni dell’Europa orientale e dell’Asia. Quanto poi sia nemico dichiarato della Santa Chiesa e di Dio stesso, è cosa purtroppo dimostrata dall’esperienza e a tutti notissima. Noi crediamo perciò premunire i figli buoni e fedeli della Chiesa contro la natura empia e ingiusta del comunismo” (QA 111).

5. In riferimento al secondo problema (quello della religione) va ricordato che Tommaso Moro viveva all’interno di una società in cui il cattolicesimo era minoranza e si intendeva imporre a tutti il protestantesimo.
Nell’Utopia la religione è fondata sulla credenza di una divinità «inconoscibile, eterna, immensa ed inspiegabile, al di sopra di ogni umana società». Ogni individuo è libero di adorare questa divinità con il culto che crede: lo Stato non impone al cittadino alcuna particolare religione perché si tratterebbe di una violazione della coscienza.
Tuttavia l’ateismo – che comporta anche la negazione dell’immortalità dell’anima e dell’esistenza di un Dio che provvede all’ordine dell’universo e delle cose umane – viene condannato.
Chi lo professa non viene eletto alle pubbliche cariche e non può discutere le sue idee se noti con i sacerdoti e mai in pubblico.

5. Come vedi, non si tratta di una religione nuova, ma di riconoscere anche da un punto di vista laico l’esistenza di Dio e l’immortalità dell’anima.
Un corretto ordine civile non può astrarre dal suo fondamento e dal suo obiettivo ultimo.
È quanto dovrebbe fare tutti gli stati.
Qui non si tratta di essere confessionali (cristiani, islamici, buddisti…), ma di riconoscere un Legislatore supremo e un obiettivo ultimo al quale deve fare riferimento il concetto di bene comune.
A questi due concetti vi giunge da sola la ragione di ogni uomo, al di qua del credo che uno professa.
Sotto questo aspetto Tommaso Moro è un pioniere della libertà religiosa.

Ti ringrazio per i due quesiti.
E ti ringrazio in particolare per la preghiera per me e per tutti i domenicani.
La contraccambio molto volentieri e ti benedico.
Padre Angelo