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Quesito

Caro Padre Angelo,
Mi chiamo Carlo e sono uno studente. Prima di farle la mia domanda vorrei esprimerle la mia gratitudine per il servizio che svolge con tanta devozione e costanza.
Il quesito che le pongo riguarda la dignità e la condizione degli uomini e nasce dalla semplice costatazione che purtroppo (ma evidentemente è necessario che sia così) non tutti nasciamo in una posizione di privilegio ma molti di noi, nel corso della storia come ancora oggi, si ritrovano a nascere in condizioni economiche, sociali, culturali e, in generale, umane, degradate e fonte di sofferenza fisica e di ingiustizie. Basti pensare, ad esempio, agli schiavi dell’antica Roma (comprati, venduti, considerati al pari di un oggetto, in balìa dei propri padroni, puniti o torturati anche per puro sadismo), ai servi della gleba per cui valevano più o meno le stesse condizioni, fino ai migranti di oggi. A questo punto mi chiedo, dov’è Dio nelle loro vite? Dove sono ora tutti quegli schiavi che non hanno conosciuto in vita altro se non sofferenza? Perché a qualcuno è concesso ogni privilegio (anche quello di sottomettere gli altri) e ad altri invece è dato solo di servire? Oggi forse chi nasce servo può uscire più facilmente dalla propria condizione, ma lo stesso non poteva dirsi per i servi della gleba della Russia di Caterina I. E quantunque questi riuscissero a riscattare la propria libertà con il lavoro, questo ancora non spiega perché siano stati tenuti a farlo, cioè a vivere da servi fino alla liberazione (ciascuno avrebbe potuto pensare, “Perché proprio io sono dovuto nascere servo e lavorare per essere libero mentre ad altri la libertà è data fin dalla nascita?”). Bisogna forse pensare che le singole vite non contino? E che il progetto di Dio riguardi invece tutta l’umanità? Resta però il fatto che le singole vite hanno coscienza della loro condizione ingiusta. Qual è dunque la spiegazione che il Cristianesimo offre dell’esistenza della schiavitù, del sopruso e, in generale, dell’ingiustizia sociale? Chi ha creato le condizioni affinché tutto questo vi fosse, Dio o gli uomini con la loro cattiva gestione?
Mi scuso se il quesito risulta poco lineare e la ringrazio se vorrà rispondermi.
Carlo

 


 

Risposta del sacerdote

Caro Carlo,
1. a proposito della domanda che mi hai fatto è necessario fare una distinzione fra la dignità delle persone e la diversità dei ruoli.

2. La risposta che il cristianesimo dà alla disparità tra la dignità delle persone rimanda al peccato originale e in particolare a quanto Dio ha detto ad Eva: “Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ed egli ti dominerà” (Gn 1,16).
Il che significa: tu sentirai il desiderio di amare e di dedicarti a tuo marito, ma adesso come conseguenza del peccato lui sentirà il disordinato desiderio di dominarti, di possederti.

3. Prima del peccato Adamo sentiva che la propria sposa aveva come lui pari dignità, tanto che disse: “Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne” (Gn 2,23).
Dio infatti l’aveva tratta dalla sua costola, dal suo fianco, simbolo di pari dignità, come osserva Sant’Agostino.

4. Il peccato ha comportato un offuscamento della pari dignità degli uomini creati tutti ad immagine e somiglianza di Dio.
Con questo ha generato una rottura non solo nel rapporto con Dio, ma anche fra gli uomini.
Il testo sacro fa capire che da allora il maschio ha sentito qualcosa che lo portava ad attuare una discriminazione nei confronti della donna, tentato ormai di dominarla e pertanto di non rispettarla.

5. Questa prima discriminazione ne ha attuate altre, come quelle da te menzionate per cui alcuni si sono sentiti in toto padroni di altre persone, non più considerate come persone, ma cose, come avveniva nel regime di schiavitù.
Questa subordinazione degli uni agli altri è purtroppo ancor oggi legittimata e reclamata in alcune religioni e in diverse culture.

6. È con la venuta di Gesù Cristo, Redentore dell’uomo, che viene ristabilita la pari dignità, in quanto tutti sono chiamati all’altissima vocazione di diventare partecipi della natura divina, anzi, di diventare figli adottivi di Dio: “ha dato potere di diventare figli di Dio” (GV 1,12).
San Paolo ne trae le conseguenze dicendo: “Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo.
Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,26-28).

7. In ragione di questo San Luigi IX, re di Francia, a chi gli diceva di non  firmarsi “Luigi di Poissy”, paese di cui nessuno sapeva dove fosse, ma Luigi di Reims, dove era stato incoronato re, rispondeva: “Ma a Poissy ho ricevuto una dignità più grande”, quella di diventare figlio di Dio, una dignità di ordine soprannaturale.

8. I cristiani hanno questa consapevolezza: che se gli uomini fanno discriminazioni e alcuni si considerano superiori agli altri, anzi, padroni di altri, tutti invece sono chiamati a diventare figli di Dio e ad acquisire una dignità più grande.
Una dignità non più caduca come quelle umane, che prima o poi bisogna lasciare, ma soprannaturale ed eterna.

9. Grazie a  Dio, a motivo del cristianesimo gli uomini hanno riguadagnato  il concetto di pari dignità tra le persone, anche se di fatto questa pari dignità viene profanata quando l’altro viene ridotto a cosa oppure viene privato dei diritti fondamentali di una persona.

10. Detto questo sulla pari di dignità fra le persone, per cui nessuno è più persona di un altro, va detto che i ruoli fra le persone non sono identici.
La società e anche la Chiesa sono come un organismo e un organismo è costituito di tante membra e ognuna svolge la propria parte a favore delle altre e del tutto.
San Paolo dice: “Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi” (1 Cor 12,17-21).
Vi sono dunque ruoli diversi, ma ogni ruolo è fondamentale per il bene del tutto.
Per cui ogni lavoro, anche il più umile secondo le categorie umane, ha la più grande nobiltà perché è compiuto da una persona ed è a favore delle persone.

11. In conclusione solo in Cristo gli uomini ricuperano la loro pari dignità di persone e di figli di Dio.
Fuori di Cristo, offuscata la concezione che ogni uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, viene offuscata anche la dignità di ogni persona.

Ti auguro di essere sempre promotore della dignità di ogni persona, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo