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Quesito

Salve Padre Bellon,
Le porgo i miei saluti e la prego di trovare il tempo di leggere questo mio messaggio.
Vi scrivo perché tempo fa ho avuto un infelice scambio di idee con un mio professore sul posto che il regime democratico abbia nella dottrina sociale cattolica.
In particolare io sostenevo che, in uno Stato retto secondo i principi sociali cristiani, essa sia una forma di governo legittima ma non necessaria, mentre egli sosteneva essere la democrazia in se stessa una necessità per la morale cristiana e la dignità della persona.
 Il nostro disaccordo si è esteso anche al valore da assegnare al magistero di Leone XIII, Pio X e Pio XII sulle forme di governo, questo perché il mio professore ne ha messo in discussione il valore soltanto perché è costituito da documenti redatti molto tempo addietro.
 Premesso che il suddetto professore nell’ambiente accademico (laico e non) di … è molto stimato come intellettuale cattolico vorrei conoscere anche la vostra opinione in merito a questa controversia.
Un’altra questione che mi arrovella è quella riguardante il ruolo del magistero sociale ecclesiastico. Secondo me esso dovrebbe limitarsi al diritto divino e naturale per quanto in esso c’è di immutabile e non contingente o relativo, il resto spetterebbe ai legislatori laici. Oppure in ogni caso l’autorità ecclesiastica non può vantare autorità o infallibilità dottrinale su ciò che nel diritto pubblico e civile c’è di relativo, contingente e mutevole (ossia temporale). Essendo io un autodidatta non sono certo di aver interpretato bene il magistero della Chiesa a questo riguardo.
La ringrazio per la sua pazienza.
Cordiali saluti


Risposta del sacerdote

Carissimo, 
purtroppo solo oggi ho trovato il tempo di rispondere al tuo messaggio.
Come potrai notare, non ti esprimo semplicemente la mia opinione, ma l’insegnamento della Chiesa.

1. Forse tra te e il professore c’è stato un equivoco.
Dio non ha conferito a Tizio o a Caio il compito di regolare le forme di governo, ma all’umanità in generale. Questo intendeva dire probabilmente il professore.
I singoli popoli, poi, determinano la forma di governo che preferiscono.
Per quanto la Chiesa caldeggi la democrazia, tuttavia riconosce che in quanto regime di governo è uno strumento.
Attualmente non ne abbiamo di meglio.
Ma chi può negare che nel futuro se ne escogiti qualcuno ancora più perfetto?
Per questo la Chiesa è saggia nel non sbilanciarsi.
Questo probabilmente era ciò che intendevi dire tu.

2. Ecco che cosa dice il Concilio Vaticano II in proposito: “È dunque evidente che la comunità politica e l’autorità politica hanno il loro fondamento nella natura umana e perciò appartengono all’ordine prestabilito da Dio, anche se la determinazione dei regimi politici e la designazione dei governanti sono lasciate alla libera decisione dei cittadini” (Gaudium et spes 74).
“Tutti i cristiani… devono ammettere la legittima molteplicità e diversità delle opzioni temporali e rispettare i cittadini, che, anche in gruppo, difendono in maniera onesta il loro punto di vista” (GS 75).

3. Come si vede, il principio democratico è riconosciuto perché la determinazione del regime politico è lasciato alla libera decisione dei cittadini.
Ma non viene canonizzata alcuna forma di governo.

4. Questo criterio prudenziale era già stato pronunciato dal Leone XIII: “Quando si tratta di questioni puramente politiche, ad es. della forma migliore di costituzione dello Stato o della sua amministrazione, si possono avere opinioni diverse senza con questo andare contro la legge morale. Non è perciò giusto muovere rimproveri alle persone che la pensano diversamente su tali questioni, e ingiustizia molto più grande ancora è accusarle di aver apostatato dalla fede o di non essere perfettamente ortodosse nella fede, come con nostro rincrescimento è talvolta avvenuto” (Leone XIII, Immortale Dei).

5. Giovanni Paolo II nella Centesimus annus (1991) esprime un giudizio esplicito sulla democrazia:
La Chiesa apprezza il sistema della democrazia, in quanto assicura la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche e garantisce ai governati la possibilità sia di eleggere e controllare i propri governanti, sia di sostituirli in modo pacifico, ove ciò risulti opportuno.
Essa, pertanto, non può favorire la formazione di gruppi dirigenti ristretti, i quali per interessi particolari o per fini ideologici usurpano il potere dello Stato” (CA 46).
Come si vede, anche qui la Chiesa va cauta: apprezza, ma non dice che è l’unico strumento.

6. Giovanni Paolo II e dopo di lui Benedetto XVI hanno evidenziato che il vero significato di democrazia per molti è diventato sinonimo di relativismo.
In realtà, “il valore della democrazia sta o cade con i valori che essa incarna e promuove: fondamentali e imprescindibili sono certamente la dignità di ogni persona umana, il rispetto dei suoi diritti intangibili e inalienabili, nonché l’assunzione del “bene comune” come fine e criterio regolativo della vita politica” (Evangelium vitae 70).
“La democrazia non può essere mitizzata fino a farne un surrogato della moralità o un toccasana dell’immoralità” (EV 70).
“Oggi si tende ad affermare che l’agnosticismo e il relativismo scettico sono la filosofia e l’atteggiamento fondamentale rispondenti alle forme politiche democratiche, e che quanti sono convinti di conoscere la verità e aderiscono con fermezza ad essa non sono affidabili dal punto di vista democratico, perché non accettano che la verità sia determinata dalla maggioranza o sia variabile a seconda dei diversi equilibri politici.
A questo proposito, bisogna osservare che, se non esiste nessuna verità ultima la quale guida ed orienta l’azione politica, allora le idee e le convinzioni possono esser facilmente strumentalizzate per fini di potere. Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia” (CA 46).

7. La democrazia è fondamentalmente “un ordinamento e, come tale, uno strumento e non un fine.
Il suo carattere morale non è automatico, ma dipende dalla conformità alla legge morale a cui, come ogni altro comportamento umano, deve sottostare: dipende cioè dalla moralità dei fini che persegue e dei mezzi di cui si serve” (EV 70).

8. Per questo il Magistero riconosce la validità del principio relativo alla divisione dei poteri in uno Stato: “È preferibile che ogni potere sia bilanciato da altri poteri e da altre sfere di competenza, che lo mantengano nel suo giusto limite. È, questo, il principio dello “Stato di diritto”, nel quale è sovrana la legge, e non la volontà arbitraria degli uomini” (CA 44).

9. Sul secondo punto Chiesa stessa riconosce di non avere competenza per la soluzione tecnica dei problemi. 
Paolo VI nella Popolorum progressio ha detto che “la Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire” (PP 87). 
E Giovanni Paolo II: “Essa infatti non propone sistemi o programmi economici e politici, né manifesta preferenza per gli uni o per gli altri, purché la dignità dell’uomo sia debitamente rispettata e promossa e a lei stessa sia lasciato lo spazio necessario per esercitare il suo ministero nel mondo” (Sollicitudo rei socialis 41).
Gli eventuali interventi della Chiesa in materia vertono essenzialmente sull’aspetto etico della vita sociale, tengono nel debito conto gli aspetti tecnici dei problemi, “ma sempre per giudicarli dal punto di vista morale” (Istruzione su libertà cristiana e liberazione, 72).

10. Infine l’autorevolezza degli interventi della Chiesa varia a seconda che si tratti dei principi morali oppure della valutazione etica delle soluzioni tecniche.
La Congregazione dell’educazione cattolica, in un documento intitolato Orientamenti per lo studio e l’insegnamento della dottrina sociale della chiesa nella formazione sacerdotale dice in proposito:
“È ovvio che la formulazione di giudizi morali su situazioni, strutture e sistemi sociali non riveste lo stesso grado di autorità che è proprio del magistero della Chiesa quando si pronuncia in merito ai principi fondamentali.
Tuttavia, tra i vari giudizi, quelli riguardanti le prevaricazioni contro la dignità umana hanno grande autorità perché legati a principi e valori fondati sulla stessa legge divina” (n. 49).

Augurandoti ogni bene, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo