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Quesito
Gentile padre Angelo,
le scrivo in merito alle ultime parole di Papa Francesco sulla comunione ai divorziati risposati.
Il papa, stando alle dichiarazioni che leggiamo sui quotidiani (ma se non fossero queste le sue parole, a quel punto dovrebbe smentirle pubblicamente), avrebbe aperto alla comunione ai divorziati e risposati anche in alcune circostanze in cui non ci sia astensione dai rapporti sessuali.
Si legge in molti giornali: “Comunione ai divorziati anche senza astenersi dal sesso”; ma per la precisione le esatte parole riportate sembrano essere le seguenti le seguenti (Vatican News):
Il prefetto del dicastero della Dottrina della Fede risponde al cardinale Duka che Papa Francesco mantiene «la proposta della piena continenza per i divorziati e i risposati in una nuova unione, ma ammette che vi possano essere difficoltà nel praticarla e quindi permette in certi casi, dopo un adeguato discernimento, l’amministrazione del sacramento della Riconciliazione anche quando non si riesca a essere fedeli alla continenza proposta dalla Chiesa».
Ora questa affermazione sembra in contrasto con il magistero della chiesa dove si è sempre sostenuto, come riporta anche lei in numerose risposte, che è possibile “dare l’assoluzione e la Santa Comunione (escludendo evidentemente lo scandalo) a coloro che pur vivendo in uno stato oggettivo di disordine non ne possono uscire, si comportano castamente e vivono in grazia di Dio”.
Ma la dichiarazione del papa sembrerebbe andare in direzione diversa (almeno in alcuni casi).
Rispettando sempre e comunque il Sommo Pontefice le chiedo la cortesia di un chiarimento perché sono in profonda confusione.
Cordiali saluti.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. quanto ha detto Papa Francesco va interpretato così: si tratta di persone che vivono in una situazione irregolare dalla quale non riescono o non possono uscirne.
Hanno fatto il proposito di vivere come fratelli e sorelle, in perfetta astinenza sessuale.
Fin qui va bene, perché possono ricevere i sacramenti, sebbene sempre là dove non sono conosciuti come viventi in situazioni regolare.
2. Può succedere però che nonostante il proposito di vivere in perfetta astinenza qualche volta cadano.
E allora il Papa, come del resto si è sempre fatto e come si è sempre detto, suggerisce di dare la assoluzione perché c’è il proposito di essere conforme alla legge di Dio secondo la quale nessun rapporto sessuale è lecito al di fuori del matrimonio.
3. Il proposito però ci deve essere sempre. E con il proposito anche l’impegno concreto di tendere alla santità di vita.
Diversamente la confessione è invalida e si compie un sacrilegio.
Tant’è che a queste persone che si confessano non si dice di omettere le ultime parole dell’atto di dolore: “Propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato”.
Ma sono tenute a ripeterle in maniera sincera.
4. Certo la formulazione del cardinal Fernandez che adesso: “il Papa ammette” non è corretto.
Perché non è di competenza del Papa ammettere al Sacramento della confessione chi non ha le dovute disposizioni.
Il Papa a sua volta è regolato dalla legge divina di cui deve essere per primo il diligente ministro perché Cristo ha detto: “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati” (Gv 20,23).
Gesù infatti prevede l’eventualità che i suoi ministri non possano perdonare perché non c’è pentimento e non c’è il minimo proposito di conversione
Sarebbe stato più corretto che il cardinal Fernandez scrivesse riconosce, piuttosto che ammette.
Quel verbo ammette sembra che il Papa possa disporre come vuole.
Certo, può disporre come vuole per quanto riguarda la disciplina, ma la dottrina della fede non è sua, ma di Colui che l’ha donata alla Chiesa conferendole il compito di custodirla.
Ti benedico, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo