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Quesito

Buonasera.
Volevo sapere: se una persona muore in stato di attrizione e non di contrizione perfetta, si salva secondo la Chiesa?
Grazie in anticipo della sua gentile risposta.
Livio


Risposta del sacerdote

Caro Livio,
1. per attrizione o contrizione imperfetta si intende il dolore per i peccati perché si è perso lo stato di grazia, ci si espone ad essere soggetti ad incursioni di demoni, a malefici, alla dannazione eterna.
In una parola è dispiacere per tutto quello che si è perso e per tutto il male cui si può essere soggetti.

2. Secondo la teologia cattolica l’attrizione è frutto di una grazia attuale, vale a dire di una di quelle grazie, di quei moti interiori, di quelle illuminazioni con cui Dio accompagna i peccatori per condurli alla conversione.
Avrai notato l’espressione: è frutto di una grazia attuale e cioè di un favore divino dato in un determinato momento.

3. Inoltre non solo ha origine da Dio, ma è anche di ordine soprannaturale.
Viene data pertanto in ordine alla salvezza eterna e il suo scopo è quello di disporre l’anima a ricevere un bene ancora più grande, quello della contrizione perfetta. 

4. L’attrizione, tuttavia, non è ancora sufficiente per riconciliare con Dio e mettersi in comunione con lui.
Questo invece è il frutto della contrizione perfetta per la quale ci si dispiace non solo di aver perso la grazia di Dio e di essersi esposti a tanti mali, ma soprattutto perché si è crocifisso di nuovo il Signore nel nostro cuore (cfr. Eb 6,6) e perché si è estromesso dalla nostra anima Colui che è degno di essere amato sopra ogni cosa.
Questo dispiacere, oltre ad essere di ordine soprannaturale e di origine divina, ricongiunge anche con Dio, facendo scaturire il proposito di fare tutto ciò che egli ha disposto per attuare tale riconciliazione, compreso il proposito di accostarsi al sacramento della confessione.

5. Il concilio di Trento a proposito del dolore imperfetto dice: “Quella contrizione imperfetta che si dice attrizione, che si concepisce comunemente o dalla considerazione della bruttezza del peccato o dal timore dell’inferno e delle pene, se esclude la volontà di peccare con la speranza del perdono, non solo non rende l’uomo ipocrita e maggiormente peccatore, ma è un dono di Dio e un impulso dello Spirito Santo, che certamente non abita ancora nell’anima, ma soltanto muove; con l’aiuto di tale impulso il penitente si prepara la via della giustizia. E benché l’attrizione senza il sacramento della penitenza per sé non possa portare il peccatore alla giustificazione, tuttavia lo dispone ad impetrare la grazia di Dio nel sacramento della penitenza. Infatti i niniviti, scossi utilmente da questo timore per la predicazione terrorizzante di Giona, fecero penitenza e impetrarono misericordia dal Signore (cfr. Giona 3)” (DS 1678).

6. Per questo il Catechismo della Chiesa Cattolica così sintetizza: “Quando la coscienza viene così scossa, può aver inizio un’evoluzione interiore che sarà portata a compimento, sotto l’azione della grazia, dall’assoluzione sacramentale. 
Da sola, tuttavia, la contrizione imperfetta non ottiene il perdono dei peccati gravi, ma dispone a riceverlo nel sacramento della Penitenza (DS 1677)” (CCC 1453).

7. Pertanto da sola l’attrizione non ottiene il perdono dei peccati gravi e non ottiene lo stato di grazia, perché è una grazia momentanea o attuale.
Sicché l’anima rimane in peccato mortale.
Solo lo stato abituale di grazia santificante l’anima.
Proprio per questo viene detta grazia santificante.
Solo questa grazia permette di entrare tra i santi in paradiso.

Con l’augurio di vivere sempre nello stato di grazia e di contrizione perfetto, ti benedico e ti ricordo nella preghiera. 
Padre Angelo