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Quesito

Buonasera,
vorrei porle una domanda racchiusa in poche parole e cioè l’essenziale della Messa.
La Messa, soprattutto, non è altro che il sacrificio di Cristo che però avviene nel suo corpo mistico. Noi partecipiamo con i nostri sacrifici per avere la vita eterna.
Non so se mi sono spiegato e se è corretta la mia riflessione.
Con affetto,
Nicola


Risposta del sacerdote

Caro Nicola,
1. nella Messa Cristo si rende presente soprattutto attraverso le parole consacratorie proferite dal sacerdote in persona Christi, e cioè identificandosi con Cristo.

2. Cristo si rende presente con il suo stesso sacrificio. Con lo stesso sacrificio compiuto sul Calvario.
Al suo sacrificio uniamo il nostro, quello della Chiesa suo corpo mistico.
Pertanto non si rende presente solo nel suo corpo mistico, ma con il suo vero corpo, con la sua anima e con la sua divinità.

3. Sicché l’essenziale della Messa consiste proprio nel rendere presente Gesù con il suo stesso sacrificio in mezzo ai fedeli per renderli partecipi in modo tutto particolare dei benefici della redenzione compiuta a nostro favore.

4. È giusto dire che partecipiamo con i nostri sacrifici per avere la vita eterna, ricordando però che la vita eterna non è semplicemente la vita futura ma è Dio stesso, posseduto già nella vita presente, come pegno del possesso pieno che avremo nell’altra vita.

5. Va aggiunto che vi partecipiamo, oltre che per adorarlo, lodarlo e rendergli grazie, anche per ottenere qualsiasi altro beneficio tanto di ordine corporale quanto di ordine spirituale.
Il sacrificio di Cristo, come dice la Liturgia della Chiesa, è la sorgente di ogni benedizione, e cioè di ogni grazia.

6. San Tommaso d’Aquino nella preghiera prima della Messa si esprime così: “Sto per accostarmi, o Dio onnipotente ed eterno, al sacramento che contiene il tuo Figlio unigenito, Nostro Signore Gesù Cristo; e mi accosto come infermo al medico che ridona la vita, immondo alla sorgente di misericordia, cieco alla luce che non conosce tramonto, povero e mendico al Signore del cielo e della terra.
Perciò prego la tua divina munificenza di curare la mia infermità, mondare la mia lordura illuminare la mia cecità, arricchire la mia indigenza, vestire la mia nudità. (…)”.

7. Santa Teresa d’Avila: “E se, quando era nel mondo, il solo tocco delle sue vesti sanava gli infermi, come si può dubitare, avendo fede, che non farà miracoli così intimamente unito a noi, e non ci darà quanto gli chiederemo, trovandosi nella nostra casa? Sua Maestà non ha certo l’abitudine di pagare male l’alloggio, se gli viene fatta buona accoglienza” (Autobiografia, 34,8).
E: “Non perdete una così bella occasione per trattare dei vostri interessi come quella che si offre dopo la Comunione” (Ib., 34,10).

Con l’augurio di trarre sempre il più grande frutto per la partecipazione alla Santa Messa, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo