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Quesito
Carissimo Padre Angelo,
innanzitutto grazie per la sua risposta circa la mia probabile vocazione, come sempre molto chiara.
Mi soffermo su alcuni punti.
1. La purezza. Ha ragione, so che devo superare in modo definitivo il problema, le assicuro che ce la sto mettendo tutta e prego intensamente per questo. Nei momenti di tentazione recito l’Ave Maria anche più volte, ho notato che è un’arma molto potente. Purtroppo questi episodi capitano in momenti di stress eccessivo, ultimamente soprattutto dovuti al mio desiderio sempre più pressante di avere le idee un po’ più chiare sul mio futuro. In ogni caso non lascio trascorrere più di un giorno dalla caduta alla confessione: sento di offendere Dio e allontanarmi da Lui, ma anche di offendere me stesso, di non riuscire a concentrarmi in quello che faccio e a pregare come dovrei. La confessione mi aiuta a ripulirmi dalla sporcizia del peccato.
2. Le letture. Tra le letture che ho finito in questi mesi ci sono: i 3 libri di Papa Benedetto su Gesù, l’enciclica Lumen Fidei, l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, le biografia di San Francesco d’Assisi, San Domenico di Guzman (non sapevo non esistessero testi scritti da San Domenico, la sua vita però basta e avanza come esempio), Santa Chiara d’Assisi, San Bernardo di Chiaravalle, Papa Gregorio VII, Papa Celestino V, Santa Giovanna d’Arco, La notte oscura dell’anima di San Giovanni della Croce (mi ha un po’ sconvolto), Racconti di un pellegrino russo, alcuni libri sulla Chiesa nel Medioevo, le Crociate, l’Inquisizione, le eresie medievali. Ora sono impegnato con una biografia su Sant’Antonio di Padova. Non è granché… Ovviamente leggere libri di fede non vuol dire avere la vocazione, altrimenti ci sarebbero milioni di "chiamate".
3. Il lavoro. Mi ha un po’ turbato il fatto che possono esserci delle difficoltà nel discernimento per chi in età relativamente adulta è disoccupato. Mi ha detto che ogni caso va valutato. Capisco che qualcuno possa pensare che uno sceglie la vita religiosa perchè non trova lavoro, effettivamente ho riflettuto molto su questo e mi sto domandando seriamente se la possibile "chiamata" possa essere influenzata dalla mia situazione o sia autentica.
Volevo adesso porle due domande che non riguardano la vocazione e poi non la disturbo più (promesso!).
1. Noi crediamo nel ritorno glorioso di Cristo, la risurrezione dei morti e il giudizio universale al termine del quale i giusti vivranno nella gloria nei "cieli nuovi e terra nuova", mentre gli ingiusti andranno nello stagno di fuoco e zolfo. Quindi i "condannati" o meglio coloro che si sono in un certo senso condannati da soli poiché con la loro vita hanno meritato l’inferno, finiranno anima e corpo nello stagno? Questo stagno è l’immagine dell’inferno e quindi gli ingiusti resteranno in eterno anima e corpo all’inferno (dopo il giudizio universale) oppure si disintegreranno o non sappiamo esattamente che fine faranno?
2. Riflettendo sul sinodo sulla famiglia, la relazione del cardinale Kasper, che ha aperto una discussione, ho pensato che forse i divorziati-risposati sono gli unici che non possono più ricevere la comunione per tutto il resto della loro vita. E vero questo o mi sfugge qualcosa? Per poter fare la comunione è necessario il pentimento, la confessione e il proposito di non commettere più quel peccato, quindi questo può valere ad esempio per gli atti impuri, per due conviventi che poi però regolarizzano la loro situazione con il sacramento del matrimonio, per la bestemmia, l’adulterio occasionale, ecc. fino ad arrivare all’omicidio, sempre ripeto con pentimento sincero, confessione, penitenza e poi impegno a non peccare più. Quindi tra tutti i peccatori, i divorziati-risposati, non potendo impegnarsi a non commettere più il peccato sono gli unici che non possono ricevere la comunione? La mia è una domanda senza fini polemici o altro, ma solo per poter essere guidato dalla Chiesa anche su questo tema su cui spesso si parla.
Non so come ringraziala.
Pregherò per lei e per la sua infinita cortesia e pazienza a leggere tutto quello che le ho scritto.
Grazie ancora!
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. intanto mi compiaccio per il tuo cammino nella vita cristiana che certamente è serio e impegnato e confido anche che tu possa presto prendere delle decisioni definitive nella tua vita, che in ogni caso (matrimonio o consacrazione) sarà molto preziosa per l’edificazione del Regno di Dio.
È superfluo che io ti ricordi quanto ha detto San Paolo: “Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno riceve da Dio il proprio dono, chi in un modo, chi in un altro” (1 Cor 7,7).
2. Sono convinto anch’io della potenza di una sola Ave Maria.
Quando la reciti devotamente, chiami la Madonna accanto a te e Lei viene senza dubbio e con la sua sola presenza sbaraglia tutti gli attacchi infernali.
Così come fai bene a confessarti subito, appena vi fosse qualche caduta. Infatti, se si è privi della grazia, non è possibile resistere ad altre tentazioni, perché si è ancora più deboli e vulnerabili.
3. Circa le letture: ne fai molte, anche se scrivi: “non è un granché”.
Certo non tutti sono portati a fare le letture che fai tu. Ognuno ha le proprie inclinazioni e la propria chiamata.
Tuttavia non posso che lodarti perché sai nutrire bene la tua anima.
4. Circa il lavoro: indubbiamente sarebbe eliminato ogni pensiero di questo tipo se al momento in cui si bussa alla porta di un convento si può dire: “lascio le mie povere reti e vengo a seguire il Signore più da vicino”.
5. Per la prima delle domande di teologia che mi hai posto:
Le anime sono immortali e i corpi risuscitati saranno spirituali, come ricorda san Paolo (1 Cor 15,44).
Sia per questo motivo sia anche perché l’eternità è un istante che non passa, non ci sarà dissolvimento per i dannati. Ma, come entreranno all’inferno, così rimarranno.
Come vedi, il nostro linguaggio non riesce ad esprimere adeguatamente il concetto di eternità. Io stesso ho scritto: così rimarranno. E questo fa pensare ad una successione infinita di istanti. Ma questo è proprio del tempo, non dell’eternità.
6. Per la seconda domanda: l’esclusione permanente dalla Santa Comunione non riguarda solo i divorziati risposati, ma anche altre persone.
Il Codice di Diritto Canonico dice: “Non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l’irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto” (Can. 915).
Anzi, proprio questo canone fa ricordare che i divorziati risposati non sono scomunicati. E che anche ai divorziati risposati può essere data la Santa Comunione se, pentiti della rottura del vincolo matrimoniale, vivono in castità e si accostano alla S. Comunione là dove non sono sconosciuti come irregolari per non generare confusione o scandalo presso i fedeli.
Come vedi, non sono gli unici, né la loro condizione è la più pesante.
Ringrazio te per la tua cortesia, ti assicuro la mia preghiera e il ricordo nella Messa perché il Signore ti illumini con abbondanza e tu con prontezza possa seguire la sua chiamata.
Ti benedico.
Padre Angelo