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Quesito
Caro Padre,
è iniziata l’estate e con questa stagione alcuni ragazzi tornano in Chiesa… vuoi perché è finita la scuola, vuoi perché andare in palestra con questo caldo non è cosa, così come giocare a pallone con amici, poi in estate alcuni programmi tv finisco, penso alle telenovelas, i campionati di calcio sono finiti e i mondiali si giocano di sera sul tardi…
così molti ragazzi vanno a Messa di pomeriggio… sembrerebbe tutto bene ma ho sentito Sacerdoti tuonare sul fatto che durante l’anno non si erano fatti vedere….
Premesso che è peccato non andare a Messa… secondo lei è meglio incoraggiare chi torna o è giusto tuonare con chi ha preferito la palestra e la tv alla Messa ma poi è si sta riaffacciando alla Chiesa?
Grazie e auguri di un’estate di pace e serenità
P.S.
Vi allego la domanda di un amico:
Tempo fa litigai con il mio migliore amico e la sera stessa mi rubarono il motorino.. una signora che frequenta la Chiesa mi disse: le cattiverie vanno pagate!
Ecco: questa cosa è vera? cioè il male fa male a chi lo fa è vero, ma Gesù ha espiato a nostro posto e a nostro favore prendendo su di se le sofferenze. Quindi.. se una persona dice: devi pagare le tue cattiverie, uscendo fuori dal recinto della misericordia e del perdono.. sbaglia o ha ragione?
Grazie mille.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. quando ho letto la prima parte della tua missiva mi sono chiesto: ma chi mi scrive dove vive?
Ho visto poi dal tuo indirizzo di posta elettronica che vivi in Austria.
Allora può darsi che in Austria succeda quello che dici, e cioè che col finire della scuola i ragazzi vadano di più a Messa.
Qui da noi vedo il contrario.
2. Quanto alla tua domanda: capisco come mai taluni sacerdoti si lascino tentare dal “tuonare” con quelli che tornano solo durate le vacanze. È un rimprovero, un giusto rimprovero, come quello che fa un genitore ad un figlio che solo alla fine cerca di rimediare alla pigrizia con cui ha condotto l’anno scolastico.
Forse questi sacerdoti temono che non dire nulla possa apparire come una tacita approvazione della condotta dei ragazzi.
Rimane sempre vero però il criterio adottato da don Bosco e che è alla base del suo metodo cosiddetto “preventivo”: far sentire ai ragazzi che si vuole loro bene (amorevolezza); far capire ai ragazzi le ragioni del comportamento che devono assumere (ragionevolezza), dare loro il segreto che li spinge a compiere bene il loro dovere: l’amore di Dio e della Madonna (religione).
Seguendo questo metodo i ragazzi rimangono conquistati dall’amore del bene.
Diversamente vengono più intimoriti.
3. Circa il secondo quesito, che ti ha inviato un amico, credo che siano necessarie alcune distinzioni.
La prima cosa che non si deve mai fare è la seguente: concludere che un avvenimento capitato dopo un altro, sia avvenuto a causa dell’altro.
Quando studiavo nei corsi filosofici i nostri maestri (domenicani) ci dicevano che dal post hoc (è avvenuto dopo questo fatto), non si può arguire ergo propter hoc (è avvenuto a causa di questo).
Talvolta può darsi che sia così. Un esempio: sappiamo che chi beve molto è soggetto a cirrosi epatica. Ma sarebbe sbagliato concludere che tutti quelli che sono affetti da cirrosi epatica lo siano a motivo dell’alcool.
4. Per questo è di per sé sbagliato concludere come ha fatto quella signora: “Ti hanno rubato il motorino? È perché hai bisticciato col tuo migliore amico!”.
Tanto più che i ladri potevano avere organizzato il furto del motorino da diversi giorni e pertanto senza connessione alcuna col bisticcio che in seguito sarebbe avvenuto.
5. Tuttavia ogni azione cattiva che noi compiamo è un disordine, e questo disordine va rimediato.
In genere lo si rimedia riparando ed espiando.
Così ha fatto Nostro Signore con noi: ha riparato e ha espiato tutti e singoli i nostri peccati con una soddisfazione così superiore al torto fatto (l’offesa a Dio) che ci ha meritato di divenire di nuovo amici di Dio.
6. Gesù ha rimediato, come ho detto, in maniera sovrabbondante e perfetta.
Tuttavia san Paolo dice: “Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24).
Al sacrificio di Cristo di per sé non manca nulla, ma perché ci venga applicato è necessario che noi vi prendiamo parte.
Vi prendiamo parte accettando gli eventi che ci capitano, portandoli come Cristo ha portato la croce.
7. In conclusione: non possiamo dire che vi sia diretta connessione tra accadimento del male e responsabilità personale.
A quanti mali è andato soggetto Nostro Signore eppure non ne ha causato neanche uno.
Ugualmente tante persone sono associate al mistero della redenzione di Cristo mediante la sofferenza, eppure si tratta di persone innocenti, come certamente lo sono i bambini.
Per cui certi accadimenti negativi li possiamo coglierli come occasione offerta per espiare i peccati: quelli dell’umanità (quando si tratta di dolore innocente) oppure i nostri personali peccati quando, per dirla con Salmista, dobbiamo dire: “Pesano su di noi le nostre colpe, ma tu perdoni i nostri peccati” (Sal 65,4).
Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo