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Quesito
Buon pomeriggio Padre,
le scrivo perchè sono dubbiosa riguardo ad una affermazione fatta dal don che ieri ha celebrato la messa domenicale nella chiesa che frequento.
Nell’omelia il discorso del parroco si è sviluppato in merito alle leggi di Nostro Signore. Fin qui tutto normale, se non che alla fine prende in questione il comandamento "non uccidere". Egli ha affermato che nessun uomo ha diritti sulla vita di nessuno men che meno sulla propria, essendo di Dio. Per tale motivo la vita va rispettata e bisogna averne cura per i suddetti motivi. Per concludere il discorso ha detto che nessun uomo può decidere di togliere la vita ad un suo fratello…. fatta eccezione per la "pena di morte".
Secondo il don la pena di morte non viola la legge Divina in quanto, se si effettua tale pratica, è perchè la persona che la subisce è recidiva nell’errore e rimane l’unico modo affinché non leda altri fratelli.
Padre Angelo il mio dubbio sta proprio nell’ultima frase da me citata.
La ringrazio in anticipo per la risposta che vorrà darmi e per il lavoro che svolge quotidianamente.
La ricordo nelle mie preghiere serali come da 2 anni almeno.
Un affettuoso saluto
Daniela
Risposta del sacerdote
Cara Daniela,
1. il discorso del sacerdote andava bene fino alla penultima osservazione.
In passato si diceva: per tutelare la vita degli altri può esser lecita la pena di morte.
Ma il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che questo problema ormai non sussiste più a motivo della sicurezza raggiunta dalle nostre carceri.
2. Ecco che cosa dice il testo: “L’insegnamento tradizionale della chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell’identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani.
Se invece, i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall’aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l’autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana.
Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l’ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo «sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti» (Evangelium vitae, n. 56)” (CCC 2267).
3. In passato tutti consideravano lecita la pena di morte, come del resto in tempi più remoti tutti consideravano lecita anche la schiavitù.
Grazie a Dio la riflessione sulla dignità della persona, la volontà della redenzione anche civile del criminale, insieme con la sicurezza dei luoghi di detenzione ha portato a pensare diversamente.
4. Giovanni Paolo II, parlando a Saint Louis (Missouri, Stato Uniti) in uno stato la cui popolazione notoriamente era in stragrande maggioranza favorevole alla pena di morte, ha detto che “la dignità della vita umana non deve essere mai negata, nemmeno a chi ha fatto del grande male. La società moderna possiede gli strumenti per proteggersi, senza negare ai criminali la possibilità di ravvedersi. Rinnovo quindi l’appello… per abolire la pena di morte, che è crudele e inutile” (Cfr. L’Osservatore Romano, 29 gennaio 1999, p. 4).
Ti ringrazio per la fedeltà con cui mi segui con la preghiera.
Dio ti ricompensi!
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo