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Quesito
Caro Padre Angelo,
Leggo spesso le risposte che fornisce sul sito e le trovo molto interessanti, soprattutto per quanto riguarda le questione di morale, bioetica, etc.
Siccome avrei delle questioni, delle curiosità da porle, ho deciso ora di scrivere.
Infatti sono una studentessa di giurisprudenza e mi domandavo se la professione di avvocato fosse conforme ai principi cattolici: infatti ci si potrebbe trovare a difendere delle persone che in realtà si sa già che sono colpevoli e che hanno commesso dei delitti terribili e che può darsi che non siano affatto pentiti (se lo fossero forse le cose sarebbero diverse…)… Quindi mi domandavo se è possibile difendere queste persona coerentemente con la propria coscienza.
Inoltre, pensavo agli avvocati che si occupano di cause di divorzio, un male purtroppo ultimamente sempre più diffuso: essi guadagnano grazie alla distruzione di una famiglia, che può provocare tanta sofferenza; spesso utilizzano qualsiasi argomentazione per far ottenere al coniuge da loro difeso tutto ciò che pretende anche fino al punto da umiliare l’altro, muovendogli spesso accuse, anche false, per sottrarre all’altro l’affido dei figli o per ridurlo sul lastrico facendogli pagare mantenimenti elevatissimi.
Ogni anno i morti a causa della crisi, della distruzione della famiglia (mi riferisco a coniugi che non accettano la separazione e fanno una strage uccidendo tutta la famiglia e i figli e poi si suicidano, oppure a mariti, ridotti letteralmente sulla strada perché devono mantenere la moglie che si suicidano) sono più di tutti i morti della criminalità organizzata.
La famiglia è la cellula fondamentale della società ed è un peccato che sia ridotta così.
Come deve porsi quindi un avvocato di fronte a tutto ciò? È giusto guadagnare grazie a cause che possono portare spesso a tragedie? E comunque non bisognerebbe astenersi piuttosto dall’agire attivamente per la distruzione di un matrimonio che come sappiamo è indissolubile?
Grazie in anticipo per la risposta.
Cordiali saluti,
Risposta del sacerdote
Carissima,
la tua mail attendeva da tanto tempo una risposta.
Ma, finalmente, eccola!
1. In molte diocesi esiste l’unione dei giuristi cattolici e questo è un segno che si può essere uomini del diritto coerenti con la propria fede cristiana.
2. Nella risposta che ti do non ti espongo tutti i doveri morali degli uomini di legge, ma mi limito ad alcune considerazioni inerenti ai due esempi che mi hai fatto.
3. Il primo riguarda il dover difendere un omicida.
Di sicuro devo dire che l’avvocato difensore non può dire delle menzogne per difendere una determinata causa.
Ma può tacere determinate verità, anche se il reo gliel’ha confessate.
Infatti come è lecito, anzi come è doveroso per chiunque non rivelare un segreto naturale o confidato, così deve fare l’avvocato.
Quello che ha saputo, non l’ha saputo per rivelarlo in tribunale, ma per difendere il suo protetto entro i limiti del difendibile.
Può e deve avvalersi pertanto della cosiddetta “restrizione mentale”.
D’altra parte il dovere di dire tutta la verità ce l’hanno i testimoni.
Infine il compito di trovare la verità e dare la sentenza è del giudice, il quale sa che l’avvocato difensore ha il dovere di tutelare il cliente.
3. Il secondo quesito riguarda i divorzi.
Un avvocato non dovrebbe trattare una questione come quella del divorzio senza cercare di dire una parola a favore dell’indissolubilità del vincolo e di suggerire strade utili per superare i contrasti.
Qui colgo l’occasione per ricordare che l’uomo di legge si trova spesso nell’opportunità di ricordare ai propri clienti determinati doveri morali. Si pensi soprattutto al caso della stipulazione di testamenti.
Ma, tornando a noi, se i coniugi non hanno volontà di ricomporre il dissidio e intendono dividersi, l’avvocato può fare le pratiche che gli spettano.
Inoltre sebbene il divorzio molto spesso sia il primo passo verso la celebrazione di nuove nozze (civili), il vincolo dei coniugi di per sé permane davanti a Dio.
4. Va detto anche che vi sono situazioni nelle quali i coniugi, pur persuasi che il vincolo rimane intatto e pur non avendo nessuna volontà di celebrare altri matrimoni in foro civile, hanno il diritto di ottenere il divorzio per tutelare se stessi o i propri figli.
In questo senso il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che “la separazione degli sposi con la permanenza del vincolo matrimoniale può essere legittima in certi casi contemplati dal Diritto canonico.
Se il divorzio civile rimane l’unico modo possibile di assicurare certi diritti legittimi, quali la cura dei figli o la tutela del patrimonio, può essere tollerato, senza che costituisca una colpa morale” (CCC 2384).
Come dunque in tali casi non sono colpevoli i coniugi che lo chiedono, a fortiori non è colpevole l’uomo di legge che lo sancisce.
5. Desidero infine ricordare che l’avvocato, come e più che in altre professioni, ha il compito morale di tener vivo il motivo supremo dell’esercizio della propria professione, che è quello di servire le cause delle persone che si rivolgono a loro perché sia tutelata la giustizia.
Spesso viene a contatto con persone sofferenti per i disagi, i torti e le umiliazioni subite.
Non può considerare le cause che tratta semplicemente come un’opportunità per arricchirsi. Sarebbe disumano.
La sua missione lo obbliga ad essere a servizio delle persone per la tutela dei loro diritti e perché la convivenza tra i cittadini si svolga nella giustizia e nella concordia.
Come il sacerdote ha il dovere di ravvivare il dono che gli è stato affidato con l’imposizione delle mani (1 Tm 4,14), e cioè di essere a favore degli uomini nelle cose che riguardano Dio (Eb 5,1), così nel proprio ordine deve fare anche un uomo di legge, un avvocato.
Ti ringrazio del quesito che mi hai posto. Ti porgo i più cordiali auguri per il tuo futuro, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo