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Quesito
Caro padre Angelo
Sono una ragazza di 23 anni eppure mi pare di avere vita solo da quando, tre anni fa, il Signore è sceso fin nel fondo della mia fossa per trarmi alla luce, con un sacrificio e una sofferenza che probabilmente è molto più Sua che mia: sebbene io avverta tutta la difficoltà di cambiare vita per seguirLo, Lui ha affrontato sofferenze maggiori per redimermi.
E’ strana la mia condizione: sono già stata fatta nuova ma ancora buona parte dell’uomo vecchio è dentro di me, sempre pronto a voltarsi indietro.
Dopo tanta solitudine, il Signore ha permesso che un ragazzo, Simone, si accorgesse di me. Ma in questa storia ho sperimentato che sono capace di svendere il Signore, di vivere senza di Lui, di chiudere l’orecchio a tanta sapienza. Sono sempre in cerca: ho bisogno di capire, ho bisogno di non perdermi, ho bisogno di acqua viva.
In questa ricerca ho trovato le sue risposte alle nostre mille domande. All’inizio nel leggerle tanta ribellione: ma chi può farcela a vivere così? Tutta teoria, chi considera di che pasta sono fatta?!
Poi un lento lavorio. Poi la consapevolezza: io non ho ancora amore per il Signore, ma la legge di Dio è scritta dentro di me. Non mi sono ancora decisa a camminare con tutto il cuore per la Sua via ma ogni passo sulla via che mi allontana da Lui mi fa sprofondare nella tristezza e nella morte.
Per questo ho interrotto la relazione con Simone: il suo era un approccio molto fisico e la tristezza mi spegneva lo sguardo. Ma in questo approccio ho buona parte di responsabilità: nel non essere stata risoluta, nel non essere stata coerente, nel non aver evitato le occasioni o averle io stessa cercate e permesse, nell’aver ritento le mie voglie e le sue più forti della sapienza di Dio. Non stavo crescendo né in me stessa (continuo alternarsi di serenità e turbamento), né nella relazione con Dio (un continuo ottenere e poi perdere la Grazia), né nella relazione con Simone (per lui la sessualità è parte fondamentale e irrinunciabile di conoscenza, ed è spinto come da una forza che non può contenere. Cerca il mio corpo, ma purtroppo credo che in realtà cerchi di soddisfare il suo. Ha buone intenzioni, dice di volermi bene, ma questo non mi arriva in fondo al cuore).
Così ho troncato, non per amore a Dio ma per il timore di perderLo, di perdermi. Ma dentro di me è come se Lo rimproverassi per avermi negato qualcosa.
Padre Angelo, quanto vorrei essere liberata dalla schiavitù ed essere degna di una vita da figlia di Dio… Ma io non ne sono capace.
Non ho amore per il Signore. Lo cerco, mi procuro di ascoltare la Parola e chi me la spezza, ricomincio con il sacramento della confessione ogni volta che mi infosso e ricevo il grande dono dell’Eucarestia ma ancora il mio cuore oppone resistenza all’amare il Signore.
E’ vero, sono stata capace di troncare una relazione che non voleva fondarsi sulla sua Sapienza (da appena una settimana, ma ancora ci si sente) ma poi sono miseramente caduta ancor peggio da sola. E se anche sono capace di troncare quello che non è conforme alla Volontà del Signore, non mi sento tuttavia capace di costruire secondo Sapienza.
Simone mi ha lasciato intendere che potevo anche lasciare lui ma mi si sarebbe ripresentato il problema col prossimo. Ed è possibile che sia così, sia perché mi porto dietro le mie debolezze, sia perché non è facile trovare un ragazzo che voglia amare castamente.
Non so, mi pare che il problema sia più generale: non è una questione strettamente limitata alla castità ma coinvolge la mia intera vita: io non riesco veramente a decidermi a convertirmi ad amare il Signore con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze; a lottare attivamente per questo come è vero che sta scritto "il Regno dei Cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono". E questo riguarda non solo la castità, ma lo studio, le relazioni, le intenzioni del cuore, la vita quotidiana…
Vorrei dunque chiederle una preghiera per me e per tutta la gioventù che non si decide a gettare le reti sulla Parola del Signore ma mantiene sempre qualche riserva. Per Simone, vorrei che scoprisse non solo il modo d’amare secondo Dio ma anche che Dio con la sua Grazia può renderlo capace di questo amore, ma io non sono capace di testimoniarglielo.
Quanto a me, mi aiuti a uscire dall’inganno che il Signore compirà per me l’opera sua senza il mio contributo.
Se possibile, le chiedo di non pubblicare questa mail (se è proprio necessario di omettere i nomi)
La ringrazio per questo suo prezioso servizio: su questi temi abbiamo bisogno che ci si parli con grande chiarezza.
Paola
Ps: ho compreso dalle sue risposte l’importanza della recita del Rosario. E’ una preghiera nuova per me, le chiedo se c’è un momento della giornata più propizio per recitarlo e se ha qualche consiglio per pregarlo in modo da trarne profitto
Grazie ancora!
Risposta del sacerdote
Carissima,
desidero sottolineare alcune tue espressioni.
1. La prima:“Sono una ragazza di 23 anni eppure mi pare di avere vita solo da quando, tre anni fa, il Signore è sceso fin nel fondo della mia fossa per trarmi alla luce”.
La vita cristiana è proprio questo: passare dalle tenebre alla luce.
Quando Gesù compare a Paolo sulla strada di Damasco e gli rivela la missione che ha da compiere gli dice: “Ti mando per aprire i loro occhi, perché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ottengano il perdono dei peccati e l’eredità” (At 26,17-18).
Come puoi notare, Paolo viene mandato non solo perché la gente si converta dalle tenebre alla luce, ma anche perché si converta dal potere di Satana a Dio.
2. La seconda riguarda la conclusione di una relazione con un ragazzo che cercava con te solo “un approccio molto fisico e la tristezza mi spegneva lo sguardo”.
Riconosci giustamente la tua buona parte di responsabilità: non sei stata risoluta, non sei stata coerente, non hai evitato le occasioni. Talvolta le hai cercate e permesse. Soprattutto, hai ritenuto le tue voglie e le sue più forti della sapienza di Dio.
Così hai sperimentato in te stessa quando siano vere le parole della Sacra Scrittura a proposito della legge di Dio: “Abbiate cura perciò di fare come il Signore, vostro Dio, vi ha comandato. Non deviate né a destra né a sinistra; camminate in tutto e per tutto per la via che il Signore, vostro Dio, vi ha prescritto, perché viviate e siate felici e rimaniate a lungo nella terra di cui avrete il possesso” (Dt 5,32-33).
Di qui il non essere felice.
Non solo non sei rimasta nella comunione con Dio (che è la terra che il Signore ci dà in possesso dove scorre latte e miele), ma neanche con quella del tuo ragazzo.
San Tommaso dice che il peccato invecchia (peccatum inveterascit).
Non invecchia materialmente, ma spiritualmente sì.
E così la vostra relazione è morta.
3. La terza: non hai tenuto conto che nonostante la tua conversione non era ancora morto in te “l’uomo vecchio che si corrompe dietro le passioni ingannevoli” (Ef 4,23).
Secondo San Giovanni della Croce sono rari i casi di velocissima morte a se stessi, di assoluto raccoglimento interiore, di perfetta purità di cuore, di fedeltà alla grazia e di docilità alle ispirazioni dello Spirito Santo (Notte oscura, 1, 2).
Nonostante il primo fervore, dopo la conversione rimangono ancora tutte le inclinazioni disordinate che necessitano di essere rettificate.
E così sei caduta di nuovo sotto il potere di satana (At 26,18), che non poteva renderti felice.
4. La quarta: “quanto vorrei essere liberata dalla schiavitù ed essere degna di una vita da figlia di Dio… Ma io non ne sono capace.
Non ho amore per il Signore”.
Credo che tutto sia racchiuso nell’espressione “Non ho amore per il Signore”.
E poiché l’amore per il Signore è di ordine soprannaturale e non può essere procurato con le nostre sole forze, questo amore bisogna incessantemente invocarlo.
Il Signore ha promesso di darlo a chi lo chiede quando ha detto: “Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!” (Lc 11,13).
Lo Spirito Santo è lo stesso amore di Dio.
5. Ebbene, si domanda lo Spirito Santo, e cioè la carità, non solo con le parole, ma creando in noi le disposizioni per riceverlo.
Secondo san Tommaso sono due.
La prima consiste nell’ascoltare attentamente la sua parola per metterla subito in pratica.
Devi ascoltarla come i due discepoli di Emmaus al punto da poter dire anche tu insieme con loro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre egli ci parlava lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?” (Lc 24,32).
La seconda: devi eliminare subito dalla tua mente ciò che ti può separare dal Signore, secondo quanto ci viene comandato: “Togliete via dal mio sguardo il male che è nei vostri pensieri” (Is 1,16), e “i pensieri perversi allontanano da Dio” (Sap 1,3)” (In duo praecepta caritatis et in decem legis praecepta expositio, nn. 1155-1156).
5. La quinta: “non è una questione strettamente limitata alla castità ma coinvolge la mia intera vita”.
È così perché la sessualità tocca l’intimo della persona, come ha detto più volte Giovanni Paolo II.
Quando si è disordinati nella sessualità, senza accorgersene si mette disordine nel fondo di se stessi e purtroppo come per cerchi concentrici si mette disordine in tanti altri ambiti della vita.
6. La sesta: “ho compreso dalle sue risposte l’importanza della recita del Rosario. E’ una preghiera nuova per me, le chiedo se c’è un momento della giornata più propizio per recitarlo e se ha qualche consiglio per pregarlo in modo da trarne profitto”.
Ti suggerisco di recitare il Santo Rosario secondo le indicazioni che più volte ho dato:
– ricostruzione della scena,
– dire grazie a Gesù per quello che ha fatto per te con quell’evento,
– domandare grazie in virtù dei meriti conseguiti da Gesù con quell’evento.
Inoltre:
– ricostruisci la scena con lo sguardo, la memoria e l’affetto di Maria.
– Dì grazie come Maria poteva dire grazie per quell’evento.
– Domanda grazie per te e per la Chiesa come sapeva fare Maria.
Maria è sempre la via più breve e più efficace.
Ti auguro una felice e Santa Pasqua.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo