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Quesito

Caro Padre Angelo,
le scrivo in seguito a dei giorni difficili che sto vivendo. Pochi giorni fa mi sono recata da un sacerdote per compiere la confessione. Il mio rapporto con la fede è in un momento un po’ difficile e tutto è stato amplificato dal fatto che il sacerdote non mi ha concesso l’assoluzione in quanto convivente senza un imminente progetto di matrimonio.
So che secondo la dottrina le coppie che vivono in uno stato di convivenza non hanno diritto a ricevere l’eucarestia ma, nonostante questo, l’incontro con il sacerdote mi ha provocato molto dolore e attraverso le parole del sacerdote mi sono sentita non degna di Dio.
Pensavo che si fosse aperto uno spiraglio, anche grazie alle parole di Papa Francesco nei confronti delle coppie conviventi, ma evidentemente ho frainteso le sue parole. 
Grazie
Daniela


Risposta del sacerdote

Cara Daniela,
1. non si tratta di aprire spiragli, ma di sapere che cosa sono i sacramenti e a che cosa servono.
Il sacramento della confessione o riconciliazione esprime da parte del soggetto che si confessa il pentimento dei propri peccati e la volontà di cambiare vita e non offendere più il Signore.

2. Chi è convivente di fatto vive la propria sessualità in una maniera che non è conforme al disegno di Dio.
La convivenza indica precarietà. Manifesta insicurezza di donarsi per sempre.
Nella convivenza si è in qualche modo in prova.

3. Ma il rapporto sessuale sul quale la convivenza si fonda di per sé indica qualcosa di più grande: esprime la volontà di donarsi per sempre, di essere di quella persona per sempre.
Anzi presuppone già una consegna o un esproprio dell’uno all’altro. Cosa che avviene al momento del consenso nuziale.
Diversamente è una finzione.

4. Tanto più perché nella convivenza di solito si esclude l’aspetto procreativo inscritto nella finalità stessa del rapporto sessuale.
Anche questo a suo modo manifesta una falsificazione del disegno di Dio sull’amore umano e sulla sessualità.
Diceva Giovanni Paolo II: “Così al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone un linguaggio oggettivamente contraddittorio, quello cioè di non donarsi all’altro in totalità.
Ne deriva, non soltanto il positivo rifiuto all’apertura alla vita, ma anche una falsificazione dell’interiore verità dell’amore coniugale, chiamato a donarsi in totalità personale” (Familiaris Consortio 32c).

5. Ebbene, chi è convivente può andare a confessarsi, ma per dire che è pentito di quello che ha fatto e che la ha volontà di cambiare comportamento.
Se va a confessarsi con queste disposizioni riceve l’assoluzione dal sacerdote.

6. Ma se un convivente non ha queste disposizioni, che significa andarsi a confessare?
Il sacramento della confessione è il segno visibile del nostro ritorno a Dio e della volontà di cambiare vita.

7. Potrebbe anche verificarsi che il convivente dica che è pentito del passo falso che ha fatto, che è risoluto di vivere in continenza, ma che per il momento è difficile o impossibile rompere la coabitazione.
In questo caso il sacerdote potrebbe dare l’assoluzione, ma ricordando di non fare la Santa Comunione dove si è conosciuti come conviventi per non creare confusione e scandalo tra i fedeli, i quali (soprattutto i più fragili) potrebbero pensare che la convivenza sia una cosa buona anche perché non preclude l’accesso ai Sacramenti.

8. Papa Francesco dice che bisogna stare vicini anche ai conviventi, per far maturare il loro amore e volgerlo verso il matrimonio, soprattutto se in tale convivenza fossero nati anche dei figli.
Ecco le parole di Papa Francesco: “Tutte queste situazioni (vari tipi di convivenza, n.d.r.) vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo.
Si tratta di accoglierle e accompagnarle con pazienza e delicatezza. È quello che ha fatto Gesù con la samaritana (cfr Gv 4,1-26): rivolse una parola al suo desiderio di amore vero, per liberarla da tutto ciò che oscurava la sua vita e guidarla alla gioia piena del Vangelo” (Amoris laetitia, 294).

9. Pertanto nella tua situazione attuale io partirei da quello che ho detto nel punto 7.
In questo modo ti apri a Dio vivendo nella sua grazia.
Questa è la cosa più importante, in ordine alla quale vale la pena qualsiasi sacrificio, soprattutto se si tratta di compiere un peccato.

10. Vale anche a questo proposito quanto ha detto Gesù nel discorso della montagna: “Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna” (Mt 5,29-30).
Qui per occhio o per mano destra si può intendere benissimo anche la relazione sessuale fuori del matrimonio.

Parti dunque da quanto ti ho detto.
Il Signore dà la forza a coloro che gliela domandano.
Io la chiedo per te assicurandoti la mia preghiera.
Ti benedico.
Padre Angelo