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Quesito
Caro Padre Angelo,
frequento da qualche tempo il suo sito e trovo illuminanti e pertinenti le sue risposte. Mi azzardo, dunque, a sottoporle le mie domande.
Io sono ateo (poco convinto e soggetto a crisi continue) e non battezzato. Da qualche tempo provo una forte attrazione per la religione cattolica.
Ma ci sono regole che mi sembrano eccessivamente dure, volevo chiederle come verrebbe interpretata la mia posizione alla luce della dottrina cattolica.
Faccio fatica a credere, in particolare, alla morale sessuale cattolica: in particolare al divieto della contraccezione e dei rapporti sessuali extramatrimoniali. Capisco molto bene il comandamento contro l’adulterio e quello contro il desiderare la donna d’altri: non capisco quello contro il desiderare la donna libera e i rapporti con la stessa. Se diventassi cattolico e dicessi al confessore quello che sto dicendo a lei, ammettendo che non capisco perché è sbagliato, ma che accetto l’autorità della chiesa di ritenerlo sbagliato, il confessore potrebbe assolvermi?
Accetto, infatti, il magistero della chiesa, perché mi pare una follia la concezione protestante della sola scrittura. Ho consultato siti valdesi, ad esempio, trovo le loro concezioni, specialmente per ciò che attiene la morale sessuale, estremamente ragionevoli…solo che faccio il passo ulteriore, dico: a questo punto resto ateo e rimango ancora più libero. Contrariamente, la spiritualità cattolica mi sembra eccezionalmente potente.
La ringrazio in anticipo se vorrà rispondermi, considerata la confusione che tradisco.
Igor
Risposta del sacerdote
Caro Igor,
1. certamente è stato per un disegno della Divina Provvidenza che ti sei imbattuto nel nostro sito.
Giovanni Paolo II diceva che quando si guardano le cose dal versante di Dio, il caso non esiste.
2. Sono contento che trovi illuminanti e pertinenti le risposte che vengono date.
È la luce di Cristo che continua a brillare e attraverso la Chiesa raggiunge e illumina ogni uomo.
Questa luce ha raggiunto anche te, che ormai sei ad un passo dal Battesimo.
3. Gesù ha detto: “Chiunque fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio” (Gv 3,20-21).
Applicando a te queste parole, posso dire che c’è una certa sintonia tra te e Cristo a motivo della sostanziale onestà delle tue opere.
Sant’Agostino notava che la luce dà fastidio a chi ha male agli occhi. E per questo riconosceva di essere stato anche lui tra quelli avversavano il cristianesimo.
4. Mi dici che non sei battezzato e anche ateo, ma poco convinto e soggetto a continue crisi.
È stato detto che è più difficile essere atei che credenti perché tutto incessantemente parla di Dio.
Lo aveva capito bene anche S. Agostino il quale uscì in quella celebre espressione: “E cielo e terra e tutte le creature in essi d’ogni parte mi dicono di amarti e non cessano di dirlo a tutti affinché “siano senza scusa” (Rm 1,20)” (Confessioni, X,6,8)
5. Penso dunque che attraverso queste ripetute crisi si stia rinnovando in te l’insistere di Dio, il bussare alla porta del tuo cuore.
Mi auguro che ben presto tu possa fare l’esperienza della sua promessa: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono” (Ap 3,20-21).
Sono davvero grandi queste promesse: poter cenare con Dio! Presso gli antichi sedere a mensa di qualche grande era la stessa cosa che divenir partecipi della sua potenza.
E questo è ancora solo un anticipo di una promessa ancora più grande: “Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono”. Ciò significa che il futuro che Cristo ci ha preparato è il suo stesso futuro: quello di esercitare potere sul mondo, un potere salvifico e benefico per tutti e per sempre.
6. Vengo ora alle tue considerazioni.
Mi dici che fai fatica a credere alla morale sessuale cattolica: in particolare al divieto della contraccezione e dei rapporti sessuali extramatrimoniali.
C’è un problema di fondo, al di fuori del quale capisco la fatica di un ateo, sebbene tante cose siano comprensibili già alla luce della coscienza.
Il problema è questo: la legge di Dio è ordinata alla santità, alla comunione con Lui.
San Pietro lo ricorda in maniera molto precisa: “ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta; [16]poiché sta scritto: Voi sarete santi, perché io sono santo” (1 Pt 1,15-16).
San Pietro riprende le parole del Levitico: “Poiché io sono il Signore, il Dio vostro. Santificatevi dunque e siate santi, perché io sono santo… Poiché io sono il Signore, che vi ho fatti uscire dal paese d’Egitto, per essere il vostro Dio; siate dunque santi, perché io sono santo” (Lv 11,44-45).
Le due indicazioni del Levitico “Poiché io sono il Signore, che vi ho fatti uscire dal paese d’Egitto” e “siate dunque santi, perché io sono santo” contengono tutto il significato della legge di Dio.
Essa intende liberare da una schiavitù e da una oppressione interiore analoga a quella che il popolo d’Israele ha sperimentato in Egitto, quando era oppresso e schiavo degli egiziani.
Non è possibile alcuna elevazione dell’anima e non è possibile nessuna comunione da cuore a cuore con Dio finché si vive in maniera disordinata la propria sessualità.
Senza dire che i disordini sessuali non appagano mai una volta per sempre e finiscono inevitabilmente per causare una dipendenza o schiavitù interiore e nello stesso tempo spengono il gusto delle cose di Dio.
7. Come vedi non si tratta di una morale arbitraria, che mette più o meno a caso dei paletti.
È come se tu volessi cuocere qualcosa. Non è possibile raggiungere l’obiettivo se non accendi il fuoco o non accosti l’oggetto a una sorgente capace di riscaldare e bruciare.
La legge riceve tutto il suo significato dall’obiettivo che intende raggiungere.
Dimenticato l’obiettivo, si perde anche il senso della legge e si conclude col moralismo: questo sì, questo no perché lo dicono gli altri, oppure con una morale del tutto soggettiva, dove il criterio di valutazione sono le esigenze attuali della persona o anche le voglie del momento.
8. Non va dimenticato poi che la sessualità tocca l’intimo nucleo della persona. E che i disordini provocati in questo ambito si riflettono in tutto il resto, come per cerchi concentrici.
C’è anzitutto un rapporto ordinato con Dio da trovare anche nella sessualità. Dio infatti ne è il punto di partenza e di arrivo.
Capisco bene le difficoltà di un ateo, nella cui vita la sessualità non è vissuta in riferimento a Dio e in comunione con Lui.
Diventa fatale che la riduca ad esperienza di godimento. Già san Paolo diceva che senza prospettiva di vita trascendente ci converrebbe mangiare, bere e darci al divertimento (1 Cor 15,32).
9. Ma la posta in gioco è un’altra: quella che fa della sessualità una strada per giungere a Dio.
E a Dio si giunge solo attraverso il dono sincero di sé.
E questo dono, per essere autentico, non può ridurre né la propria persona né quella altrui a puro oggetto di godimento.
Qui si trova il punto di partenza per comprendere la morale cristiana, e cioè la buona novella, sulla sessualità.
10. Mi fai anche un’altra domanda: “Se diventassi cattolico e dicessi al confessore quello che sto dicendo a lei, ammettendo che non capisco perché è sbagliato, ma che accetto l’autorità della chiesa di ritenerlo sbagliato, il confessore potrebbe assolvermi?”
Sì, il sacerdote ti assolverebbe, perché mostri l’adesione di fondo. E questo è già un atto di fede, anche se per ora ne non comprendi le intrinseche motivazioni.
Penso anche che il sacerdote cercherebbe di fare con te quello che ora sto facendo io.
Se tu dicessi: “accetto, anche se non lo comprendo” ti metti nella medesima strada che stai percorrendo adesso. Sicché sono molto fiducioso sul tuo futuro, perché vuoi vivere secondo verità e questa verità ti farà incontrare Cristo.
11. Condivido quello che hai scritto sulla morale valdese, che di fatto s’identifica con la morale protestante.
La morale valdese, come quella protestante, ha dimenticato che l’uomo è chiamato alla santità. Anzi, per meglio dire, afferma che l’uomo rimane sempre intrinsecamente peccatore e che si salva solo per la fede, indipendentemente dal modo in cui opera. Per questo Lutero diceva: pecca fortemente, ma credi ancor più fortemente (pecca fortiter, sed crede fortius).
A questo si aggiunge il criterio della sola scriptura interpretata secondo il libero esame. La Tradizione, che ci fornisce il corretto modo d’intendere la Parola di Dio, viene eliminato. Il protestante, come il valdese, non può più dire: la mia fede è la stessa degli apostoli.
È proprio la Tradizione il punto di accordo che aggancia la mia fede con quella degli apostoli e mi fa dire: è la stessa fede, è lo stesso Vangelo, la stessa adesione a Cristo.
12. Adesso faccio punto, perché sono diventato troppo lungo. Ma rimango a tua disposizione.
Intanto ti ringrazio perché mi hai dato la possibilità di ricordare quanto ho detto non solo agli atei o ai non battezzati, ma anche ai cristiani e ai cattolici.
Ho celebrato da poco la S. Messa e ti ho raccomandato insistentemente al Signore: quello che Egli ha iniziato in te, si degni di portarlo presto a compimento!
Ti saluto cordialmente, ti assicuro i mio ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo