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Quesito

carissimo padre
avrei bisogno di un suo parere in merito al mio comportamento in difesa della vita.
Nella mia lista cerco di promuovere la vita e di inviare vari interventi presi qua e la da siti a difesa della vita (pro-life) che avvertono quali sono i politici che sono (anti pro-life).
Il mio dubbio è il seguente: molti mi dicono che il cristiano non dovrebbe entrare in queste discussioni e che non se ne dovrebbe parlare insieme ad argomenti religiosi perché così facendo si accusano i peccatori invece di perdonarli.
Io sinceramente resto sconcertato ma mi sento fermamente convinto ad andare avanti.
Grazie del suo parere.
Paolo


Risposta del sacerdote

Caro Paolo,
1. rimango sconcertato anch’io nel sentire affermazioni come queste: che un cristiano non dovrebbe entrare a difesa dei problemi riguardanti la vita e, nel caso, non segnalare chi faccia una politica incoerente sotto il profilo cristiano.

2. Nella discussione politica dobbiamo distinguere due piani: uno lo chiamerei trascendentale e l’altro categoriale.
Il piano trascendentale riguarda i valori di fondo, quelli che non sono negoziabili e che danno lo sfondo a tutto il resto dell’agire politico.
Il piano categoriale è quelle delle misure immediate riguardanti, ad esempio, il problema del lavoro, dell’economia, delle tasse…

3. Sul secondo piano i giudizi dei cristiani possono essere diversificati, Anzi, la pluralità in questo caso aiuta a tener presenti tutti gli aspetti concreti di un problema.
Qui è legittima, anzi doverosa, la pluralità e anche la contrapposizione dei pareri.

4. Ma sul piano trascendentale, quello di valori non negoziabili, è necessaria l’unità.
Questo piano trascendentale tocca anzitutto il valore intangibile della vita umana, di ogni vita umana, dal momento che il senso stesso della promozione del bene comune (e quindi della società) è il bene della persona, di tutta la persona e di tutte le persone, come amava dire Giovanni XXIII.
Vi è poi il bene della famiglia, basata sul matrimonio. Sicché quelli che Benedetto XVI chiama pseudo diritti (come ad esempio il diritto di riconoscere il matrimonio tra i gay) non possono essere equiparabili al diritto alla famiglia o al matrimonio.
Ugualmente quello dell’aborto non può essere considerato è un diritto. È un pseudo diritto. Anzi, è un crimine, un omicidio legalizzato.

5. Il piano trascendentale nell’ordine politico non tocca ancora i valori della fede, ma quelli del diritto naturale, che deve essere riconosciuto da tutti.
Viviamo in un epoca segnata dal relativismo morale, che di fatto instaura la dittatura della maggioranza sulla minoranza, anzi sui più deboli, a scapito della verità.
Il cristiano deve reagire a questa violenza, che quotidianamente sacrifica una moltitudine di vite innocenti.
È prima di tutto su questo piano che si mostra la coerenza del cristiano, non su quella delle misure categoriali, circa le quali è più che legittimo avere pensieri diversi.

6. Ora molti in Italia sono soliti ripetere la seguente filastrocca: ma non ci sono solo i problemi inerenti alla vita. Ce ne sono anche altri!
Rispondo: sì, ce ne sono anche altri.
Ma la differenza sta in questo: che i secondi sono nel campo dell’opinabile (e cioè della legittima pluralità e anche della contrapposizione delle vedute e delle determinazioni), i primi invece no.

7. Pertanto ti esorto a continuare nel servizio che svolgi nel rendere edotti gli elettori sulla qualità e sulla coerenza dei candidati.
Gli elettori non devono essere ingannati su punti tanto importanti. Non possono rendersi anch’essi colpevoli.
Perché anche la scheda che si depone nell’urna ha il suo alto valore morale e di quell’atto siamo chiamati a risponderne davanti a Dio.

Ti ringrazio per la fiducia, ti assicuro un ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo