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Quesito

Padre Angelo, buongiorno.
Avrei bisogno d’aiuto su due domande che mi fa la mia mente da un po’:
Se Dio concede a tutti gli uomini in ogni momento della vita le grazie necessarie per la salvezza, quindi possiamo affermare con certezza che tutti gli uomini sono “circondati dalla grazia” notte e giorno.
E quando faccio un atto di speranza cosa devo effettivamente sperare, cioè dare per certo di avere o di avere la possibilità di avere per certezza da Dio.
(Perché vorrei avere chiaro cosa effettivamente Dio mi dà se domando e se spero)
Perché io spero da Dio il paradiso, ma non in che senso, e perché, e come Dio me lo conceda, e con quali grazie
Quindi alla fine spero qualcosa che non so, o meglio, spero in qualcosa ma senza sapere come, e ciò mi turba perché voglio capire come funziona.

Ti ricordo al Signore, e prego per te prima di dormire nella compieta.
Il Signore ti benedica e lo Spirito Santo ti doni il consiglio necessario per continuare il tuo apostolato in santità.
Andrea


Risposta del sacerdote

Caro Andrea, 
1. sì, siamo circondati dall’influsso della grazia nel medesimo modo in cui la terra non sfugge mai alla luce del sole.
Ciò significa che Dio ci ama continuamente con amore di Padre e desidera che tutti gli uomini diventino suoi figli adottivi e crescano nella sua comunione di vita.

2. La speranza, come virtù teologale, poggia sulla certezza che Dio è fedele nelle sue promesse.
Su questo non vi sono dubbi.
Non siamo invece certi che noi sapremo corrispondere sempre alle sue promesse.
Per questo la speranza è sempre accompagnata con un certo timore.
Il timore però viene da parte nostra.

3. Mi dici che, quando speriamo, speriamo il paradiso senza sapere in che senso, perché e come il Signore lo conceda.
Non è proprio così. Noi infatti conosciamo molti contenuti della realtà del paradiso.
In primis, abbiamo la comunione con Dio e staremo sempre con il Signore.
Quello che Gesù ha detto al buon ladrone dalla croce lo attuerà anche con noi: “Oggi sarai con me nel paradiso” (Lc 23,43).
Nell’ultima cena aveva assicurato: “Io vi prenderò con me, perché dove sono io, siate anche voi” (Gv 14,3).
Lì si realizzerà quanto Gesù aveva chiesto: “Padre, voglio che quelli che mi hai dato, siano con me, dove sono io, perché contemplino la mia gloria” (Gv 17,24).
San Paolo, ormai preso dal “desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo” (Fil 1,23), presenta la vita futura come uno stare “sempre insieme con il Signore” (l Ts 4,17).

4. Di là avremo la visione beatifica di Dio che è come un prendere possesso dell’essenza e della vita di Dio.
Come la luce entrando nei nostri occhi ci mette in grado di possedere mediante la conoscenza tutte le cose che ci stanno intorno, così Dio entrando nella nostra intelligenza ci metterà in grado di possedere tutto ciò che Egli è e tutto ciò che da lui si irradia, vale a dire l’essenza di Dio e la comunione dei santi.

5. Gesù ha detto nell’Apocalisse di San Giovanni: “Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono” (Ap 3,21). 
San Paolo scrivendo a Timoteo assicura che “se perseveriamo, con lui anche regneremo” (2 Tm 2,12). 
Fiducioso di questa promessa, San Domenico morente ha detto ai suoi frati: “Non piangete. Io vi sarò più utile dopo la mia morte e vi aiuterò più efficacemente di quando ero in vita” (giordano di sassonia, Libellus de principiis Ordinis praedicatorum, 93).
E Santa Teresa di Gesù Bambino: “Passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra” (teresa di gesù bambino, Novissima verba).

6. Di là potremmo fruire di quella realtà che San Paolo chiama “l’eredità dei santi” quando dice: “Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi” (Ef 1,18).
L’eredità dei santi è Dio. Diventando figli, siamo diventati eredi di Dio e coeredi di Cristo (Rm 8,17).
Ma nell’eredità dei santi c’è anche la comunione di vita con loro, in primis con la beata vergine Maria, con tutti i santi, con i nostri amici.

7. Il grande teologo domenicano Santiago Ramirez ha raccolto dalla Sacra Scrittura ben 30 nomi con cui viene indicata la beatitudine: vita (Mt 19,17, 7,14; Gv 5,59), vita eterna (Mt 19,29; 25 46); corona della vita (Gc 1,12, Ap 2,10); corona di giustizia (2 Tm 4,8); (1 Pt 5,4); eredità di Dio (Ef 1,18; Rm 8,17; Sal 15,5); eredità che non marcisce (1 Pt 1,3-4); premio e mercede (Fil 3,14; 1 Cor 3,8); sorte dei santi (Sap 5,4-5); tesoro inesauribile (Lc 12,33; 18,22); cielo (Mt 18,10); casa del Padre (Gv 14,2); città santa di Gerusalemme (Ap 21,19); 3,12); abitazione futura (Eb 13,14); Paradiso (Lc 23,43); gioia del Signore (Mt 25,21); felicità perenne (Is 35,10); grande banchetto di Dio (Ap 19,18); regno di Dio (Mt 6,33); regno di Cristo e di Dio (Ef 5,5); regno dei cieli (Mt 5,3); gloria futura (Rm 8,18); gloria celeste (2 Tm 2,10); gloria eterna (1 Pt 5,10; 2 Cor 4,17); luce eterna (Is 60,19-20; Sal 35,10; Ap 22,5); pace (Rm 14,17; riposo di Dio (Eb 4,1.3.9.10); salvezza eterna (Mc 16,16; Mt 10,22; 2 Tm 4,18); visione di Dio faccia a faccia (Mt 18,10; 1 Cor 13,12).

8. Inoltre nel paradiso godremo della glorificazione della nostra anima. Sottratti ai limiti del tempo e dello spazio possiamo essere simultaneamente presenti dappertutto per soccorrere tutti.
 Alla fine del mondo fruiremo anche della risurrezione del nostro corpo.
C’è infine la liberazione perfetta dall’inferno, dai tormenti del demonio e da ogni male.

9. Parlando del paradiso dobbiamo dire però che quello che ne sappiamo è sempre niente in confronto alla realtà.
Per questo San Paolo ha potuto dire: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano” (1 Cor 2,9).
San Paolo, che questa realtà l’aveva vista, ha detto che non è possibile descriverla con parole umane: “So che un uomo, in Cristo, quattordici anni fa – se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest’uomo – se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunciare” (2 Cor 12,2-4).

10. Sotto questo aspetto hai ragione nel dire che della vita del paradiso non sappiamo “in che senso, perché e come”.
Ma questo non perché non sappiamo nulla, ma perché tutto quello che sappiamo è infinitamente inferiore alla realtà.
Per cui oggetto della speranza non è il nulla, ma il tutto.

Con l’augurio che tu possa godere di tutti questi beni perseverando nella strada in cui il Signore ti ha chiamato, che del paradiso è un certo anticipo, mentre ti ringrazio della preghiera che hai fatto per me, ti assicuro la mia e ti benedico. 
Padre Angelo