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Quesito
Gentilissimi, Padre,
Salve,
Sono nato a … ma vivo da molti anni all’estero
Alcuni miei contatti su FB hanno pubblicato dei vostri contenuti e siccome voi siete una testata di ispirazione cattolica del mio luogo di origine, penso possiate trovare interessante questa riflessione.
Sto facendo un Dottorato e sto affrontando alcuni problemi legati alle “scienze sociali”.
Allo stesso tempo, mi definirei agnostico: Non conosco cosa ci sia dopo la morte anche se non mi sembra così assurdo che ci possa esserci qualcosa (è meno insensato un senso della vita incomprensibile rispetto all’assenza di senso). (…).
Come noto, l’insegnamento di “Ama il tuo nemico” è nei Vangeli. Forse quindi un Sacerdote (o anche un Teologo) è molto più qualificato di me nel sapere quali siano le profonde implicazioni di questo comandamento, il quale risulta essere drammaticamente difficile da applicare.
Il messaggio che desidero mandare (e nel caso pubblicare) a tal proposito è il seguente.
Seguendo il telegiornale sulla invasione della Ucraina, una donna Ucraina dichiarava “Io i Russi li odio” … oppure “Non risparmieremo un solo invasore”.
Probabilmente sarebbe difficile biasimarla e facile essere tacciati di ipocrisia (o di “buonismo” come si dice in questi ultimi anni), in fondo come fare a non odiare chi ti sta bombardando? (…).
Ciò nonostante, uno degli insegnamenti dal catechismo è questo:
Ama il tuo Nemico
Oggi c’è una guerra tra Ucraina e Russia. Moltissime manifestazioni di solidarietà nei confronti della Ucraina sono nate spontanee, proprio perché vista come una Nazione (e come una comunità di persone) ingiustamente attaccata. Possiamo però anche “Amare il nemico”? Se magari “amare” è un po’ troppo, solidarizzare è già meno impegnativo. (…).
Però non ci si può nascondere dietro a un dito. Se ci sono dei “nemici buoni” ci sono anche dei “nemici cattivi” … gente che ci crede veramente a questo massacro:
Ad esempio il carro armato che schiaccia una automobile con dentro degli anziani ucraini è una scena disgustosa, dentro il carro armato c’è stato qualcuno che lo ha guidato per fare così (quello che si dice “crimine di guerra”). Meriterebbe questo soldato di essere odiato? (…).
Che dire poi di Putin e degli altri funzionari russi, responsabili di questo attacco?
Ad oggi, per come è strutturato il diritto internazionale, non si è in grado di assicurare alla giustizia (ad esempio al Tribunale dell’Aja) questi criminali.
Anche nei confronti di Putin è necessario sforzarsi di praticare l’insegnamento ama il tuo nemico?
Non so se ci sia stato qualcuno (probabilmente sì), ma sarebbe solo una provocazione (quasi blasfema) oppure sarebbe veramente desiderabile che un sacerdote inviti i fedeli a pregare non solo per la Pace, ma anche per i “nemici” (per Putin ad esempio)? (…).
In tempo di guerra, come invece adesso in Ucraina, forse questo ragionamento (di amare i nemici, n.d.r.) non vale perché, almeno per un po’, la “Difesa della Patria” si deve fare con le armi.
Veramente siamo condannati a non poter “amare il nemico”, e quindi, ad esempio, dobbiamo arrenderci al fatto che non possiamo far altro che alcuni imbraccino le armi e ammazzino altre persone? (…).
Grazie.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. il precetto di amare il nemico è incomprensibile da un punto di vista umano.
Quando vedi uno che dà fuoco alla tua casa, che ti lascia all’addiaccio in mezzo alla neve con moglie e figli e privo di tutto, come puoi amarlo?
2. Il Signore non chiede certo di condividere i propositi di distruzione del nemico. Questi propositi sono un male e da essi è necessario tutelarsi, respingendo l’aggressione.
Tanto più che il Signore ha comandato di amare il prossimo (tra cui il nemico) come se stessi.
Per questo i teologi dicono che l’amore per il prossimo parte dall’amore per se stessi.
3. L’amore per se stessi e per i propri cari è il primo dovere.
Da questo dovere, soprattutto per i propri cari, non vi può essere alcuna dispensa. È un dovere così grave da sollecitare la difesa, anche mettendo a repentaglio la vita del nemico se non c’è altro mezzo di difesa per tutelare se stessi e i propri cari.
Per questo la Chiesa nelle Decretali di Gregorio IX (siamo nella prima parte del XIII secolo) ha accolto il principio della giurisprudenza romana: vim vi repellere licet cum moderamine inculpatae tutelae (è lecito respingere la violenza con la violenza, con la moderazione di una difesa non colpevole).
Di recente Giovanni Paolo II ha scritto: “Accade purtroppo che la necessità di porre l’aggressore in condizioni di non nuocere comporti talvolta la sua soppressione. In tale ipotesi, l’esito mortale va attribuito allo stesso aggressore che vi si è esposto con la sua azione, anche nel caso in cui egli non fosse moralmente responsabile per mancanza dell’uso della ragione” (Evangelium vitae, 55).
Nello stesso tenore si esprime anche il Catechismo della Chiesa Cattolica: “La legittima difesa può essere non soltanto un diritto, ma un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri, del bene comune della famiglia o della comunità civile” (CCC 2265).
4. Ci si domanda allora che cosa significhi amare il proprio nemico.
Amare il prossimo secondo il Vangelo significa amarlo con il cuore di Dio e pertanto desiderargli il bene che gli desidera Dio.
Ora il bene più grande che Dio vuole al nostro nemico è la sua salvezza eterna, la quale esige come premessa indispensabile la sua conversione.
5. Ecco allora che cosa significa amare il proprio nemico: desiderare la sua conversione.
A conti fatti è anche il bene migliore col quale possiamo tutelare noi stessi.
Anche perché quando si convertirà, ci amerà come se stesso.
6. Comprendo la donna ucraina che grida: io odio i russi.
La stessa cosa dobbiamo farla anche noi, ma sottintendendo: odio il male che fanno, perché non è accettabile in nessuna maniera e perché in se stesso è un male così grande che – per usare un’espressione del vecchio catechismo – grida vendetta al cospetto di Dio.
Amare i nemici non significa affatto amare il male che fanno.
Questo male lo odiamo e lo detestiamo anche noi, prima di loro.
7. Amarli significa invece porsi su un altro piano, che è quello della fede che dà uno sguardo superiore alle cose perché è di ordine soprannaturale.
Amarli significa desiderare innanzitutto la loro conversione, convinti che in tal modo si tutela meglio il loro e il nostro bene.
8. C’è un’antifona nella Liturgia della Chiesa che in italiano può essere tradotta così: “Da’ pace, Signore, ai nostri giorni perché non c’è altri che possa cambiare la mente e il cuore degli uomini all’infuori di Te, Signore Dio nostro”.
9. Ripeto, comprendo l’esasperazione e la totale desolazione della donna ucraina.
Ma a mente lucida e soprattutto maggiormente illuminata dalla fede non ci vuole molto a comprendere che l’odio per le persone non risolve nulla perché introduce in una spirale di odio vicendevole che infine porta alla distruzione di tutto e di tutti.
L’unica salvezza – anche da un punto di vista umano – viene solo da un amore più grande: che da una parte odia e combatte il male, e dall’altra mira all’eliminazione del male nella sua radice. Il che coincide con la conversione della mente e del cuore dei nostri nemici.
10. A scanso di equivoci, l’amore per i nemici non richiede sentimenti di calore nei loro confronti.
Non ci deve meravigliare che di fatto si accompagni anche con un senso di profondo disagio.
Tuttavia, consapevoli di essere uniti secondo il disegno di Dio nel vincolo della carità come in un solo corpo, abbiamo la fiducia che pregando per i nemici li aiutiamo ad aprire un varco all’azione divina per la conversione del loro cuore e della loro mente.
Per questo Gesù ha detto: “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano” (Mt 5,44).
Con l’augurio che anche tu ti possa associare a noi per sprigionare questo tipo di amore che affratella tutti gli uomini, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo