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Quesito
Salve padre Angelo,
vorrei sapere se una coppia sposata regolarmente in chiesa pratica il coito interrotto perché non può avere figli per motivi economici è peccato? Il coito interrotto è un peccato?
Rimango in attesa.
Alessandro
Risposta del sacerdote
Caro Alessandro,
1. perché un’azione sia moralmente buona non è sufficiente che vi sia una intenzione o motivazione buona.
È necessario anzitutto che l’azione sia buona in se stessa.
2. Ora il coito interrotto, indipendentemente dalle motivazioni per cui lo si attua, è una palese alterazione del disegno di Dio sulla sessualità e sull’amore umano.
3. Quando due sposi si congiungono carnalmente si donano nella totalità di se stessi.
Nel dono totale di sé vi è incluso anche il dono di una potenziale maternità e paternità.
4. Ora il coito interrotto manifesta la volontà di non donarsi in totalità perché esclude la volontà di donare la propria capacità di diventare padre e madre.
Per questo Giovanni Paolo II in Familiaris consortio ha affermato: “Così al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone un linguaggio oggettivamente contraddittorio, quello cioè di non donarsi all’altro in totalità.
Ne deriva, non soltanto il positivo rifiuto all’apertura alla vita, ma anche una falsificazione dell’interiore verità dell’amore coniugale, chiamato a donarsi in totalità personale” (FC 32c).
5. Giustamente il Card. Elio Sgreccia che è stato presidente della Pontificia Accademia della vita ha osservato: “Quando l’uomo e la donna si uniscono, se l’atto è umano e pieno, coinvolge il corpo, il cuore e lo spirito; se una di queste dimensioni viene a mancare, si tratta allora di un’unione umanamente incompleta e oggettivamente falsa, perché il corpo non ha senso se non come espressione della totalità della persona” (Manuale di Bioetica, I, p. 329).
6. Se una coppia per giusti motivi decide che al momento non è opportuno suscitare una nuova vita può ricorrere ai ritmi di fertilità e di infertilità della sposa.
Paolo VI nell’enciclica Humanae vitae ha affermato che “questi atti… non cessano di essere legittimi se, per cause indipendenti dalla volontà dei coniugi, sono previsti infecondi, perché rimangono ordinati ad esprimere e consolidare la loro unione. Infatti, come l’esperienza attesta, non ad ogni incontro coniugale segue una nuova vita. Dio ha sapientemente disposto leggi e ritmi naturali di fecondità che già di per sé distanziano il susseguirsi delle nascite” (HV 11).
Perciò “se per distanziare le nascite esistono seri motivi, derivanti o dalle condizioni fisiche o psicologiche dei coniugi o da circostanze esteriori, la Chiesa insegna essere allora lecito tener conto dei ritmi naturali immanenti alle funzioni generative per l’uso del matrimonio nei soli periodi infecondi e così regolare la natalità senza offendere i principi morali che abbiamo ora ricordato” (HV 16).
7. Questo ricorso ai ritmi infecondi è una componente interessante e anche bella della castità coniugale.
Giovanni Paolo II, commentando l’enciclica di Paolo VI, ha detto che la castità arricchisce l’amore, facendolo diventare più grande: “Se la castità coniugale (e la castità in genere) si manifesta dapprima come capacità di resistere alla concupiscenza della carne, in seguito essa gradualmente si rivela quale singolare capacità di percepire, amare e attuare quei significati del ‘linguaggio del corpo’, che rimangono del tutto sconosciuti alla concupiscenza stessa e che progressivamente arricchiscono il dialogo sponsale dei coniugi, purificandolo, approfondendolo ed insieme semplificandolo.
Perciò quell’ascesi della continenza, di cui parla l’enciclica (HV 21), non comporta l’impoverimento delle ‘manifestazioni affettive, anzi le rende più intense spiritualmente, e quindi ne comporta l’arricchimento”(24.10.1984).
8. Di questa castità ne aveva già Paolo VI nella medesima enciclica: “Il dominio dell’istinto, mediante la ragione e la libera volontà, impone indubbiamente un’ascesi… Ma questa disciplina, propria della purezza degli sposi, ben lungi dal nuocere all’amore coniugale, gli conferisce invece un più alto valore umano. Esige un continuo sforzo, ma grazie al suo benefico influsso i coniugi sviluppano integralmente la loro personalità, arricchendosi di valori spirituali: essa apporta alla vita familiare frutti di serenità e agevola la soluzione di altri problemi; favorisce l’attenzione verso l’altro coniuge, aiuta gli sposi a bandire l’egoismo, nemico del vero amore, ed approfondisce il loro senso di responsabilità. I genitori acquistano con essa la capacità di un influsso più profondo ed efficace per l’educazione dei figli; la fanciullezza e la gioventù crescono nella giusta stima dei valori umani e nello sviluppo sereno ed armonico delle loro facoltà spirituali e sensibili” (HV 21).
9. Questa è la via che purifica e arricchisce davanti a Dio.
Ti auguro di percorrerla generosamente.
Per questo ti assicuro il mio ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo