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Quesito
Caro padre Angelo,
a distanza di alcuni anni eccomi nuovamente a lei per sciogliere dei dubbi che mi inquietano. Riguardano i rapporti intimi tra me e mia moglie. Da qualche tempo abbiamo ripreso la vecchia abitudine di masturbarci a vicenda. La prima volta che le ho posto questo quesito mi ha chiaramente detto che questo modo di fare è "peccato grave". Avevo rimediato assumendo la pillola che mi consentiva di compiere l’atto in modo naturale, purtroppo sono sorte delle difficoltà. Ultimamente il rapporto coniugale le procura parecchio fastidio che dura alcune ore. Per questo motivo è restia a ogni contatto.
Il confessore al quale ho esposto il problema mi ha assicurato che tra due coniugi questo comportamento non è peccato grave.
Capirà padre in quale stato di confusione mi trovo ora, confido in Lei per una risposta chiara e illuminante, la ringrazio vivamente
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. il confessore non ti può consigliare o dire qualche cosa che sia contrario alla legge di Dio manifestata attraverso l’insegnamento della Chiesa.
Purtroppo vi sono dei confessori che alimentano la confusione nei fedeli e si fanno arbitri, anziché annunciatori, della legge di Dio.
A proposito di questo Giovanni Paolo II disse che “la prima, ed in certo senso la più grave difficoltà (sul nostro tema), è che anche nella comunità cristiana si sono sentite e si sentono voci che mettono in dubbio la verità stessa dell’insegnamento della Chiesa. Tale insegnamento è stato espresso vigorosamente dal Vaticano II, dall’enciclica Humanae vitae, dalla esortazione apostolica Familiaris consortio e dalla recente istruzione Donum vitae.
Emerge a tale proposito una grave responsabilità: coloro che si pongono in aperto contrasto con la legge di Dio, autenticamente insegnata dal magistero della Chiesa, guidano gli sposi su una strada sbagliata.
Quanto è insegnato dalla Chiesa sulla contraccezione non appartiene a materia liberamente disputabile tra i teologi. Insegnare il contrario equivale a indurre nell’errore la coscienza morale degli sposi” (5.5.1987).
2. La contraccezione è sempre un’alterazione del disegno divino sulla sessualità.
Paolo VI lo ha detto in maniera chiara nell’enciclica Humanae vitae: “è altresì esclusa ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione dei figli” (HV 14).
Parimenti lo è anche la masturbazione vicendevole.
3. Giovanni Paolo II ha detto che nella contraccezione “gli sposi si attribuiscano un potere che appartiene solo a Dio: il potere di decidere in ultima istanza la venuta all’esistenza di una persona umana. Si attribuiscono la qualifica di essere non i co-operatori del potere creativo di Dio, ma i depositari ultimi della sorgente della vita umana. In questa prospettiva la contraccezione è da giudicare oggettivamente così profondamente illecita da non potere mai, per nessuna ragione, essere giustificata.
Pensare o dire il contrario, equivale a ritenere che nella vita umana si possano dare situazioni nelle quali sia lecito non riconoscere Dio come Dio” (17.9.1983).
4. Che fare in situazioni che nella loro concretezza diventano molto complicate?
Bisogna evitare anzitutto di farsi arbitri della legge morale.
Adamo ed Eva, mangiando dell’albero della conoscenza del bene e del male, hanno voluto fare proprio questo.
Per andare a Dio in questo ambito, come in tutti gli altri ambiti della vita, dobbiamo lasciarci guidare da Dio.
5. Il Concilio Vaticano II nella Gaudium et spes ha detto: “I coniugi cristiani siano consapevoli che non possono procedere a loro arbitrio, ma devono sempre essere retti da una coscienza che sia conforme alla legge divina stessa, docili al magistero della Chiesa, che in modo autentico quella legge interpreta alla luce del vangelo” (GS 50).
E “quando si tratta di comporre l’amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi che hanno il loro fondamento nella dignità stessa della persona umana e dei suoi atti e sono destinati a mantenere in un contesto di vero amore l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana, e tutto ciò non sarà possibile se non venga coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale.
I figli della Chiesa, fondati su questi principi, non potranno seguire strade che sono condannate dal Magistero nella spiegazione della legge divina” (GS 51).
6. Quali sono le strade indicate dalla Chiesa come interprete della Legge di Dio?
Sono quelle che passano sotto il nome di ricorso ai ritmi di fecondità e di infecondità e cioè ai metodi cosiddetti naturali.
7. E se questi non fossero percorribili?
Ebbene va ricordato ciò che molto spesso si dimentica. Ed è questo: che l’obiettivo ultimo della vita coniugale e anche dell’intimità coniugale è la santità.
Ora la santità non potrà mai essere perseguita attraverso strade contrarie alla legge di Dio. Solo la legge di Dio mira al bene temporale ed eterno di ogni persona.
8. Per questo un altro documento della Chiesa con tanto realismo scrive: “Di fatto capitano in un modo o nell’altro per periodi di più breve o di più lunga durata, delle situazioni in cui siano indispensabili atti eroici di virtù” (pontificio consiglio per la famiglia, Sessualità umana: verità e significato, 19).
9. E se capitasse di cadere?
La prima e fondamentale cosa da fare è quella di riconoscere umilmente di non essere riusciti a rimanere conformi al disegno divino.
La strada da percorrere allora è quella della penitenza e della confessione
Per questo il Beato papa Paolo VI nell’enciclica Humanae vitae dice: “E se il peccato facesse ancora presa su di loro, non si scoraggino, ma ricorrano con umile perseveranza alla misericordia di Dio, che viene elargita nel sacramento della Penitenza” (HV 25).
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo