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Quesito

Gentilissimo Padre Angelo,
leggo sempre con attenzione le sue risposte, che trovo sempre sagge e autorevoli.
So che ha trattato più volte l’argomento della convivenza e premetto che non sono affatto favorevole a questo tipo di soluzione, in quanto la ritengo la scelta di chi non vuole decidere, né assumersi responsabilità di fronte a Dio, alla comunità e alla persona che si ama.
Detto ciò, volevo chiederle se, in linea puramente teorica, una convivenza senza rapporti sessuali sia da condannare a priori o no. Non sto parlando di una convivenza a oltranza, la scelta di chi non vuole scegliere per intenderci, ma un breve periodo di 2-3 mesi, prima di sposarsi, finalizzato a vedere se la coppia sta bene insieme, sotto lo stesso tetto. Spesso infatti le coppie litigano per futili motivi riguardanti la quotidianità e le faccende domestiche. Onde evitare queste spiacevoli sorprese, forse, non sarebbe da biasimare un breve periodi di affiatamento, finalizzato esclusivamente a escludere che tali incomprensioni si verifichino da sposati.
Pongo la questione con atteggiamento aperto e umile e non con la supponenza di chi pretende di aver ragione e vuole etichettare le indicazioni della chiesa come anacronistiche e contro il buon senso.
Chi segue la legge di Dio non sbaglia mai e non resta mai deluso.
La ringrazio per l’attenzione e la ricordo in preghiera.
Lino


Risposta del sacerdote

Caro Lino,
1. convivenza e matrimonio sono due esperienze intrinsecamente diverse.
Il matrimonio è basato sulla donazione vicendevole e totale. E questo conferisce alla vita fatta insieme un orizzonte che aiuta a superare se stessi e a darsi all’altro sotto tutti gli aspetti.
La persona sposata è consapevole di essersi donata ed è consapevole che l’amore e la dedizione all’altro sono diventati uno stato di vita, un obbligo.

2. La convivenza non è un pre-matrimonio, ma un’altra realtà.
È lo stare insieme da persone libere e questo impedisce di avere quella marcia in più che aiuta a vincere le tentazioni di ripiegamento su se stessi.
Verrebbe da dire che il matrimonio porta con sé una grazia di stato che dà la forza di vivere in buona armonia.
La convivenza non possiede questa grazia di stato, per cui si è maggiormente sprovvisti nel superare le difficoltà. E così si sfaldano amicizie che con la grazia di stato avrebbero la forza non solo di perseverare ma anche di svilupparsi e di perfezionarsi.

3. Il Concilio Vaticano II nella Gaudium et spes richiama questo concetto quando afferma che per tener fede costantemente agli impegni matrimoniali “si richiede una virtù fuori del comune” e soggiunge che “per questo i coniugi” sono “resi forti dalla grazia” (GS 49).
Ecco dunque dove sta l’intrinseca differenza, sicché non si può dire che la convivenza sia una prova o una verifica anticipata della vita matrimoniale.

4. Sono convinto che se una coppia è ben affiatata non sente l’esigenza di questa esperienza.
Se due persone sono serie sanno che la convivenza mette a repentaglio la purezza che finora hanno custodito. Perché per legge di natura la paglia attaccata al fuoco brucia. Se non bruciasse sarebbe brutto segno.

5. In realtà cercano la convivenza le persone che ormai da tempo hanno rapporti sessuali.
Ma questi rapporti sessuali sono segnati da due caratteristiche negative che rendono insicuro il rapporto di coppia: l’essere fuori del matrimonio e la contraccezione.
Donandosi al di fuori del matrimonio, ci si dona a chi non ci appartiene e si abitua se stessi e l’altro a comportarsi così. Di qui l’insicurezza riguardo alla fedeltà.
La contraccezione poi dice chiaramente che non ci si dona in totalità. E dice questo proprio mentre si compie un gesto che vorrebbe significare la donazione totale. La contraccezione è essenzialmente menzognera.
Allora: come si può essere sicuri l’uno dell’altro quando ci si dicono delle bugie?

6. Dubito fortemente che chi è abituato a concedersi sessualmente, andando a convivere si metta a vivere in castità. Non è abituato e non ne ha la forza.

Ti ringrazio per la tua domanda, forse condivisa di primo acchito da molti.
Ma a bene vedere le cose stanno diversamente.
Sicché rimane sempre vera e anche bella l’espressione che ho letto da qualche parte: per il matrimonio non è previsto il noviziato!

Ti saluto cordialmente, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo