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Quesito
Buonasera Padre Angelo,
se vuole può pubblicare la mia lettera.
Perché penso che ormai pochi ci facciano caso, forse, a questo.
Ormai da qualche anno, noto con rammarico che la maggioranza di sacerdoti non da più una penitenza durante la Confessione.
Non capisco se sia normale, perché tutti i libri di catechismo che ho letto, integrali, parlano sempre Dell importanza della Penitenza Sacramentale.
Che cosa allora bisogna fare se quasi nessuno vuole darmi la Penitenza? Ogni volta devo insistere e temo ormai io faccia antipatia a tanti sacerdoti, perché mi ripetono che non serve la Penitenza.
È vero che l’assoluzione è valida anche senza Penitenza, ma è anche fondamentale avere la Penitenza Sacramento, per motivi che spiega molto bene il catechismo Universale, e che non mi dilungo a spiegare.
Una volta ho chiesto ad un parroco, il perché non dia la Penitenza, e mi ha risposto “già il fatto che uno si confessa è già penitenza”.
Ma non mi rassicura questa risposta, perché nel catechismo integrale non dice questo, anzi, tutto l opposto.
Perciò volevo capire, è per caso cambiata la dottrina della Chiesa sul fattore di dare la Penitenza Sacramentale?
La Chiesa ha stabilito qualche norma in cui la Penitenza Sacramentale (che non è la stessa cosa delle penitenze che facciano noi, perché La Penitenza Sacramentale in sede di Sacramento, ha molta efficacia e tanti altri beni, che se il parroco non ci dà, si perdono. (come anche sempre nel Catechismo integrale, affermava che senza la Penitenza Sacramentale, i peccati dovranno poi essere scontati in Purgatorio.
Grazie se potrà aiutarmi a capire cosa dice la Chiesa attualmente. E se è vero che la Penitenza non importa più darla ai fedeli.
Ave Maria,
Valentina
Risposta del sacerdote
Cara Valentina,
1. Il sacerdote che ti ha dato quella risposta ha equivocato sulle parole.
Perché è vero che in quel momento stavi celebrando il sacramento della penitenza, ma il sacramento della penitenza esige anche un impegno concreto di penitenza.
Nei primi secoli della Chiesa la penitenza era pubblica e si era ammessi all’Eucaristia solo dopo aver adempiuto tutto il tempo di penitenza.
Successivamente, quando si è diffusa la cosiddetta confessione auricolare fatta singolarmente davanti al sacerdote, si è cominciato a posporre la penitenza all’assoluzione. Tuttavia la assoluzione, tra le altre condizioni, richiede di accettare la penitenza e di compierla al più presto.
2. Il sacerdote è tenuto a dare la penitenza, chiamata anche soddisfazione.
Solo in casi in cui non è possibile compiere la penitenza oppure perché se ne è già fatta molta prima della confessione o anche perché la l’accusa dei peccati è stata profondamente accompagnata dal più vivo pentimento il sacerdote può ometterla.
3. Ma ecco il motivo per cui il sacerdote ordinariamente deve imporre la penitenza.
Lo troviamo espresso in maniera molto chiara del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Sotto il titolo che porta il nome di soddisfazione si legge: “Molti peccati recano offesa al prossimo. Bisogna fare il possibile per riparare (ad esempio restituire cose rubate, ristabilire la reputazione di chi è stato calunniato, risanare le ferite). La semplice giustizia lo esige.
Ma, in più, il peccato ferisce e indebolisce il peccatore stesso, come anche le sue relazioni con Dio e con il prossimo.
L’assoluzione toglie il peccato, ma non porta rimedio a tutti i disordini che il peccato ha causato.
Risollevato dal peccato, il peccatore deve ancora recuperare la piena salute spirituale.
Deve dunque fare qualcosa di più per riparare le proprie colpe: deve «soddisfare» in maniera adeguata o «espiare» i suoi peccati. Questa soddisfazione si chiama anche «penitenza»” (CCC 1459).
4. Ulteriormente dice: “La penitenza che il confessore impone deve tener conto della situazione personale del penitente e cercare il suo bene spirituale.
Essa deve corrispondere, per quanto possibile, alla gravità e alla natura dei peccati commessi.
Può consistere nella preghiera, in un’offerta, nelle opere di misericordia, nel servizio del prossimo, in privazioni volontarie, in sacrifici, e soprattutto nella paziente accettazione della croce che dobbiamo portare. Tali penitenze ci aiutano a configurarci a Cristo che, solo, ha espiato per i nostri peccati una volta per tutte. Esse ci permettono di diventare i coeredi di Cristo risorto, dal momento che « partecipiamo alle sue sofferenze » (Rm 8,17)” (CCC 1460).
5. Giovanni Paolo II in un’esortazione apostolica post sinodale proprio su questo sacramento intitolata Reconciliatio et paenitentia si diffonde maggiormente sulla necessità della penitenza e dice:
“Non è certo il prezzo che si paga per il peccato assolto e per il perdono acquistato; nessun prezzo umano può equivalere a ciò che si è ottenuto, frutto del preziosissimo sangue di Cristo. Le opere della soddisfazione – che, pur conservando un carattere di semplicità e umiltà, dovrebbero essere rese più espressive di tutto ciò che significano – vogliono dire alcune cose preziose:
1- esse sono il segno dell’impegno personale che il cristiano ha assunto con Dio, nel sacramento, di cominciare un’esistenza nuova (e perciò non dovrebbero ridursi soltanto ad alcune formule da recitare, ma consistere in opere di culto, di carità, di misericordia, di riparazione);
2- includono l’idea che il peccatore perdonato è capace di unire la sua propria mortificazione fisica e spirituale, ricercata o almeno accettata, alla passione di Gesù che gli ha ottenuto il perdono;
3- ricordano anche che dopo l’assoluzione rimane nel cristiano una zona d’ombra, dovuta alle ferite del peccato, all’imperfezione dell’amore nel pentimento, all’indebolimento delle facoltà spirituali, in cui opera ancora un focolaio infettivo di peccato, che bisogna sempre combattere con la mortificazione e la penitenza. Tale è il significato dell’umile, ma sincera soddisfazione” (RP 31, III).
6. Il Catechismo della Chiesa Cattolica, tra i doveri del confessore scrive: “Il confessore non è il padrone, ma il servitore del perdono di Dio” (CCC 1466).
È pertanto il suo dovere dare la penitenza.
Diversamente lascia mutilo un Sacramento, agisce contro la volontà di Dio e priva il penitente di molti beni.
In teologia morale viene detto che l’obbligo di imporre la soddisfazione è grave.
7. Evidentemente i sacerdoti che ordinariamente e sistematicamente non danno alla penitenza non ritengono grave e neanche veniale la loro omissione.
Ma questo è un errore.
Ti auguro una fruttuosa Quaresima, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo