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Quesito
Buonasera Padre Angelo,
spero questa mia la trovi bene. Mi dispiace disturbarla, ma le sue delucidazioni, mi aiutano sempre tanto nella riflessione e mi danno coraggio.
Ultimamente sono tornato a riflettere su di una questione oggi da alcuni dibattuta, ovvero l’impossibilità dell’ordinazione sacerdotale delle donne. Naturalmente so bene che questo insegnamento dovrebbe ritenersi definitivo, in quanto Ordinatio sacerdotalis lo propone in tale modo. E io tale lo ritengo, anzi strenuamente lo difendo. Ma purtroppo vedo che alcuni, forse imbrigliati in ideologie attuali, continuano a mettere in dubbio la sua verità e definitività. Pertanto le chiedo una sua personale considerazione su questo e anche cosa pensa lei della possibilità che queste minoranze abbiano di fare passare questa apertura.
A questo aggiungo: la Sacra Tradizione non è un qualcosa di statico, ma anzi dinamico che cresce e si sviluppa nel tempo e nei tempi; tuttavia sappiamo bene che la tradizione non può contraddire se stessa. Le chiedo anzitutto se ci sia un documento che parli chiaramente del fatto che la tradizione non può contraddirsi; io ho pensato alla Dei Verbum, ma non trovo un punto chiaro.
Inoltre, dato l’argomento a riguardo del progresso della tradizione, alcuni affermano che, proprio per il fatto che progredisce oggi si potrebbe accettare di dare alle donne, l’ordine sacro.
La ringrazio ancora per la sua disponibilità e attenzione, le assicuro la preghiera e le chiedo perdono per il disturbo.
Cordiali saluti
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. credo che il motivo stia qui: che non trovano nulla nella donna di inferiore all’uomo. Fin qui hanno ragione.
Se si guarda poi alle capacità, certamente alcune donne hanno capacità superiori agli uomini.
2. Ma il problema non sta nella maggiore o minore dignità oppure nelle capacità, ma nella volontà di Gesù Cristo che come imperscrutabilmente chiama alcuni uomini al sacerdozio e altri no, così per i medesimi motivi imperscrutabili ha chiamato tra gli apostoli solo uomini.
3. La Chiesa si sente vincolata dal comportamento di Cristo, di cui non si può dire in nessun modo che fosse soggetto ai limiti della cultura del tempo. E non solo perché nel mondo extrabiblico vi erano sacerdotesse e in quello biblico vi erano anche profetesse, ma soprattutto perché Cristo, in quanto Dio, è il Signore del tempo.
Giovanni Paolo II in Mulieris dignitatem ha scritto: “Chiamando solo uomini come suoi apostoli, Cristo ha agito in un modo del tutto libero e sovrano. Ciò ha fatto con la stessa libertà con cui, in tutto il suo comportamento, ha messo in rilievo la dignità e la vocazione della donna, senza conformarsi al costume prevalente e alla tradizione sancita anche dalla legislazione del tempo. Pertanto, l’ipotesi che egli abbia chiamato come apostoli degli uomini, seguendo la mentalità diffusa ai suoi tempi, non corrisponde affatto al modo di agire di Cristo. «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità (…), perché non guardi in faccia ad alcuno» (Mt 22, 16). Queste parole caratterizzano pienamente il comportamento di Gesù di Nazareth” (n. 26).
4. Forse nella rivendicazione di alcuni, nell’intento di favorire l’emancipazione della donna, si mira ad assimilarla in tutto all’uomo.
A questo proposito Giovanni Paolo II ha detto: “L’intenzione divina manifestata nella creazione, pur volendo la donna uguale all’uomo per dignità e valore, le afferma nel contempo con chiarezza la diversità e la specificità. L’identità della donna non può consistere nell’essere una copia dell’uomo, essendo dotata di qualità e prerogative proprie, che le conferiscono una sua autonoma peculiarità, sempre da promuovere e incoraggiare” (Catechesi del 7 dicembre 1995).
5. A proposito della Tradizione, il Concilio Vaticano II nella Costituzione dogmatica Dei Verbum (sulla divina rivelazione) ha affermato: “Questa Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo: cresce infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, sia con la riflessione e la studio dei credenti, i quali le meditano in cuor loro, sia con l’esperienza data da una più profonda intelligenza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verità. La Chiesa cioè, nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio” (DV 8).
6. Ma lo sviluppo della Tradizione deve avvenire in maniera omogenea, diversamente la Tradizione viene meno e si insegna un’altra cosa.
Per questo il Concilio Vaticano I nella Costituzione dogmatica Dei Filius ha dichiarato: “La dottrina della fede, che Dio rivelato, non è stata proposta l’intelligenza umana come un sistema filosofico da perfezionare, ma, come un divino deposito, è stata affidata alla Chiesa, Sposa di Cristo, perché la custodisca fedelmente e fedelmente la proclami. In conseguenza il senso dei sacri dogmi che deve essere sempre conservato è quello che la Santa Madre Chiesa ha determinato una volta per tutte e non bisogna mai allontanarsi da esso sotto il pretesto e in nome di una intelligenza più profonda” (DS 3020).
A questo punto il Concilio Vaticano I prosegue con la nota affermazione del Padre della Chiesa Vincenzo di Lerins: “Crescano pure, quindi, e progrediscano largamente e intensamente, per ciascun come per tutti, per un sol uomo come per tutta la Chiesa, l’intelligenza, la scienza, la sapienza, secondo i ritmi propri a ciascuna generazione e a ciascun tempo, ma esclusivamente nel loro ordine, nella stessa credenza, nello stesso senso e nello stesso pensiero (in eodem scilicet dogmate, eodem sensu eademque sententia)” (Commonitorio primo 23,3).
Pertanto la Sacra Tradizione certamente è dinamica, ma si sviluppa in maniera omogenea nel medesimo modo in cui una pianta di mele che cresce, rimane sempre pianta di mele e non di altro frutto.
7. il Catechismo della Chiesa Cattolica riprende e compendia la dottrina della Chiesa su questo punto affermando: “Riceve validamente la sacra ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile. Il Signore Gesù ha scelto degli uomini per formare il collegio dei dodici Apostoli, e gli Apostoli hanno fatto lo stesso quando hanno scelto i collaboratori che sarebbero loro succeduti nel ministero. Il collegio dei vescovi, con i quali i presbiteri sono uniti nel sacerdozio, rende presente e attualizza fino al ritorno di Cristo il collegio dei Dodici.
La Chiesa si riconosce vincolata da questa scelta fatta dal Signore stesso. Per questo motivo l’ordinazione delle donne non è possibile” (CCC 1577).
Qui il Catechismo parla del soggetto in generale dell’Ordine sacro. Pertanto comprende sia i vescovi, sia i presbiteri, sia i diaconi.
Ti ringrazio per la preghiera promessa che contraccambio volentieri.
Ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo