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Quesito
Caro Padre Angelo,
quando ci si confessa inoltre è vero che bisogna essere pentiti anche dei peccati veniali, e che bisogna avere il proposito di non commetterli più? Oppure questo è vero solo se il peccato veniale viene dichiarato?
Le pongo queste domande perché recentemente ho letto in alcuni siti cattolici delle affermazioni sulla confessione che mi hanno posto questi dubbi.
La ringrazio per la Sua risposta.
Francesco
Risposta del sacerdote
Caro Francesco,
se il peccato è un’offesa fatta a Dio, come si può essere pentiti senza il proposito di non più commetterli?
Il proposito rientra almeno implicitamente nella natura stessa del pentimento, perché il peccato viene considerato un male da eliminare e pertanto anche da evitare.
Questo vale in maniera assoluta per il peccato mortale. Infatti coloro che compiono un peccato grave, per dirla con la lettera agli Ebrei, “per loro conto crocifiggono di nuovo il Figlio di Dio e lo espongono all’infamia” (Eb 6,6).
Il proposito deve essere efficace, e questo significa che si devono intraprendere i mezzi che portano a non offendere più il Signore.
Siccome i peccati mortali fanno perdere la vita di grazia, si deve emettere un proposito che li riguarda tutti.
Ma per i peccati veniali la cosa è pressoché impossibile, perché varie volte al giorno anche il giusto vi cade.
E allora, siccome la confessione è il segno sacramentale della nostra conversione o ritorno a Dio, se l’accusa verte solo su peccati veniali, è necessario esprimere il proposito almeno su uno di essi (ad esempio evitare i più gravi, quelli pienamente deliberati). Diversamente non si può parlare di conversione e invano ci si accosta al sacramento.
Ti saluto, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo