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Quesito

Caro Padre Angelo,
la ringrazio sempre per la chiarezza della sue risposte e vorrei chiederle alcune domande riguardanti la trinità e uno scritto di san Tommaso d’Aquino; per quanto concerne il termine biblico che noi troviamo nella  bibbia tradotto come Dio che in ebraico è elohim cioè un plurale, tale plurale è da considerarsi come intensivo o plurale di maestà oppure è riferito al fatto che per quanto la nostra fede sia monoteista crediamo apertamente ad un Dio uno e trino cioè il Padre, il Figlio e lo Spirito santo e quindi è da considerare come un plurale riferito alla trinità in quanto il Figlio (Gesù Cristo) è coeterno al Padre in virtù del fatto che è stato  generato e non creato come recitiamo nel credo in quanto la generazione è una derivazione e non una creazione dal nulla come  quella di cui parla la genesi?
Mentre per quanto riguardo lo scritto di San Tommaso d’Aquino mi ha colpito questa frase "Le cose naturali, assolutamente parlando, hanno un essere più vero in Dio che in se stesse, perchè nella mente di Dio hanno l’essere increato, in sè stesse invece l’essere creato" e le volevo chiedere se sulla base di tale scritto significa che nella vita eterna  a seguito del Giudizio Finale e della risurrezione della carne la felicità dei beati oltre a consistere indubbiamente nel vedere Dio stesso faccia a faccia come Egli è possa esserci come felicità secondaria la contemplazione di tali mondi nella mente del Creatore stesso come riflesso, se cosi’ possiamo definirlo , delle Sue infinite perfezioni?
La ringrazio in anticipo e le dedico una preghiera.


Risposta del sacerdote

Carissimo,

  • il nome di Dio in ebraico veniva espresso anche con il termine “El”.

Molto spesso veniva indicato col plurale “Eloim”. Sebbene il più delle volte “Eloim” venga accompagnato con un aggettivo singolare.

2. Propriamente non si può parlare di svelamento del mistero della SS. Trinità nell’Antico Testamento,
Tuttavia i santi Padri hanno visto in questo termine, seguito anche dalle parole con le quali Dio ha creato il mondo “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza” una insinuazione del mistero della Trinità.
Così dice, ad esempio la Bibbia di Gerusalemme in nota Gn 1,26.

3. Questi santi Padri, tutti di grande autorevolezza, sono Ireneo, Epifanio, Ambrogio, Agostino, Cirillo d’Alessandria, Cirillo di Gerusalemme, Gregorio Nisseno, Giovanni Crisostomo…

4. Qualcuno ha affermato che si tratterebbe solo di un plurale maiestatico oppure di una decisione presa insieme con la corte celeste (gli Angeli).
Tuttavia se si collega questo versetto di Gn 1,26 con quello di Gn 3,22: “Poi il Signore Dio disse: «Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male” si comprende bene come per i santi Padri e per molti esegeti appaia chiara l’insinuazione del Mistero della SS. Trinità. ..

5. Per il secondo quesito, come hai ben inteso, i teologi parlano di una duplice beatitudine (gloria) che si consegue in Paradiso.
La prima è la beatitudine o gloria essenziale, che consiste nella visione e nel possesso di Dio, che è perfettamente saziativa ed è l’oggetto primario della nostra beatitudine.
Ad essa però si aggiungono molti altri bene, perché Dio è la fonte di ogni bene.
E in riferimento a questo teologi (San Tommaso in testa) parlano di diversi beni molto interessanti.
La divina essenza “sebbene sia una e semplice in se stessa, tuttavia è la radice e la fonte di ogni bontà; e perciò tutto ciò che diletta nel mondo, esiste tutto in Dio, come la sapienza, la verità, gli onori, la gloria, i piaceri. Tutte queste cose si trovano in lui in eccesso” (s. tommaso, Expositio in Psalmum 30,16).

6. Ma ora desidero riportare quanto San Tommaso scrive a proposito di questi beni nel commento al Credo.
Metto in grassetto la parte che ha diretto riferimento con l’oggetto della tua richiesta.
La beatitudine consiste “nella perfetta soddisfazione del desiderio. Ivi infatti ogni beato avrà più di quanto ha desiderato e sperato. La ragione è che nessuno può in questa vita appagare pienamente i suoi desideri, né alcuna cosa creata è in grado di colmare le aspirazioni dell’uomo. Solo Dio può saziarlo, anzi andare molto al di là, fino all’infinito. Per questo le brame dell’uomo si appagano solo in Dio”.
E prosegue: “I santi, nella patria, possederanno perfettamente Dio. Ne segue che giungeranno all’apice di ogni loro desiderio e che la loro gloria sarà superiore a quanto speravano Per questo dice il Signore: «Prendi parte alla gioia del tuo padrone» (Mt 25,21) e Agostino aggiunge: “Tutta la gioia non entrerà nei beati, ma tutti i beati entreranno nella gioia. Mi sazierò quando apparirà la tua gloria”, ed anche “Egli sazia di beni il tuo desiderio”.
Tutto quello che può procurare felicita là è presente ed in sommo grado.
Se si cercano godimenti, là ci sarà il massimo e più assoluto godimento, perché si tratta del bene supremo, cioè di Dio: “Dolcezza senza fine alla tua destra” (Sal 15,11).
Se si cercano onori, lì vi sarà ogni onore. Gli uomini, se si tratta di laici, desiderano principalmente diventare re; i chierici invece desiderano diventare vescovi. Ma lì si diventerà e re e vescovi. Si legge infatti: “Li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti e regneranno sulla terra” (Ap 5,10).
Se si cerca la scienza, lì vi sarà la scienza perfettissima: conosceremo infatti la natura di tutte le cose, ogni verità e tutto ciò che vogliamo. E tutto ciò che vorremo possedere, lo possederemo eternamente: “insieme con essa mi sono venuti tutti i beni” (Sap 7,11), e “il desiderio dei giusti viene soddisfatto” (Pt 10,24).
Vi sarà lì ancora una perfettissima sicurezza: infatti in questo mondo non c’è sicurezza piena, perché quanto maggiori sono i beni e quanto più grande la famiglia, tanto più crescono i timori e le cose di cui si ha bisogno. Ma nella vita eterna non vi è alcuna tristezza, alcuna fatica, alcun timore (Pr 1,33).
La vita eterna infine consiste nella gioconda fraternità di tutti i santi. Sarà una comunione di spiriti estremamente deliziosa, perché ognuno avrà tutti i beni di tutti gli altri beati. Ognuno amerà l’altro come se stesso e perciò godrà del bene altrui come proprio.
Così il gaudio di uno solo, sarà tanto maggiore quanto più grande sarà la gioia di tutti gli altri beati”.
“Non mancheranno neanche i piaceri, che di qua, quando vengono cercati smodatamente, rendono intemperanti e incontinenti. Ma nella felicità eterna vi è un diletto perfettissimo, tanto più perfetto di quello sensibile, comune agli animali bruti, quanto l’intelletto è più elevato del senso. E inoltre quel bene nel quale ci diletteremo è tanto superiore ad ogni altro bene sensibile, e più intimo e più durevole nel dilettare, quanto più quel piacere sarà sciolto da ogni mescolanza di tristezza o di pensieri molesti. Infatti si legge: “saranno inebriati dalla opulenza della tua casa, e li disseterai al torrente delle tue delizie” (Sal 35,10)” (s. tommaso, In Symbolum Apostolorum expositio, in finem).

Ecco, tutte queste realtà fanno parte della beatitudine accidentale, che ti auguro di conseguire con abbondanza insieme con quella essenziale.
Anche per questo ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo