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Quesito

Salve, padre Angelo.
Ho una domanda che da cattolico mi pongo su due figure che ho incontrato studiando filosofia. Si tratta di Pascal e di Erasmo da Rotterdam. Qual è il giudizio della Chiesa su questi due pensatori?
Forse le sembrerà una domanda banale però sono molto interessato all’argomento.
La ringrazio.
Dio la benedica.

 


 

Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. Erasmo di Rotterdam (1466- 1536) e Blaise Pascal (1623 – 1652) sono due figure che emergono all’interno dei loro secoli e sono nettamente diverse l’una dall’altra.

2. Su Erasmo il giudizio è più critico.
Olandese di nascita, studiò a Parigi e venne ordinato sacerdote nel 1492.
Venne in Italia e rimase a lungo a Firenze, a Padova, a Venezia e a Roma.
Qui, a Roma, lasciò il sacerdozio.
Inizialmente incoraggiò Lutero, ma poi prese apertamente posizione contro di lui nell’opera intitolata De libero arbitrio.
In suo favore c’è una giusta reazione alla scolastica decadente del suo tempo e la sua critica (tardiva) a Lutero.

3. Di lui gli storici Bihlmeier e Tüechle scrivono:
“Degli umanisti tedeschi quello che di gran lunga emerge sopra tutti è Desiderio Erasmo di Rotterdam (1466-1536), insigne per il suo sapere poliedrico, per la ricchezza della produzione letteraria e la grandissima reputazione incontrata non soltanto nei circoli eruditi, ma anche nelle corti dei principali ecclesiastici e laici di tutta Europa.
Era un grecista eccellente e un elegante latinista; i suoi contemporanei lo celebrarono come un principe nel regno della scienza.
Il suo ideale è l’humanitas cristiana.
Certamente la sua aspirazione a liberare la teologia dal formalismo sclerotico della scolastica decadente riconducendola alle fonti della fede, la Sacra Scrittura e i Padri, è degna di lode; con la sua edizione del Nuovo Testamento nel testo originale e numerose edizioni di opere patristiche si acquistò un merito insigne.
Ma egli non potè essere la guida per un vero rinnovamento della Chiesa, poiché non era sufficientemente penetrato di fede inconcussa e profonda.
La sua concezione rifuggiva dalle formulazioni dogmatiche, era permeata di relativismo pragmatistico e così la sua philosophia Christi non andava molto più in là di un moralismo di tipo stoico.
In modo particolare poi con la sua satira geniale e corrosiva contro persone e istituzioni ecclesiastiche (specialmente nei suoi scritti Moriae Encomium i. e. Stultitiae laus del 1509 e nei Colloquia familiaria del 1518), contribuì notevolmente a demolire la loro riputazione e a preparare così il terreno alla rivoluzione religiosa (il protestantesimo, n.d.r.); anche nei primi anni della riforma luterana tenne un contegno equivoco ed incerto. Il suo carattere personale presenta parecchie debolezze” (Storia della Chiesa, III, pp. 164-166).

4. Di Blaise Pascal possiamo dire che sotto certi aspetti ha avuto un itinerario opposto a quello di Erasmo.
Da giovane non fu uno stinco di santo (ma neanche perverso).
A 31 anni, il 23 novembre 1654, ebbe una visione mistica che lo fece uscire dalla crisi mondana e lo riportò, dopo la conversione, ad una vita spirituale molto intensa.
La figura di Gesù Cristo lo affascinò, tanto che ne volle scrivere un’Enciclopedia, un’Apologia della religione cristiana, che non riuscì compilare a causa della morte prematura quando aveva 38 anni.
Ci ha lasciati però i suoi preziosi Pensieri, che sono annotazioni acute sulla figura di Gesù, verità e luce dell’uomo.
Fu difensore della fede mantenendo equilibrio contro i giansenisti da una parte e contro i lassisti dall’altra. Su quest’ultimo fronte attaccò con violenza i padri gesuiti nelle famose Lettere provinciali.
Agli increduli diceva che vale la pena scommettere su Dio: “Se si vince, si guadagna tutto. Se si perde, non si perde nulla” (Pensieri, 233).
Precisava però che il Dio ci cui parlava non era il Dio dei filosofi, ma quello Abramo, di Isacco, di Giacobbe. Soprattutto il Dio rivelato da Gesù, che è pieno di amore e che vuole condividere con gli uomini la sua vita divina.
In uno dei suoi pensieri si legge: “Il Dio dei Cristiani non è un Dio semplicemente autore delle verità geometriche e dell’ordine degli elementi, come la pensavano i pagani e gli epicurei. (…)
Il Dio dei Cristiani è un Dio di amore e di consolazione, è un Dio che riempie l’anima e il cuore di cui Egli s’è impossessato, è un Dio che fa internamente sentire a ognuno la propria miseria e la Sua misericordia infinita, che si unisce con l’intimo della loro anima, che la inonda di umiltà, di gioia, di confidenza, di amore, che li rende incapaci d’avere altro fine che Lui stesso” (Pensieri, 556).

5. Qualcuno ha detto che Pascal è stato un mistico.
Certo non basta un’esperienza mistica per dire di una persona che sia un mistico.
Ma che sia stato innamorato di Gesù Cristo e di voler vivere solo per Lui, questo, sì, lo si può dire.

Ecco qualcosa di questi due grandi personaggi che hanno lasciato il segno nella storia della Chiesa.
Sono contento soprattutto di aver parlato di Pascal.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo