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Quesito

Buongiorno P. Angelo,
Le scrivo perché vorrei approfondire qualcosa riguardante le Messe per i vivi. Recentemente mi è capitato di chiederne due a un Sacerdote amico. Tutte e due le volte si è segnato in agenda il giorno in cui le mie richieste sarebbero state inserite nelle Messe che lui celebra quotidianamente.
La cosa che mi lascia perplesso è il fatto che durante la celebrazione non viene fatto menzione di nulla che possa riguardare la questione che io ho proposto.
Debbo quindi pensare che sia tutto diverso rispetto alla messa che viene fatta per i defunti? Qui vengono fatti i nomi delle persone che si affidano a Dio, nel caso delle cose riguardanti i vivi non vi è alcuna menzione.
Ma come viene evidenziata di fronte al Signore la questione? Chi assiste non percepisce nulla. Io, per esempio, nell’ultima richiesta avevo parlato al Sacerdote che volevo affidare al Signore la grave incomprensione che c’è tra le mie due nuore e che rischia di compromettere gravemente i rapporti tra i miei due figli. Lui, se non ricordo male, mi ha parlato di Messa di intercessione!
La ringrazio e la saluto sempre con grande stima
Giovanni


Risposta del sacerdote

Caro Giovanni,
1. nel rito della celebrazione della Messa per i defunti è previsto che se ne possa menzionare il nome.
Non è obbligatorio, ma i sacerdoti lo menzionano e la gente è contenta.
Bisogna riconoscere che i fedeli attendono il momento in cui viene proclamato il nome. E, non pochi, soprattutto se il defunto è morto da poco tempo, si commuovono.
Proprio di recente ho celebrato la Messa di trigesima per una persona defunta. Al termine è venuto il marito accompagnato dai figli con abbondanti lacrime agli occhi.
Menzionarne il nome è come renderla presente e ravviva quasi visivamente la comunione con i defunti.

2.  È vero che il suffragio rimane intatto anche se non viene detto il nome, perché Gesù Cristo conosce bene il motivo per cui viene celebrato il suo sacrificio.
Ma noi, persone umane fatte non soltanto di anima ma anche di corpo, abbiamo bisogno di segni che rendano viva la memoria.
In casa teniamo viva la memoria con le fotografie.
In Chiesa ne teniamo viva la memoria attraverso il nome.

3. Inoltre la menzione del nome dei defunti è gradita a tutti coloro che partecipano all’eucaristia, soprattutto se la persona per cui si celebra è stata personalmente conosciuta. Così viene stimolato il suffragio da parte di più persone.
Anche questo indubbiamente è un bene.

4. Quando invece si celebra la Messa per un vivo non è previsto che venga detto il nome. È giustamente.
Ci sono cause che ognuno desidera tenere per sé perché sono essere motivo di sofferenza. Perché suscitare allora la curiosità da parte degli altri?
Peggio ancora se si celebra per due persone che non vanno d’accordo, come nel caso per il quale hai chiesto la celebrazione di due Messe.
È doveroso rispettare la privacy e la buona reputazione di tutti.

5. Il sacerdote ti ha parlato di Messa di intercessione. La Messa di intercessione viene celebrata per implorare una grazia. 
Mentre per i defunti viene celebrata la messa di suffragio.
Alcuni sacerdoti pubblicano nel bollettino che distribuiscono ogni settimana l’intenzione per cui viene celebrata la Messa.
Tutti possono leggerne i nomi. È ottima cosa poter ravvivare anche soltanto con il proprio pensiero la comunione con loro e con i loro parenti ed eventualmente anche partecipare.
Quando celebrano per i vivi scrivono: per pia persona. Oppure: per l’intenzione dell’offerente. Tutti sanno che si celebra per domandare una grazia.
Se si tratta di una grazia che tutti conoscono, si può dire all’inizio della Messa che la celebrazione viene fatta soprattutto per invocare la guarigione di una persona gravemente malata. Nel qual caso si dice anche il nome.

6. La celebrazione della Messa per i vivi è preziosa.
Il papà di Santa Teresa di Gesù Bambino quando vide che sua figlia andava di male in peggio, e che i medici non ci capivano niente e non sapevano che cosa fare, fece celebrare addirittura una novena di Messe, accompagnata da generosa offerta. Proprio nel giorno in cui venne celebrata l’ultima Messa, Teresa vide la Madonna che le sorrideva e in quel momento guarì.

7. Era strana quella malattia e giustamente i medici non è comprendevano nulla. Scrive infatti Santa Teresa in Storia di un’anima: “La malattia che mi colpì veniva certamente dal demonio; furioso perché lei era entrata nel Carmelo, volle vendicarsi su me del torto che la nostra famiglia doveva fargli nell’avvenire, ma non sapeva che la dolce Regina del Cielo vegliava sul suo fiorellino fragile, che gli sorrideva dall’alto del suo trono, e si disponeva a far cessare la tempesta proprio nel momento in cui il povero fiore si sarebbe spezzato senza rimedio” 86).
Lei stessa, alla celebrazione delle Messe, aveva aggiunto la sua preghiera personale: “Non trovando soccorso sulla terra, la povera Teresa si era rivolta anche lei alla Madre del Cielo, la pregava con tutto il cuore perché avesse finalmente pietà di lei… A un tratto la Vergine Santa mi parve bella, tanto bella che non avevo visto mai cosa bella a tal segno, il suo viso spirava bontà e tenerezza ineffabili, ma quello che mi penetrò tutta l’anima fu «il sorriso stupendo della Madonna». Allora tutte le mie sofferenze svanirono, delle grosse lacrime mi bagnarono le guance, ma erano lacrime di una gioia senza ombre. Ah, pensai, la Vergine Santa mi ha sorriso, come sono felice! Ma non lo dirò a nessuno, perché altrimenti la mia felicità scomparirebbe” (n. 94).

Mentre ti auguro che il motivo per cui hai fatto celebrare le due Sante Messe si sia risolto, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo