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Quesito
Salve Padre Angelo,
volevo da lei alcuni chiarimenti sulla permissione del male da parte di Dio:
Ho letto alcuni scritti di Padre Pio e di altri santi che mi hanno lasciato molto perplesso in cui paragonano le sofferenze, le prove e in generale le croci della vita a dei regali ricevuti da Dio e dicono esplicitamente che Dio dà le prove più grandi a quelli che più ama… quindi è sottointeso che il male viene da Dio! Ho interpretato male io o Dio può volere il male per l’uomo?
Se io ho capito bene, perchè i teologi insistono nell’affermare che Dio permette semplicemente il male ma non lo vuole? In questo modo sminuiscono l’onnipotenza di Dio… non sarebbe più semplice affermare (seguendo l’insegnamento dei santi) che la sofferenza è un grande strumento di redenzione e di purificazione enormemente salutare per l’anima… e quindi in realtà un bene! Affermare che Dio permette la sofferenza ma non la vuole equivale a ridurre Dio a un semplice gestore di eventi che si verificano casualmente, ma come è possibile dire che le stimmate di Padre Pio (che per lui sono state un enorme dolore) si siano verificate per caso? Oppure il cancro che ha ucciso Chiara Luce Badano o la piccola Antonietta Meo (Nennolina) o in generale tutti i mali che hanno afflitto i santi… difficile considerarli delle casualità, a me sembrano proprio venire dalla volontà di Dio che ha usato la malattia per santificarli.
Non lo so padre, a me sembra così… ma in realtà non ne sono molto convinto…per questo volevo che lei chiarisse questi miei dubbi!
Grazie,
Terry
Risposta del sacerdote
Caro Terry,
1. il linguaggio usato da Padre Pio e da altri Santi è il linguaggio dei mistici ed è diverso da nostro.
I mistici giustamente sanno che tutto il male permesso da Dio è permesso a fin di bene. Per questo leggono e considerano le permissioni di Dio come un bene per loro e per questo le chiamano grazie o regali.
In questo senso si legge di san Domenico che riceveva i maltrattamenti degli eretici con maggiore gioia di quanta ne abbiano i bambini quando ricevono dei regali.
Vedeva in quei maltrattamenti il prezzo richiesto per l’espiazione dei peccati e per la conversione.
Gioiva dunque non per il male che gli veniva fatto, perché in se stesso rimaneva sempre un male, ma per le conseguenze che presentiva.
In questo senso Santa Caterina da Siena insegna che bisogna presentire nella puntura della spina la fragranza del profumo della rosa.
2. Allora il cancro di cui può essere affetta una persona rimane un male e i medici lo curano come tale.
Neanche Chiara Badano e Nennolina lo chiamavano bene.
Ma da quel male sapevano tranne un bene enorme.
3. Anche San Francesco nell’episodio in cui insegna a frate Lione dove consista la perfetta letizia non dice che il male che avrebbero ricevuto sarebbe stato un bene e tanto meno che quelli che lo compivano facessero cose buone, comandate o approvate da Dio… No, assolutamente.
Chi agiva così commetteva un peccato e anche grave.
Dio non può né suggerire né comandare di compiere peccati.
Ma il bene in cui consiste la perfetta letizia consisteva nell’accettare tutte le angherie per amore del Signore e per dominare se stessi.
4. Ecco il testo: “E se noi pur costretti dalla fame e dal freddo e dalla notte più picchieremo e chiameremo e pregheremo per l’amore di Dio con grande pianto che ci apra e mettaci pure dentro, e quelli più scandolezzato dirà: Costoro sono gaglioffi importuni, io li pagherò bene come son degni; e uscirà fuori con uno bastone nocchieruto, e piglieracci per lo cappuccio e gitteracci in terra e involgeracci nella neve e batteracci a nodo a nodo con quello bastone: se noi tutte queste cose sosterremo pazientemente e con allegrezza, pensando le pene di Cristo benedetto, le quali dobbiamo sostenere per suo amore; o frate Lione, iscrivi che qui e in questo è perfetta letizia. E però odi la conclusione, frate Lione. Sopra tutte le grazie e doni dello Spirito Santo, le quali Cristo concede agli amici suoi, si è di vincere se medesimi e volentieri per lo amore di Cristo sostenere pene, ingiurie e obbrobri e disagi; imperò che in tutti gli altri doni di Dio noi non ci possiamo gloriare, però che non sono nostri, ma di Dio, onde dice l’Apostolo: Che hai che tu, che tu non abbi da Dio? e se tu l’hai avuto da lui, perché te ne glorii, come se tu l’avessi da te? (1 Cor 4,7) Ma nella croce della tribolazione e dell’afflizione ci possiamo gloriare, però che dice l’Apostolo: lo non mi voglio gloriare se non nella croce del nostro Signore Gesù Cristo (Gal 6,14)” (Fonti francescane, 1836).
5. Pertanto il male, essendo una privazione di bene, non può mai essere né fatto né comandato da Dio.
Può soltanto essere permesso.
E Dio lo permette per condannarlo a servire beni di più grandi.
6. Le stigmate di Padre Pio non sono invece di per se stesse un male, tant’è che nessuna terapia poteva curarle o almeno lenirne le ferite.
Si trattava invece di un fenomeno mistico straordinario, una specie di miracolo permanente.
Nella speranza di aver chiarito il vario tipo di linguaggio, ti assicuro un ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo