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Quesito

Caro Padre Angelo,
le vorrei chiedere informazioni dettagliate sul peccato che porta a morte.
Cosa si intende praticamente per "coloro che sono stati illuminati e hanno gustato il dono celeste e sono stati fatti partecipi dello spirito Santo…"? Si intende forse coloro che hanno avuto una parola o un consiglio da parte di un Santo o semplicemente si riferisce a coloro che credono?!
Nell’attesa per la sua risposta la ringrazio anticipatamente!
Saluti
Gabriele


Risposta del sacerdote

Caro Gabriele,
1. è san Giovanni colui che parla esplicitamente di peccato che conduce alla morte: “Se uno vede il propriofratello commettere un peccato che non conduce allamorte, … c’è infatti un peccato che conduce alla morte” (1 Gv 5,16-17).

2. Il peccato si dice mortale per due motivi: perché porta alla morte della vita celeste e divina ottenuta per grazia mediante il Battesimo, e anche perché, in mancanza di pentimento, può portare alla seconda morte, e cioè alla morte eterna, l’inferno, di cui parla S. Giovanni nell’Apocalisse: “sudi loro non ha potere laseconda morte” (Ap 20,6), “questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco” (Ap 20,16).

3. Il versetto “coloro che sono stati illuminati e hanno gustato il dono celeste e sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo” è tratto dalla lettera agli ebrei 6,4 e si riferisce ai battezzati.
“Coloro che sono stati illuminati” sono quelli che hanno ricevuto la fede e la grazia per mezzo del Battesimo. Gli antichi cristiani chiamavano il Battesimo “illuminazione” e i battezzati venivano chiamati “illuminati”.
Questa metafora allude agli effetti del Battesimo, che ci incorpora a Gesù Cristo, vera luce del mondo (Gv 1,4-5 e 8,12), ci fa passare dalle tenebre del peccato alla luce che dà la vita e illumina la mente con le verità rivelate da Dio.

4. “Hanno gustato il dono celeste” perché hanno sperimentato la dolcezza del dono di Dio.
Questo dono celeste è la grazia santificante, che ci rende partecipi della vita divina e porta la presenza viva e personale di Gesù Cristo dentro di noi.
Parlando alla samaritana Gesù dice: “se tu conoscessi il dono di Dio” (Gv 4,10). Di questo dono celeste parla anche San Paolo ai Romani (“Ma il dono di grazia” 5,15).
Questo dono celeste allude anche all’Eucaristia dal momento che i battezzati possono nutrirsi di Cristo, pane della vita, che porta in se ogni dolcezza.

5. “Sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo” per mezzo del Sacramento del Battesimo e della Confermazione.

6. Noi cristiani, proprio per queste esperienze celesti, dovremmo sentire più forte la passione di portare tutti gli uomini a Cristo.
Molto spesso la mancanza di spirito missionario nasce dal fatto che si è cristiani per anagrafe. Ci si accontenta di non fare peccati mortali, ma non ci si preoccupa di avanzare nella vita in Cristo.
Quest’esplorazione mai conclusa (neanche nella vita futura) e quest’esperienza di vita in Cristo è il motivo del nostro gaudio, del nostro desiderio di avanzare e anche della solidità e della fermezza della nostra fede.

Ti auguro una felice conclusione del periodo pasquale e un fruttuoso mese mariano.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo