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Quesito

Salve padre Angelo.
La contatto per qualche questione,.
Risponda chiaramente quando e se ha tempo.
Volevo sapere, sto studiando la Genesi seguendo le note e annotando tutto in vari quaderni, che differenza c’è tra testo jhavista e testo sacerdotale. Solo che uno è di origine masoretica e l’altro Cristiano?
E poi le note mi fanno vedere le discrepanze nel diluvio di Noè, gli animali da portare, i giorni del diluvio.
Però dice anche che le cause del diluvio sono diverse. Sempre sulla base jhavista e sacerdotale, ma io, mi scusi l’ignoranza, non riesco a captare la differenza.
Ultimo quesito che significa la croce greca messa a fine dei versetti? Esempio: Gdc 3, 10+
La ringrazio anticipatamente e le porgo cordiali saluti.
Dio la benedica lei e i suoi e miei fratelli domenicani.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. dobbiamo tenere presente che quasi tutti i libri dell’Antico Testamento che ci sono pervenuti sono stati preceduti da secoli di Tradizione orale.
Tra i profeti prima della deportazione degli ebrei in Babilonia (587 a. C.) soltanto in due casi ci si trova di fronte a persone che hanno preso la penna per scrivere (Is 8,1 ss.; Ab 2:2 ss.).
 Bisogna ricordare che nel Medio Oriente Antico il mezzo normale per comunicare e tramandare le cose era la memoria. La scrittura era preferibilmente usata per cataloghi, ricevute, verbali, contratti, ecc.
La memoria era tenuta in gran conto.
Ancor oggi si possono incontrare degli arabi che sanno a memoria tutto il Corano e fino a qualche decennio fa esistevano nell’Europa Orientale ebrei che sapevano a memoria tutto il Talmud (importante raccolta di scritti intorno alla Legge).
 
2. Fatta questa premessa, diventa più comprensibile la composizione della Genesi, il primo libro della Bibbia, nel quale sono confluite diversi racconti o tradizioni
La pluralità di queste tradizioni è “evidente dai doppioni, dalle
ripetizioni, dalle discordanze che colpiscono il lettore dalle prime pagine della Genesi: due
racconti della creazione (1-2,4a e 2,4b-3,24); due genealogie di Caino-Kenan (4,17s e
5,12-17); due racconti combinati del diluvio (6-8). Nella storia patriarcale, ci sono due
presentazioni dell’alleanza con Abramo (Gn 15 e 17); due espulsioni di Agar (16 e 21); tre
racconti della disavventura della moglie di un patriarca in paese straniero (12,1020; 20;
26,1-11); due storie combinate di Giuseppe e dei suoi fratelli negli ultimi capitoli della
Genesi. Ci sono poi due racconti della vocazione di Mosè (Es 3,1-4,17 e 6,2-7,7); due
miracoli dell’acqua a Meriba (Es 17,1-7 e Nm 20,1-13); due testi del decalogo (Es 20,1-17 e Dt 5,6-21); quattro calendari liturgici (Es 23,14-19; 34,18-23; Lv 23; Dt 16,1-16).
Si potrebbero citare molti altri
esempi” (Bibbia di Gerusalemme, Introduzione al Pentateuco).

3. Le varie tradizioni “si raggruppano per affinità di lingua, di modi, di concetti, e determinano linee
di forza parallele che si seguono attraverso il pentateuco. Esse corrispondono a quattro
correnti di tradizione.
La tradizione «jahvista» (così chiamata perchè utilizza il nome divino Jahve, «Signore», fin dal racconto della creazione) ha uno stile vivo e
colorito; sotto una forma figurata e con ricchezza narrativa, dà una risposta profonda alle
gravi questioni che si pongono ad ogni uomo; anche le espressioni umane di cui si serve per
parlare di Dio rivelano un senso molto elevato del divino.
La tradizione «elohista» (che ha per caratteristica più esterna l’uso del nome comune
Elohim o «Dio») si distingue dalla tradizione jahvista per uno stile più sobrio e anche più
piatto, una morale più esigente, una preoccupazione di rispettare la distanza che separa
l’uomo da Dio. I racconti delle origini mancano in questa tradizione, che incomincia solo con
Abramo. Essa è probabilmente più recente della tradizione jahvista (del sud) e la si collega in generale
alle tribù del nord” (Ib.).

4. “Malgrado le caratteristiche che li distinguono, i racconti jahvista ed elohista narrano sostanzialmente la stessa storia: queste due tradizioni hanno dunque una origine comune. I gruppi del sud e quelli del nord
condividevano una stessa tradizione che raccoglieva in un certo ordine i ricordi del popolo nella sua storia” (Ib.).

5. “Le tradizioni jahvista ed elohista contengono pochissimi testi legislativi: il più
considerevole è il codice dell’alleanza, sul quale ritorneremo.
Le leggi costituiscono invece la
parte principale della tradizione «sacerdotale», che dedica un interesse speciale
all’organizzazione del santuario, ai sacrifici e alle feste, alla persona e alle funzioni di
Aronne e dei suoi discendenti.
Oltre i testi legislativi o istituzionali, contiene anche parti narrative, che sono sviluppate specialmente quando servono a esprimere lo spirito legalista o liturgico che la anima.
Ama i computi e le genealogie; il suo vocabolario particolare e il suo stile generalmente astratto e ridondante la fanno facilmente riconoscere. Questa tradizione è
quella dei sacerdoti del tempio di Gerusalemme; ha conservato elementi antichi ma si è costituita solo durante l’esilio e si è imposta solo dopo il ritorno; vi si distinguono parecchi strati redazionali. (…).
Si segue abbastanza facilmente nella Genesi il filo delle tre tradizioni jahvista, elohista e
sacerdotale.
Dopo la Genesi, la corrente sacerdotale si isola senza difficoltà, specialmente nella fine dell’Esodo, in tutto il Levitico e in grandi sezioni dei Numeri; ma è più difficile
dividere il resto tra le correnti jahvista ed eloista” (Ib.).

6. “Dopo i Numeri e fino agli ultimi capitoli del Deuteronomio, queste tre correnti scompaiono e sono sostituite da una tradizione unica, quella del Deuteronomio.
Essa si caratterizza per uno stile molto particolare, ampio e oratorio, in cui ritornano spesso le medesime formule ben coniate, e per una dottrina affermata costantemente: tra tutti i popoli, Dio, per puro compiacimento, ha scelto Israele come suo popolo; ma questa elezione e il patto, che la sanziona, hanno per condizione la fedeltà di Israele alla legge del suo Dio e al culto legittimo che deve rendergli in un santuario unico” (Ib.).

7. Da quanto ti ho trascritto puoi vedere facilmente che la distinzione tra  tradizione jahvista e
sacerdotale non è equiparabile per nulla al testo masoretico e alla tradizione cristiana.
Il testo masoretico era un testo che portava delle annotazioni fatte dai dottori della legge per meglio comprenderne il significato.

8. Sulla differenza tra i due racconti del diluvio ti trascrivo quanto dice la Bibbia di Gerusalemme: “Vi sono in questa sezione molte ripetizioni, a partire dal motivo del diluvio (6,5-8 e 9-13), e vi sono delle differenze considerevoli (cf. 6,19-20 e 7,15-17 con 7,2-3b), ivi compresa quella della cronologia: rispetto a 7,12 e 8,13a-14 (con alcuni dati intermedi, in particolare i due periodi di 150 giorni), altri passi (7,4.10.12 e 8,6-12) suppongono una durata più corta. Di fatto abbiamo qui due racconti praticamente completi, il più antico di tradizione jahvista, il più recente di tradizione sacerdotale. Il racconto jahvista è pieno di colore e di vita; quello della tradizione sacerdotale è più dettagliato, in particolare per la cronologia, e più meditato” (Ib.).
Ad esempio il motivo del diluvio nel primo testo è la corruzione, nel secondo è la violenza.
Sul numero degli animali nel primo testo si dice una coppia per ogni specie, nel testo attribuito alla tradizione sacerdotale che è più dettagliato si legge: “Di ogni animale puro prendine con te sette paia, il maschio e la sua femmina; degli animali che non sono puri un paio, il maschio e la sua femmina. Anche degli uccelli del cielo, sette paia, maschio e femmina, per conservarne in vita la razza su tutta la terra” (Gn 7,2-3).

9. La croce greca accanto ad un riferimento biblico è una scelta redazionale della Bibbia di Gerusalemme e sta ad indicare che per quel versetto c’è un’annotazione.
Queste annotazioni sono sempre molto ricche e precise e costituiscono uno degli aspetti più pregevoli di questa edizione della Bibbia, frutto dello studio dei domenicani dell’Ècole biblique di Gerusalemme.

Che il Signore benedica anche te.
A lui ti ricordo nella preghiera e ti auguro ogni bene.
Padre Angelo