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Quesito

Buongiorno caro Padre,
volevo avere alcune delucidazioni su questo passo del vangelo: “In quel tempo, Giovanni chiamati due dei suoi discepoli li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?»”.
Perché questa domanda? Giovanni non lo riconobbe come il Messia già nel momento del battesimo al Giordano?
La abbraccio.
Eugenio


Risposta del sacerdote

Caro Eugenio,
1. è vero quello che dici. Giovanni non aveva dubbi sul fatto che Gesù fosse il vero Messia. Ne aveva avuto una chiara testimonianza da parte di Dio Padre nel giorno del battesimo di Gesù.
Ecco che cosa si legge nel Vangelo di San Giovanni: “Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui.
Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: «Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo».
E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio»” (Gv 1,32-34).

2. Per comprendere la domanda che il Battista presenta per mezzo di due dei suoi discepoli è necessario ricordare che in quel momento Giovanni si trovava in prigione.
Non poteva venir meno la sua fede in Gesù anche in quel momento perché la testimonianza del cielo era stata chiarissima.
Erano però i suoi discepoli che dubitavano vedendo Giovanni, il loro maestro, in prigione. Si domandavano: “Se Gesù è il Messia, il liberatore, perché permette che Giovanni finisca così?”.
Allora Giovanni vedendo che i suoi discepoli erano diventati titubanti nei confronti di Gesù li manda direttamente da lui perché da lui stesso abbiano la risposta.

3. San Tommaso afferma: “Poiché i discepoli di Giovanni dicevano calunnie su Cristo, per questo li mando, non perché egli stesso dubitasse ma perché essi non calunniassero, ma confessassero”.
Alla loro domanda Gesù risponde con i fatti.
Scrive infatti l’evangelista San Matteo: “Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo.
E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!»” (11,4-6).

4. La migliore testimonianza di chi egli sia è costituita dalle sue opere: “Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato” (Gv 5,36).
Sono le opere predette dal profeta di Isaia: “Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto” (Is 35,5-6).
Da queste opere sarebbe stato riconosciuto come il Messia.

5. Questa è l’interpretazione che sempre è stata data.
Tuttavia la Bibbia di Gerusalemme ipotizza che Giovanni Battista stesso sia sorpreso di vedere in Gesù un Messia così diverso da come se l’attendeva: “Senza dubitare assolutamente di Gesù, Giovanni Battista è sorpreso di vedere realizzarsi un tipo di Messia così differente da quello che gli attendeva”.
Il Battista infatti aveva detto del Messia che stava per arrivare: “Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco.
Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile” (Mt 3,10-12).

6. Quest’interpretazione era già stata avanzata da Padre Lagrange, il grande biblista: “San Matteo ci illumina sopra lo stato d’animo del Battista.
Perché mai il Forte, che egli aveva annunziato, tardava a compiere in tutto il suo splendore l’incarico che gli era stato affidato? Non si dovrebbe concludere da questo che bisognava attendere un altro? Per quanto egli non dubiti della missione di Gesù, il tempo trascorso nella prigionia di Macheronte pare lungo e pensa anche ai suoi discepoli, il cui dubbio non si era ancora dissipato” (L’Evangelo di Gesù Cristo, p. 150).

7. Ma qui, secondo San Tommaso, il Battista allude al potere giudiziario di Cristo alla fine del mondo.
In conclusione possiamo dire che tutte e due le interpretazioni sono valide, anche se la prima sembra essere più schiacciante perché il Battista certamente conosceva che il Messia si sarebbe presentato anche come il servo sofferente (Is 53), per cui gli doveva fare da precursore anche nella morte.

Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo