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Caro padre Angelo,
ti scrivo questa e-mail per chiederti un parere.
Oggi mi trovavo a pranzo con un gruppo di amici e durante il pranzo è uscito il discorso della masturbazione se considerarla peccato o no.
Io ho espresso la mia opinione, ovvero, considero personalmente la masturbazione come un peccato mortale, metto molto impegno a non ricadere, ma quando capita corro subito a confessarmi.
Un mio amico invece sostiene che la masturbazione non sia peccato, in quanto lui si masturba solo per “prevenire” il fenomeno della polluzione notturna, che lo disgusta. Pertanto sostiene che la masturbazione non è peccato se praticata ogni 10/15 giorni, per “svuotare” (mi perdoni se scrivo in maniera forse poco educata) per evitare poi di sporcarsi la notte quando avviene la polluzione.
Sostiene inoltre che un tale che lui conosce è costretto a praticarla a causa di un problema alla prostata (cosa per me ancora più strana). Cosa per me più grave è il fatto che lui va comunque a fare la comunione. Ora mi può illustrare meglio lei la situazione? La masturbazione è sempre peccato?, o come dice il mio amico per prevenire non è peccato? Inoltre lui afferma che la masturbazione per lui si riduce al semplice atto, senza pensieri impuri e inoltre non ha il desiderio di provare piacere, ma ripeto, solo per prevenire.
È davvero così?
Grazie mille in anticipo.
Carissimo,
1. I pronunciamenti del Magistero della Chiesa sulla masturbazione sono chiari.
Il S. Ufficio (24.7.1929, DS 3684) disse che non è lecita neanche se viene fatta a solo scopo clinico per diagnosticare ed eventualmente curare determinate malattie.
La precisazione “eventualmente curare determinate malattie” risponde a quel tale che hai menzionato, affetto da problemi di prostata.
2. Pio XII più volte tornò sull’argomento.
Il 29.9.1949, a proposito della procreazione cosiddetta “assistita” ma che di fatto è sostituita affermò che “è superfluo osservare che l’elemento attivo non può mai essere procurato con degli atti contro natura”.
Nel radiomessaggio per la chiusura della giornata della famiglia (23.3.1952) disse che “il comandamento divino della purezza dell’anima vale senza diminuzione anche per la gioventù odierna. Anch’essa ha l’obbligo morale e, con l’aiuto della grazia, la possibilità di conservarsi pura. Respingiamo quindi come erronea l’affermazione di coloro che considerano inevitabili le cadute negli anni della pubertà, le quali così non meriterebbero che se ne faccia grave caso, quasi che non siano colpa grave, perché ordinariamente, essi aggiungono, la passione toglie la libertà necessaria affinché un fatto sia moralmente imputabile”.
Ugualmente nel discorso ai partecipanti al Congresso mondiale sulla fecondità e sterilità (16.5.1956) affermò: “Il procurarsi il seme umano per mezzo della masturbazione riguarda il pieno esercizio della naturale facoltà generativa dell’uomo; l’attuazione completa e diretta degli organi sessuali fuori dell’unione coniugale importa un uso diretto e indebitamente usurpato di tale facoltà. Nell’uso indebito di tale facoltà è posta l’intrinseca violazione delle norme della moralità”.
3. Soprattutto la Dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede “Persona humana” (29.XII.1975) ha ribadito il costante Magistero della Chiesa in proposito: “Quale che sia il valore di certi argomenti di ordine biologico o filosofico, di cui talvolta si sono serviti i teologi, di fatto sia il Magistero della Chiesa – nella linea di una tradizione costante – sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato (PH 9).
4. E ne porta subito la motivazione: “La ragione principale è che, qualunque ne sia il motivo, l’uso deliberato della facoltà sessuale, al di fuori dei rapporti coniugali normali, contraddice essenzialmente la sua finalità.
A tale uso manca infatti la relazione sessuale richiesta dall’ordine morale, quella che realizza in un contesto di vero amore l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana (Gaudium et spes 51). Soltanto a questa relazione regolare dev’essere riservato ogni esercizio deliberato della sessualità” (PH 9).
5. Si tratta infatti di usare di una facoltà al di fuori del progetto del Creatore.
Proprio per questo non porta a Lui, né unisce a Lui, ma lo separa.
6. Desidero sottolineare che la valutazione non è data sul piano umano, ma su quello teologico, vale a dire sul suo potere santificante.
Ora nessuno, credo, potrebbe affermare che si tratta di un’azione che parla di Dio, porta a Dio e unisce a Dio.
Tanto più che la Sacra Scrittura dice in maniera molto chiara e forte: “Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità (nella Sacra Scrittura l’impurità qui menzionata è sinonimo del peccato di cui stiamo parlando, n.d.r.), libertinaggi e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come ho già detto, che chi le compie non erediterà il Regno di Dio” (Gal 5,19-21) e cioè separa da Dio.
E ancora: “Perché sappiatelo bene, nessun fornicatore o impuro,… avrà parte del Regno di Cristo e di Dio” (Ef 5,5), perché da esso si è separato.
7. E in maniera ancora più dettagliata e precisa afferma: “Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impudicizia, che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, non come oggetto di passioni e di libidine, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno offenda o inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato.
Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione.
Perciò chi disprezza queste norme, non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che ci dona il suo santo Spirito” (1 Ts 4,3-8).
8. Quelli che vivono senza Dio si scandalizzano di queste affermazioni. Ad essi pare che si tratti semplicemente di una legalistica proibizione.
In realtà con questo peccato ci si esclude da se stessi dall’esperienza della grazia, della Comunione da cuore a cuore con Dio, che è l’esperienza più bella e più dolce della vita.
Chi non ha fatto questa esperienza non capisce la portata dell’affermazione, la censura e la critica come ottusa.
Lo capisco.
Ma non per questo la masturbazione diventa un’esperienza santificante!
9. Sul comportamento del tuo amico io potrei obiettare che un conto è andare a ricevere la particola consacrata e un altro conto è fare la Santa Comunione.
Fare la Santa Comunione non è questione di un attimo, ma è un’esperienza di vita, un’esperienza così bella che si desidererebbe che non finisse mai.
Avrai notato che la dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede parla del senso morale dei fedeli.
Il senso morale dei fedeli, in particolare di coloro che vivono in grazia di Dio, avverte immediatamente che si tratta di un’azione che fa perdere la Comunione.
È impossibile ricuperarla da soli.
Il senso morale dei fedeli avverte di ricuperarla nella confessione sacramentale.
10. Senza dire che si possono avvertire dubbi sull’affermazione per la quale l’aspetto erotico sarebbe del tutto assente.
11. Vi è da dire inoltre che il disagio di certi fenomeni naturali non è paragonabile al disagio interiore provocato da ciò che è disordine morale.
Ne è testimone il senso morale dei fedeli.
Va ricordato che per essere fedeli non basta andare in Chiesa.
Quando si vive abitualmente nel peccato mortale si continuerà a definirsi cristiani, ma senza averne l’esperienza interiore di Comunione da cuore a cuore con Dio.
12. Ciò non toglie che soggettivamente vi possano essere circostanze che qui, come in ogni altro settore della vita, possano rendere soggettivamente meno grave ciò che oggettivamente è grave.
Ma questo è un altro discorso, doveroso senza dubbio, ma che non attiene alla domanda oggettiva che mi hai fatto.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo