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Quesito
Caro Padre Angelo,
ho da poco letto “L’Evangelo così come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta e mi sono soffermato sul capitolo che riguarda la madre di Giuda Iscariota, la quale amava teneramente il Signore e si preoccupava che il figlio non Lo danneggiasse e non creasse scandalo al Salvatore, riconoscendo il suo debole carattere e l’ambizione che lo divorava, come si comportava anche coi servi (si adirava spesso) e in questo capitolo Gesù fa una rivelazione a un’amica della mamma di Giuda dicendole che nonostante quello che avesse commesso il figlio, causa della sua dannazione, questa donna in paradiso sarebbe stata smemorizzata e resa ignara di aver avuto un figlio dannato perché nella gloria del paradiso nessuna persona può portare con sé dolori e amarezze. A prescindere dall’autenticità di queste rivelazioni private, mi sorge spesso questo interrogativo di come può essere la condizione di un’anima beata che si ritrova parenti o famigliari all’inferno per il quale non è più possibile ottenere la grazia. Tutto ciò le sembra credibile oppure dal paradiso si può avere una visione anche sull’inferno e provenienza di quelle anime?
Ringraziandola le faccio i migliori auguri.
Adriano C.
Risposta del sacerdote
Caro Adriano,
1. bisogna sempre andare cauti quando si parla della condizione dei santi in paradiso.
Sappiamo di certo che sono conformati nell’anima (e dopo la fine del mondo anche nel corpo) a Cristo risuscitato dai morti. Sono pertanto immuni da qualsiasi tipo di sofferenza.
Dire che vengono smemorizzati delle conoscenze che possono causare tristezza può rientrare nel linguaggio antropomorfico di cui noi ci serviamo per parlare di realtà che invece non sono più soggette a lutto, lamento, affanno (Ap 21,4).
2. La conoscenza dei santi in paradiso non causa dispiacere, ma solo letizia.
Di là noi godremo di Dio e godremo per le sue infinite perfezioni. E non cesseremo di lodarle in eterno.
Quando vedremo il corpo trafitto di Gesù non potremo dire altro che quanto ha espresso san Giovanni nell’Apocalisse: “Veri e giusti sono i suoi giudizi” (Ap 19,2).
Di là finalmente ameremo Dio più di noi stessi e lo ameremo più dei nostri cari.
Fin che siamo di qua, non capiamo fino in fondo che cosa sia il peccato. Ma quando vedremo ciò che esso è, quando vedremo tutto quello che Dio ci ha voluto dare e che noi abbiamo rifiutato, quando vedremo l’odio e l’ostinazione dei peccatori nei confronti di Dio e della sua grazia, diremo con la totalità di noi stessi: “Veri e giusti sono i suoi giudizi” (Ap 19,2).
Come ho detto, subiremo una trasformazione.
Per ora non possiamo capire adeguatamente.
Ti ringrazio, ti prometto una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo