Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Quesito

Salve padre,
(…). L’offerta della mia vita a Dio anche nelle sofferenze è uno dei temi, insieme a quello della gioia, che mi sono più cari. Mi capita più volte di offrire tutto perché a molti venga cambiato il cuore con quello di Gesù, come avvenne per Santa Caterina.
La volevo informare che sto iniziando un progetto che avevo in mente da un po’ insieme a un’altra persona che ne sa molto più di me di teologia naturale. Il progetto è quello di dare una base teologica solida e inattaccabile a nuovi cristiani o laici che si avvicinano alla religione, spiegandola in modo semplice ma comunque non danneggiando la validità dei concetti.
Penso che qualcosa del genere sia necessario in un mondo così secolare pieno di ignoranza teologica. Intendo concludere questo lavoro dopo la mia entrata nell’Ordine così da poterlo revisionare da occhi esperti e non da quelli di un ragazzo.
Per ora ho finito solo il primo argomento che è il primo motore.
Inoltre, come sa, è da poco iniziata la scuola e ho rinnovato il mio programma di preghiera. Spero di tenere il ritmo, nonostante sia difficile perché il maggior tempo dedicato alla preghiera lo facevo di mattina. (…).
Grazie mille ancora per tutto


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. le ultime parole di Gesù nel Vangelo di oggi valgono per tutti, ma in modo particolare valgono per te che avverti la vocazione al sacerdozio e alla vita domenicana: “Chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà” (Mc 8,35).
Tutti sono chiamati a dare un valore aggiunto al compimento del loro dovere: quello di far tutto per amore del Signore e per il suo Vangelo, cioè per la salvezza di tutti e la conversione dei peccatori.
In tal modo neanche un attimo per la nostra vita viene sprecato, ma tutto diventa meritorio per la vita eterna.
Le parole di nostro signore trovano ecco in quelle di San Paolo quando dice: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; èquesto il vostro culto spirituale” (Rm 12,1).
Usando termini biblici e teologici, tutto questo corrisponde al cosiddetto sacerdozio battesimale.
Tutti siamo chiamati a diventare sacerdoti nel senso di offrire le nostre azioni a Dio come il culto spirituale a lui gradito.

2. Ma tu, insieme con altri, sei chiamato non solo a vivere il sacerdozio battesimale donando un significato aggiunto alle tue azioni, ma se hai chiamato a dedicarti esclusivamente alle cose sante, donandoti a Dio nell’evangelizzazione, nella preghiera, nella celebrazione dei sacramenti e nella guida delle anime.
Questo è il sacerdozio ministeriale.

3. La tua vocazione domenicana, rispetto al sacerdozio diocesano, viene caratterizzata ulteriormente da una preghiera più intensa, dalla vita fraterna accompagnata da alcune pratiche adatte all’obiettivo del nostro Ordine (la salvezza delle anime attraverso la predicazione) e da una dedizione specifica allo studio per essere ben preparato ed essere in grado di insegnare la sana dottrina confutando gli oppositori (cfr. Tt 1,9).

4. Mi compiaccio per il lavoro che compi insieme con la persona di cui mi accenni per presentare un insegnamento inattaccabile e persuasivo.
Questo tuo lavoro, che certamente sarà perfezionato dagli studi che farai all’interno dell’Ordine, convince ulteriormente della tua vocazione all’ordine di San Domenico.

5. Lo studio è molto importante per un domenicano.
Oltre a perfezionare nella conoscenza della verità, è ottimo strumento per rimanere in comunione con Dio e vivere santamente.
Il beato Umberto de Romans, che è stato il quinto maestro generale dell’Ordine, dice in una sua opera di fondamentale importanza per la nostra spiritualità domenicana: “Lo studio preserva dal peccato, forma l’uomo interiore, mostra chiaramente la via del dovere, rende il religioso più utile agli altri, accresce la stima dell’Ordine fra il popolo, libera dalla malinconia, dà la forza per sopportare la fatica della vita religiosa e apostolica e soprattutto è strumento di progresso spirituale” (De vita regulari, II, pp. 28-29).

6. Lo studio delle verità sacre è come l’acqua promessa da Gesù alla samaritana: “Chiunque beve di quest’acqua (sottinteso: materiale, n.d.r,) avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4,13-14).
Il che significa che chi si abbevera dei beni di questo mondo, avrà di nuovo sete perché non saziano mai, come l’esperienza insegna.
Ma chi beve dell’acqua che dà il Signore, e cioè la divina sapienza, perde la sete dei beni di questo mondo perché porta dentro di sé la sorgente di un’acqua che disseta sempre e unisce a Dio secondo la bella profezia di Isaia: “Sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono” (Is 58,11).
San Tommaso d’Aquino aggiunge: “Lo studio della verità divina è necessario alla vita religiosa perché aiuta la vita contemplativa” (Somma teologica, II-II, 188, 5), e cioè giova a stare continuamente uniti a Dio, fonte di ogni dolcezza.

7. Mi compiaccio del tuo programma quotidiano di vita di preghiera.
Nello stesso tempo cogli ogni occasione per esercitare le virtù e in particolare la carità perché “viene prima la vita che la dottrina: la santità della vita infatti conduce alla conoscenza della verità”. Così infatti insegna San Tommaso: “Vita enim ducit ad scientiam veritatis” (Commento al Vangelo di Matteo 5,14).
A questo programma aggiungi, se è possibile, la confessione settimanale o almeno quindicinale, fatta possibilmente sempre con il medesimo sacerdote.

Con l’augurio di una vita santa che ti conduca sempre di più alla conoscenza della verità, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo