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Quesito
Carissimo padre Angelo,
in questo tempo sto leggendo con attenzione un libro iniziato tempo fa, che sicuramente le è molto chiaro, cioè il Dialogo della Divina Provvidenza. Sento davvero la mano di Dio, specialmente se penso che santa Caterina era analfabeta.
Ma a proposito di questo le pongo sette brevissime domande, che esigono una risposta breve. Faccia quando vuole, so che ha moltissimo lavoro.
1. Come faceva santa Caterina a scrivere quanto aveva appreso dal Padre Eterno se era analfabeta? Qual era realmente il suo livello di istruzione?
2. Lo ha scritto tutto in una volta dopo la rivelazione o volta per volta?
3. Come presero quest’opera i suoi contemporanei?
4. Come considera il magistero quest’opera? Non è al pari delle Scritture, ma è pur sempre parola del Padre mediata da Caterina?
5. È evidente la dottrina tomista di fondo, usata con abilità indiscussa. Il Padre Eterno ha attinto da questa dottrina, che è la sua?
6. La domanda vale anche per san Tommaso d’Aquino: la Chiesa crede alla sua visione, dopo la quale non ha più scritto e ha detto che le sue opere erano “palea”?
7. Come fa la Chiesa a essere sicura delle apparizioni o rivelazione di questi due santi?
La ricordo con affetto nella preghiera
Paolo
Risposta del sacerdote
Caro Paolo,
riprendo una per una le tue sette domande.
1. La prima: come faceva santa Caterina a scrivere quanto aveva appreso dal Padre Eterno se era analfabeta? Qual era realmente il suo livello di istruzione?
Santa Caterina, essendo analfabeta, non ha scritto.
Ecco come sono andate le cose.
Il beato Raimondo da Capua nella vita della Santa scrive che “quasi due anni prima di morire, le fu rivelata dal cielo una tale chiarezza della Verità, che Caterina fu costretta a diffonderla per mezzo dello scritto, pregando i suoi scrivani di stare pronti a trascrivere tutto quello che uscisse dalla sua bocca, appena si fossero accorti che lei andava in estasi” (Vita di Santa Caterina da Siena, n. 349).
Il beato Raimondo rivela che Stefano Maconi “fu uno degli scrivani della vergine, il quale scrisse sotto dettatura di lei la maggior parte delle lettere e la maggior parte del Libro” (n. 342).
Il fatto che fosse analfabeta non dice nulla del suo livello di istruzione perché Santa Caterina fu istruita direttamente dallo Spirito Santo che le insegnato molte cose e le narrò la vita di molti santi, in modo particolare quella del nostro Santo Padre Domenico.
La sua preparazione dottrinale emerge in modo particolare nelle quasi 400 lettere che ha dettato. Alcune di esse sono come trattati di teologia.
Inoltre era attenta all’ascolto della sacra predicazione, soprattutto quella dei suoi confratelli.
2. Lo ha scritto tutto in una volta dopo la rivelazione o volta per volta?
Lo scrisse nello spazio di cinque giorni, tra il 9 e il 13 ottobre 1378 (cfr. G. Joerghensen, Santa Caterina da Siena, p. 418). Praticamente fu un’estasi continua.
Joerghensen riferisce che “lo dettò in ginocchio con il volto raggiante. Quando Caterina tacque si fece un silenzio di morte. I discepoli si avvicinarono, le aspersero il viso con l’acqua benedetta ed ella tornò in sé emettendo un lungo e fievole sospiro, un Deo gratias. Amen, risposero i discepoli e il segretario scrisse infine Deo gratias. Amen” (Ib., p. 433).
Si riporta anche quanto Ser Cristofano Guidini scrisse nelle sue memorie a proposito di questo capolavoro letterario di Caterina: “La detta serva di Cristo fece una notabile cosa, cioè uno libro el quale è di volume d’uno messale; e questo fece tutto essendo essa è in astrazione, perduti tutti e’ sentimenti, salvo che la lengua. Dio padre parlava in lei, ed ella rispondeva e dimandava, ed ella medesima recitava le parole di Dio padre dette a lei e anco le sue medesime, che lei diceva e dimandava a lui; e tutte queste parole erano per volgare… Ella diceva e uno scriveva; quando ser Barduccio, quando è il detto Donno Stefano, e quando Neri di Landoccio. Questo audire pare che sia cosa da non credere; ma a coloro che lo scrissero e udiro nollo pare così; e io so’ uno di quegli” (Ib., p. 417).
3. Come presero quest’opera i suoi contemporanei?
Lo presero come rivelazione privata. Il beato Raimondo, che divenne maestro generale dell’Ordine dei domenicani, la tradusse in latino.
Questo solo fatto è sufficiente per capire in quale considerazione fosse tenuta quest’opera.
4. Come considera il magistero quest’opera? Non è al pari delle Scritture, ma è pur sempre parola del Padre mediata da Caterina?
Il magistero della Chiesa la considera una rivelazione privata, che differisce dalla Divina Rivelazione.
Per aderire alla Divina Rivelazione è necessario che Dio muova interiormente poiché Gesù ha detto: “Nessuno viene a me se il Padre non lo attira” (Gv 6,44).
Mentre per la rivelazione privata è sufficiente la buona volontà e la fiducia di chi aderisce.
Nessuno è tenuto a credere alle rivelazioni private.
Tuttavia in questa rivelazione di Santa Caterina è la verità stessa che si impone alla nostra intelligenza.
Non c’è nulla di difforme dalla Divina Rivelazione e si presenta come la spiegazione di alcuni suoi elementi.
5. È evidente la dottrina tomista di fondo, usata con abilità indiscussa. Il Padre Eterno ha attinto da questa dottrina, che è la sua?
Sì, non stupisce che questa rivelazione abbia l’accento di temi che Santa Caterina sentiva esporre dalla predicazione dei suoi confratelli domenicani.
Anche la Madonna quando il composto il Magnificat si è servita di espressioni della Sacra Scrittura che lei stessa conosceva, come ad esempio il cantico di Anna.
6. La domanda vale anche per san Tommaso d’Aquino: la Chiesa crede alla sua visione, dopo la quale non ha più scritto e ha detto che le sue opere erano “palea”?
La Chiesa non dice nulla su quanto provò San Tommaso dopo aver celebrato la Messa nella festa di San Nicola il 6 dicembre 1273.
Ascolta con ammirazione la risposta che San Tommaso diede ai suoi segretari quando disse che tutto quello che finora aveva dettato o insegnato in confronto a quello che aveva visto era paglia (palea).
7. Come fa la Chiesa a essere sicura delle apparizioni o rivelazione di questi due santi?
La Chiesa quando canonizza un santo si basa sull’esercizio delle sue virtù al massimo grado. Se si tratta di un martire, esamina se è stato ucciso in odio alla fede o a qualche virtù cristiana.
Non si basa sui fenomeni mistici né sulle loro rivelazioni perché non sono né oggetto né soggetto di merito.
Il Signore le può dare a chiunque, anche ad un pagano.
Ma per proclamare Santa Caterina dottore della Chiesa necessariamente ha tenuto conto sia delle lettere sia del Dialogo.
La Chiesa ha accolto favorevolmente questa dottrina perché l’ha vista pienamente alla Divina Rivelazione, al pensiero dei Santi Padri, dei santi teologi e del Magistero.
Ti ringrazio per la preghiera che volentieri contraccambio con l’augurio che dalla lettura di questo libro tu possa salire sempre più in alto nella vita cristiana e nella tua unione con Nostro Signore.
Ti benedico e ti auguro ogni bene.
Padre Angelo