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Quesito

Buonasera caro Padre Angelo.
Sono Domenico … da …, un ragazzo di 17 anni che si sta chiedendo e sta riflettendo su cosa fare del suo futuro. Vi ho trovato sul vostro sito e su instagram e ho deciso di scriverle.
Tra le possibili idee e pensieri che ho, c’è l’Ordine dei domenicani. Poiché sono attratto dal profondo studio teologico e letterario che ha da sempre caratterizzato l’ordine.
Volevo sapere in quest’epoca cosa comprende far parte dell’Ordine e quali sono le attività di cui vi occupate giornalmente.
Inoltre vorrei anche sapere quale sarebbe il percorso affinché si riesca a far parte dell’Ordine.
Chiedo scusa per il disturbo, Dio la benedica!


Risposta del sacerdote

Caro Domenico, 
1. mi hai scritto il 15 novembre 2023 festa di Sant’Alberto magno, al quale un giorno apparve la Madonna e gli disse: “Alberto, fuggi il mondo ed entra nell’Ordine dei frati predicatori”. I frati predicatori sono i domenicani, tanto che dopo il loro nome si siglano così O.P., che significa: dell’Ordine dei Predicatori.
Sant’Alberto avanzò in maniera così forte e splendida diventare un grande maestro. Le aule scolastiche non erano capaci di contenere gli alunni, sicché doveva fare scuola in piazza.
A Parigi si è conservata la piazza dove Sant’Alberto insegnava e porta il suo nome: Place Maubert, Piazza maestro Alberto.
Ebbe molta influenza su San Tommaso d’Aquino che fu suo alunno.
San Tommaso, sentendo le lezioni di maestro Alberto, capì il motivo per cui Dio l’aveva attratto all’Ordine domenicano.
Ebbene, ti rispondo oggi è il giorno del 750º anniversario della sua morte.
Sono contento, pertanto, di risponderti incrociando la tua mail con la mia nella memoria di questi due giganti del pensiero, ambedue del nostro Ordine: Alberto magno e Tommaso d’Aquino.

2. Non è facile rispondere alla domanda che mi hai fatto: di che cosa ci occupiamo giornalmente?
La difficoltà nasce dal fatto che non siamo come in un monastero all’interno del quale i monaci hanno i loro orari di preghiera e di lavoro manuale secondo l’antica formula di San Benedetto: ora et labora.
Ogni domenicano, pur vivendo all’interno di una comunità, ha un suo ministero particolare da svolgere che non è identico a quello degli altri confratelli.

3. Ma tutti i domenicani quotidianamente fanno tre cose: lodano Dio nella preghiera e nello studio, benedicono Dio nella celebrazione dei sacramenti che mentre danno culto a Dio comunicano la grazia, e infine predicano.
Queste tre parole: laudare, benedicere et praedicare sintetizzano fin dalle origini la natura dell’Ordine di San Domenico.
Insieme con la parola Veritas, costituiscono il più antico motto dell’Ordine. Ed è così perché ne esprimono la natura.
Cerco adesso di spiegarti brevemente che cosa contengono queste tre parole.

4. Laudare, lodare Dio, è il primo compito dei domenicani.
Lodano Dio a nome proprio ma anche a nome di tutto il genere umano.
Lo fanno attraverso la celebrazione della Liturgia delle Ore.
Quando pregano tutti insieme in tutte le parti di questa Liturgia, si fanno eco della lode di tutte le creature, quella eco che risuona nelle parole dei Salmi, in cui sono racchiuse le parole che Dio stesso ha scelto per esprimere la lode di tutto il creato e la lode a nome di tutti gli uomini.
I domenicani, a differenza dei sacerdoti secolari ma anche dei sacerdoti delle congregazioni religiose, si distinguono innanzitutto per questo.
La celebrazione della liturgia corale è sempre solenne, collegiale. E nello stesso tempo è sempre sobria e snella, caratterizzata da belle cerimonie e anche dalla melodia del canto gregoriano secondo quella particolare recezione che da sempre è propria dell’Ordine.
A differenza dei monaci che hanno come unico compito quello di lodare Dio, i domenicani hanno anche quello di benedire e di predicare, come vedremo tra breve.

5. Inoltre esprimono la lode di Dio non soltanto nella liturgia corale, ma anche conducendo una vita santa, nell’esercizio di tutte le virtù teologali e morali e dedicandosi allo studio per preparare la predicazione e l’insegnamento. Sono consapevoli che per predicare o per insegnare le verità che Dio ci ha comunicato è necessario essere moralmente integri.
Tutta la vita conventuale risulta così una lode continua per Dio.
Sintetizzando questo stile di vita, il primo successore del Santo Padre Domenico, il beato Giordano di Sassonia, disse che il compito dei domenicani è quello di honeste vivere e cioè vivere in maniera santa, dìscere (imparare) e docère (predicare).
È una vita di unione con Dio vissuta nella preghiera, nella santità di vita e nello studio.
Quando si vive così, si comincia a pregustare la beatitudine del paradiso, come insegna San Tommaso. È la cosiddetta vita contemplativa.

6. In secondo luogo i domenicani esprimono la loro vita attraverso il benedicere, che è l’attività più alta del sacerdote.
Essendo sacerdoti, i domenicani celebrano i sacramenti della salvezza.
Innanzitutto la Santissima Eucaristia, che rende presente Cristo sui nostri altari nell’atto più alto della sua vita: l’immolazione sul Calvario per la redenzione degli uomini.
Nello stesso tempo questi sacramenti fanno fluire all’interno delle anime e della società fiumi di grazia che vanno a purificare, a convertire, a santificare tutta l’umanità.
Tutti i sacramenti hanno questo duplice aspetto: dare culto a Dio e nello stesso tempo di elargire la grazia salvifica, come ricorda la lettera agli Ebrei: “Ogni sommo sacerdote, infatti, è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati” (Eb 5,1).
Nell’espressione “per gli uomini”, viene racchiusa la grazia e i doni celesti che essi comunicano.
I domenicani benedicono anche attraverso il sacramento della riconciliazione perché la loro predicazione infine deve portare al pentimento, al cambiamento di vita, alla santificazione.
A questo proposito piace ricordare Santa Caterina da Siena, domenicana, la quale predicava in maniera ancor più illuminante ed efficace dei sacerdoti domenicani, i quali però la accompagnavano sempre in un certo numero per ascoltare le confessioni dei fedeli.
Nel benedicere è racchiuso anche tutto il resto del ministero sacerdotale, sia nella celebrazione degli altri sacramenti sia nelle benedizioni per ogni necessità degli uomini.

7. Il compito dei domenicani si esprime infine nel praedicare, nel comunicare anche attraverso il timbro della parola, oltre che coi contenuti, la pienezza di vita santa che alimentano dentro il loro cuore.
Per questo compito della predicazione ricevono da Dio la grazia della parola, perché sia solida dei contenuti, capace di riscaldare i cuori e di convertire le anime.
A questo proposito è bello ricordare quanto disse un illustre oratore, il padre Jean le Jeune, prete dell’Oratorio, in un suo sermone per la festa di San Domenico: “Io penso essere ragionevole credere che le predicazioni dei religiosi di San Domenico siano più vantaggiose e salutari, e che vi sia più benedizione nell’ascoltarle che le altre.
Ecco i motivi: Dio ordinariamente dona a ciascuno i talenti secondo la professione, alla quale ha scelto e chiamato, e la grazia di conseguirne il fine.
Avendo eletto Bezaleel perché lavorasse a fare il tabernacolo gli donò lo spirito di Dio, la sapienza, l’intelligenza e la scienza per bene eseguirlo (Es 31,3). 
Avendo eletto gli Apostoli per convertire il mondo, diede loro il dono delle lingue, lo zelo, la dottrina e gli altri talenti necessari a così alta impresa, secondo le parole di San Paolo: “Ma la nostra capacità viene da Dio, il quale anche ci ha resi capaci di essere ministri di una nuova alleanza” (2 Cor 3,5-6).
I Certosini sono chiamati alla solitudine, i Cappuccini alla povertà, i Minimi all’astinenza. 
Ma Dio ha scelto e chiamato i figli di San Domenico all’ufficio di predicatori. Questa è la loro vocazione, la loro professione, il loro dovere.
La Santa Sede, oracolo di verità, chiama per sempre nelle sue Bolle questo istituto religioso l’Ordine dei Predicatori.
Essi dunque avranno da Dio talenti,grazie, benedizioni particolari per esercitare degnamente e utilmente tale funzione a gloria di Dio e per la salvezza delle anime perché “il Signore darà a coloro che evangelizzano una parola accompagnata da molta forza” (Dominus dabit verbum evangelizantibus virtute multa, Sal 68,12)”.

8. Il percorso da fare per entrare nell’Ordine di San Domenico, oggi soprattutto, è semplice: si prende contatto con un domenicano. A questo fine in Internet puoi trovare vari indirizzi a seconda della regione in cui ti trovi.
Il primo passo sarà quello che si fa diventando aspiranti, prendendo contatto con il coordinatore delle vocazioni all’Ordine della propria zona. Questi organizza incontri con gli altri aspiranti nell’anno precedente all’ingresso nel pre noviziato.
Per chi fa le scuole superiori, come nel tuo caso, l’ultimo anno è l’anno propizio per compiere questo periodo.
Successivamente, in maniera abbastanza libera, si fa il cosiddetto pre noviziato. Si sta in convento insieme con gli altri pre novizi, si osserva l’Ordine più da vicino e si riceve la formazione spirituale idonea ad entrare in noviziato.
Questo periodo è della durata di un anno circa.
Segue il noviziato, che si inizia vestendo l’abito di San Domenico. In quest’anno si vive la vita religiosa domenicana, se ne studia la spiritualità e ci si forma nelle virtù.
Al noviziato seguono gli anni di studio di filosofia e di teologia che portano all’ordinazione sacerdotale, che avviene dopo sei anni.
Ma per te la prima cosa necessaria è quella di metterti in contatto con un domenicano.

Con l’augurio che tu possa essere tra “gli agni della Santa Greggia, u’ ben si impingua se non si vaneggia” (l’espressione si trova nella Divina Commedia di Dante Alighieri e sta a dire che i domenicani a motivo del loro abito bianco sono chiamati gli Agnelli del santo gregge di Cristo, nel quale ci si arricchisce molto se si rimane in umiltà) ti benedico e ti assicuro volentieri la mia preghiera.
Padre Angelo