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Siano lodati Gesù e Maria!
Carissimo Rev. Padre Angelo,
Le scrivo perché ho bisogno di un alcuni chiarimenti.
Leggo che, secondo il teologo tedesco Peter Hünermann, prima del Concilio di Trento, la teologia cattolica considerava legittime le rotture del vincolo coniugale, non considerando un assoluto l’indissolubilità del matrimonio, riconoscendo addirittura lecite le unioni adulterine consolidate nel tempo.
Hünermann conclude sostenendo che questo era addirittura il pensiero dei due grandi Dottori della Chiesa San Tommaso e San Bonaventura. Da qui parte la mia prima domanda.
È vero quanto riportato dal teologo tedesco, ovvero che la Chiesa non considerasse fino al Concilio di Trento, un assoluto l’indissolubilità del matrimonio, tollerando l’adulterio consolidato nel tempo? È vero che San Tommaso e San Bonaventura sostenessero questo?
Onestamente, mi riesce difficile crederlo.
Ecco la seconda domanda.
Ammesso e non concesso che, prima del Concilio di Trento, la teologia cattolica sostenesse la legittimità della rottura del vincolo matrimoniale e l’adulterio consolidato nel tempo, si può tornare a ritenere ortodosse posizioni teologiche dogmaticamente bocciate dalla Chiesa (in questo caso in un concilio dogmatico come quello di Trento)?
Grazie per la sua cortese attenzione.
Colgo l’occasione per farLe gli una buona Settimana Santa e di una Santa Pasqua (2018) di Nostro Signore.
Distinti Saluti,
Marina
Cara Marina,
1. non conosco il pensiero preciso di Hünermann se non perché riportato da altri, come da te in questo caso.
Cerco allora di comprendere che cosa abbia voluto dire confrontandolo col pensiero di san Tommaso.
2. San Tommaso non ha alcun dubbio sull’indissolubilità del matrimonio, soprattutto dopo quanto ha detto Gesù in Mc 10,11-12: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio” e dopo l’unanime tradizione dei Padri.
Scrive infatti: “Il matrimonio richiede l’indissolubilità sia in quanto simbolo dell’unione di Cristo con la Chiesa, sia in quanto compito naturale ordinato al bene della prole, secondo le spiegazioni date.
Ma poiché il divorzio ripugna più direttamente al simbolismo suddetto che al bene della prole, a cui ripugna in maniera indiretta, così l’indissolubilità del matrimonio viene concepita più come integrante il bene del sacramento che come integrante il bene della prole. Sebbene possa rientrare nell’uno e nell’altro.
È però di legge naturale in quanto appartiene al bene della prole: non già in quanto appartiene al bene del sacramento” (Supplemento alla Somma Teologica, 67, 1, ad 2).
3. Pertanto non si può citare San Tommaso per trovare in lui qualche fautore di eccezioni in questo campo neanche nel caso di sterilità del matrimonio perché scrive: “ Il matrimonio è ordinato principalmente al bene comune, a motivo del fine principale che è il bene della prole (…).
Perciò nelle leggi del matrimonio si deve badare all’utilità comune più che ai vantaggi particolari.
Quindi sebbene l’indissolubilità impedisca il bene della prole in qualche caso (perché si potrebbe diventare padri e madri con un coniuge diverso da quello che si è sposato, n.d.r.), tuttavia nelle leggi del matrimonio si deve badare all’utilità comune più che ai vantaggi particolari.
Sebbene quindi l’indissolubilità impedisca il bene della prole in qualche caso, tuttavia di per sé è ad essa vantaggiosa” (Ib., ad 4).
4. Tuttavia San Tommaso vuole trovare il motivo per cui Mosè concesse il libello del ripudio.
Egli giustifica tale permissione ricordando che l’indissolubilità del matrimonio è, sì, di diritto naturale, ma di diritto naturale secondario e rientra in quelle norme che non cadono di primo acchito nella comprensione dell’uomo, ma solo in un secondo momento a motivo di un ragionamento.
Queste norme possono essere oscurate nella mente di alcuni o anche delle collettività a motivo dell’indurimento del cuore causato dal peccato.
Questo fu il motivo per cui Mosé concesse quel divorzio che Gesù però ha revocato, dicendo che all’inizio le cose non stavano così.
Né la situazione di oggi si può paragonare a quella dei tempi di Mosé perché ora godiamo della luce portata da Cristo.
5. Per questo san Tommaso afferma che “l’indissolubilità, pur non appartenendo che alla seconda intenzione del matrimonio quale compito naturale (rivolto alla prole, n.d.r.), appartiene tuttavia alla prima intenzione di esso considerato come sacramento della Chiesa.
Perciò dal momento che è stato istituito come sacramento, finché dura tale istituzione non può essere oggetto di dispensa” (Supplemento alla Somma Teologica, 67, 2, ad 4).
Sebbene Dio in qualche caso possa dispensare, come avviene analogamente nel caso del miracolo.
6. Una cosa simile al libello del ripudio era il concubinato, che è contrario al bene della prole.
Tuttavia anche il concubinato poteva essere oggetto di una dispensa come per una sorta di miracolo come avvenne nel caso di Osea al quale Dio disse: “Va’, prenditi in moglie una prostituta,
genera figli di prostituzione,
poiché il paese non fa che prostituirsi
allontanandosi dal Signore” (Os 1,2).
Da questi tentativi di san Tommaso per comprendere le dispense date nell’Antico Testamento a dire che san Tommaso ammette in qualche caso che un vero matrimonio possa essere sciolto o che il concubinato (che è una specie di adulterio consolidato nel tempo) possa essere approvato in qualche caso ce ne corre.
È una forzatura e una palese distorsione del suo pensiero.
7. Così viene data risposta anche alla tua seconda domanda, che cade da sola.
Ma anche nel caso che san Tommaso e la tradizione precedente avessero permesso in qualche caso il divorzio e il concubinato, le affermazioni del Concilio di Trento hanno un valore superiore perché si tratta di Magistero della Chiesa, anzi di Magistero solenne.
Sicchè si dovrebbe dire “Roma locuta, causa finita” il che significa: dal momento che Roma ha parlato, e cioè dal momento che il Magistero si è espresso, la disputa è conclusa. Non si può più andare avanti.
Ti ringrazio per la fiducia, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo