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Quesito

Caro padre Angelo,
desidero iniziare questa lettera con un sincero ringraziamento per l’incommensurabile dono che Lei fa a tutti noi attraverso il sito (e non solo), aiutandoci a fare chiarezza, a rafforzare la nostra fede, insegnandoci a stare nel mondo, pur non essendo del mondo. 
Lavorando in un ambiente che è quasi totalmente ateo, e frequentando una parrocchia nella quale divorzi, seconde nozze, convivenza, contraccezione, ecc. vengono percepiti come perfettamente “normali”, “giusti” e giustificabili, spesso mi sento molto sola per quanto riguarda il vivere la fede fino in fondo nella concretezza delle scelte e della vita quotidiana. Mi sento incompresa sulle verità di fede, anche da parte di credenti, cosa che mi genera non poca sofferenza e solitudine, in quanto vengo considerata, anche da persone a me molto vicine, retrograda e al limite della normalità, soprattutto quando mi trovo a parlare di purezza, castità prematrimoniale, indissolubilità del vincolo matrimoniale, omosessualità ecc. 
In particolare, nonostante intrattenga buoni rapporti con tutti, sento che non posso mai condividere ciò che sono e penso al 100% perché la differenza di vedute sulle questioni importanti impedisce che si venga a creare vera e sana intimità emotiva e amicizie davvero sincere. Spesso ho addirittura timore di dire come la penso per paura di ritorsioni di vario genere, oltre che il venir esclusa. Credo tuttavia che questa sia parte della croce che noi cattolici siamo chiamati a portare di questi tempi. 
Inoltre, pur essendo certa del Magistero, mi trovo sprovvista dei mezzi razionali e della formazione filosofica necessari per argomentare e dimostrare la veridicità e perfetta ragionevolezza di quanto la Chiesa trasmette, in quanto verità divine. 
In particolare, Le sottopongo alcune “provocazioni” che mi sono state rivolte in alcune occasioni alle quali, purtroppo, non sono stata in grado di dibattere in modo del tutto convincente, nonostante i miei tentativi. Le chiedo gentilmente come potrei far notare la verità del Magistero anche a chi è lontano dalla Chiesa o a chi frequenta la Chiesa, pur non credendo del tutto in ciò che essa stessa ci insegna, rispetto alle questioni che Le sottopongo di seguito. Contestualmente, Le chiedo un consiglio su come possa formarmi e imparare a dibattere questioni simili con carità ma anche fermezza e veracità. 

1. Provocazione: come ci si può “fidare” della Chiesa in materia di fede e di morale, dato che essa è soggetta ai limiti umani, e dato che si è sviluppata nel corso della storia? Come si fa a essere certi che la Parola di Dio non sia stata manipolata, a cominciare dalle traduzioni dei testi sacri?

2. Provocazione: Mantenendosi vergini fino al matrimonio, si corre il rischio di non sapere se ci sia compatibilità fisica all’interno della coppia, aspetto che è molto importante nella vita coniugale. Inoltre, l’astinenza potrebbe nascondere dei blocchi psicologici, delle nevrosi, una paura della sessualità e dell’intimità che verrebbe solo mascherata con la “scusante” della purezza, finendo per generare problemi nel matrimonio. 

3. Provocazione: Al giorno d’oggi, per come è strutturata la vita moderna, è impossibile condurre una vita di fede autentica e profonda, che preveda, ad esempio, la S. Messa quotidiana, la recita del S. Rosario intero, ecc, e allo stesso tempo avere una vita professionale di successo, relazioni significative, ecc. Non si può avere tutto, bisogna rinunciare a qualcosa, e se si vuole stare nel mondo da persone “normali” la fede va “contenuta”.  In particolare, parlo di situazioni quali, ad esempio: durante un viaggio di lavoro, devo spostarmi assieme ad altre persone non è possibile andare a Messa la domenica, pregare il S. Rosario, rispettare i digiuni, ecc.; da cattolico vengo invitato a un matrimonio omosessuale, oppure quando l’azienda per la quale lavoro promuove iniziative come il Gay Pride, ecc. 

4. Provocazione: perché seguire ciò che la Chiesa propone in termini di morale, quando invece ognuno deve pensare con la propria testa e scegliere liberamente, da persone razionali?  

5. Provocazione: come posso “fidarmi” dei dogmi di fede? Non si tratta forse di un’abdicazione della propria ragione?

La ringrazio fin d’ora per la risposta che vorrà darmi, e Le auguro, di cuore, ogni bene. Che Dio la benedica e Maria Santissima La protegga
Maria Chiara 


Risposta del sacerdote

Cara Maria Chiara, 

  1. le tue molte domande meriterebbero una trattazione più ampia.

Purtroppo devo limitarmi a dare una risposta quasi scheletrica, anche perché per essere letti è necessario essere brevi e incisivi.
Vengo dunque a dare risposta alle tue “provocazioni”-

2. Alla prima: è vero che il Magistero viene fatto da uomini, sia pure preparati sotto il profilo intellettuale.
Ma la garanzia sulla sua autorevolezza viene dallo Spirito Santo.
Il Catechismo maggiore di San Pio X alla domanda “che cosa opera lo Spirito Santo nella chiesa” risponde:
“Lo Spirito Santo comunica alla chiesa quattro cose:
1. La forza invincibile nelle persecuzioni;
2. La vittoria sui nemici;
3. La purità di dottrina;
4. Lo spirito di santità che li dimora in mezzo alla corruzione del mondo”.
Ecco dunque che cosa garantisce l’autorevolezza del magistero: lo Spirito Santo che Gesù Cristo promesso perché rimanga con noi per sempre.

3. Sulla seconda provocazione: per millenni (e ancora oggi in diverse parti del mondo) quando il matrimonio veniva combinato dai genitori e gli sposi si vedevano per la prima volta solo nel giorno delle nozze nessuno si poneva il problema della compatibilità fisica, perché generalmente c’è. È nell’ordine della natura.
Potresti dire: ma oggi le cose sono cambiate. È importante anche la compatibilità fisica. Sì, non lo nego e tuttavia gli antichi scolastici direbbero che questa apparente buona motivazione nasconde un’obiezione speciosa. Luccica, sembra attraente ma dietro è nascosta un’insidia.
Innanzitutto bisogna riconoscere che alcune realtà sono così immediate e così primigenie che non si possono provare. Si può provare ad esempio a cominciare a vivere? Evidentemente no.
Un bambino appena nato può provare a cominciare a mangiare? La sua prima stessa poppata è già un mangiare.
Ci si può donare totalmente come nell’intimità sessuale, con una donazione che di suo è irrevocabile perché ci si dona totalmente, solo per prova e nel caso rifiutare la persona cui ci si è donati?
Se c’è amore vero, quella persona la si prende così com’è e poi si cerca di intervenire.
Non si fa forse così quando una coppia sposata scopre qualche difficoltà in quest’ambito?
A nessuno dei due passa per la mente di rifiutarsi per qualche difetto fisico. L’amore spinge a cercare qualsiasi aiuto, esclusa la separazione.
Non va dimenticato che con la prova dell’intimità sessuale, che inevitabilmente dilaga nella ripetizione di atti, si perde quel talento preziosissimo per il matrimonio che è costituito dalla castità, la quale è “un’energia spirituale che libera l’amore umano dall’egoismo e dall’aggressività”.
Un matrimonio preparato senza castità è fragile. Troppo fragile. E questo è in nome della prova di compatibilità fisica.

4. Sulla terza provocazione: ammetto che, stanti gli orari di lavoro e della celebrazione delle Messe, per alcuni è impossibile l’eucaristia quotidiana.
Per quelli che vivono in una città a misura d’uomo (non parlo dunque di chi vive in una metropoli o in campagna) è ancora abbastanza agevole trovare celebrazioni dell’eucaristia al mattino presto (penso ad esempio in chiese gestite da comunità religiose), durante la pausa pranzo o anche in serata.
Molto spesso è questione di buona volontà.
Proprio ieri sera una giovane mamma che ha quattro figli e che da qualche tempo si è imposta di partecipare all’Eucaristia quotidiana mi diceva che si è accorta, tra le varie cose, come tanti problemi spesso si risolvano in fretta o da se stessi.
Aveva ragione Giovanni Paolo II a dire di non aver paura di dare il proprio tempo a Cristo, perché lo restituisce sempre e carico di benedizioni.
La stessa cosa va detta per il Rosario. Non parlo del Rosario intero, vale a dire dei quindici misteri. A Fatima la Madonna ha chiesto di continuare a dire il Rosario ogni giorno. Sottintendeva una terza parte del Rosario intero, vale a dire una corona di 5 misteri.
Vanno applicate anche alle varie situazioni di vita le parole dette da Gesù che conosceva perfettamente le condizioni di vita degli uomini di tutti tempi: “Il regno dei cieli è dei violenti e solo i violenti se ne impadroniscono” (Mt 11,12).
Certo anche in chi ha un programma robusto di vita spirituale si possono presentare situazioni che ne rendono impossibile l’attuazione. Ma un conto è l’essere dispensati per una volta o per qualche volta o anche spesso. Ma un altro conto è non entrare mai in un giro di vita in cui tutto converga verso Cristo.

5. Per la partecipazione ad eventi che sono palesemente offensivi della legge di Dio un cristiano deve sapersene astenere. Non è necessaria la fede per comprendere che certe cose sono fuori di ogni logica. 
Tuttavia anche qui: un conto è rispettare le convinzioni altrui, anche se sbagliate. Un altro conto invece è approvarle.
Forse ci si dimentica in fretta che Cristo chiede di essere suoi testimoni fino all’effusione del sangue: “E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di Colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l’anima e il corpo” (Mt 10,28).

6. Sulla quarta provocazione: non si tratta tanto di seguire ciò che dice la Chiesa, ma di seguire ciò che dice Dio, ciò che dice Gesù Cristo.
Solo Lui conosce perfettamente ciò che è bene per noi per la vita presente e per quella futura.
Va precisato subito che tutto quanto Egli insegna è ragionevolissimo. Nulla del suo magistero costituisce un’abdicazione della mente, ma piuttosto l’aiuta a penetrare maggiormente nella verità delle cose.
Vale anche per il suo insegnamento quanto si legge nel Sacra Scrittura: “Di ogni cosa perfetta ho visto il limite (anche della scienza, n.d.r.), solo la tua legge non ha confini” (Sal 119,96).

7. Sulla quinta provocazione: prima di dire in maniera aprioristica che “certi dogmi di fede sono una abdicazione della ragione” prova invece a domandarti: cosa c’è di sbagliato in questo dogma?
Se troverai qualcosa di sbagliato, allora ti do ragione. Si tratterebbe di una abdicazione della ragione. Ma questo sarebbe contrario al volere stesso di Dio che ci ha dato la ragione per usarla.
Sono convinto che se ti sforzi di comprendere ciò che viene detto, ben presto dirai: “non c’è niente di più ragionevole; è tutto perfetto”.
D’altra parte, Cristo sfida questa tua obiezione chiedendo a tutti di dire apertamente: “Chi di voi può dimostrare che ho peccato?” (Gc 8,46) e subito dopo aggiunge: “Se dico la verità, perché non mi credete” (Ib.).

Con l’assicurazione del mio ricordo nella preghiera, ti auguro ogni bene e ti benedico.
Padre Angelo