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Quesito

Caro Padre Angelo,
mi chiamo Elisa, sto studiando un teologo bizantino, Nicola Cabasilas, e poiché ipotizzo una somiglianza con Tommaso, per quanto riguarda il problema della conoscenza di Dio, le scrivo per chiederle questo: Come possiamo conoscere Dio secondo S. Tommaso? C’è un legame tra la conoscenza e l’esperienza? Se si, dove (in quali punti della sua “opera”) Tommaso spiega quale esperienza noi facciamo di Dio?
Spero di non essere stata troppo confusionaria, purtroppo non ho una formazione filosofica!!
la ringrazio di cuore per il suo prezioso aiuto.
La sostengo con la preghiera
Elisa


Risposta del sacerdote

Cara Elisa,
1. Per san Tommaso la teologia non è solo una scienza, vale a dire una conoscenza su Dio attuata attraverso lo studio (cognitio certa per causas), ma è soprattutto una sapienza.
Per sapienza egli intende una conoscenza saporosa (sapida scientia) e sperimentale.
Era rimasto colpito da un’affermazione di San Basilio il quale diceva che è più facile sapere che gusto abbia il miele quando lo si assapora che quando se ne viene solo a conoscenza.

2. Parlando del carattere sapienziale della teologia, S. Tommaso dice che si può giudicare delle cose di Dio in due modi: “per inclinazione (per modum inclinationis), come fa l’uomo virtuoso, il quale, essendo disposto ad agire bene, giudica rettamente di ciò che la virtù richiede. Per questo anche Aristotele dice che il virtuoso è misura e regola degli atti umani. Oppure per via di scienza, per via di scienza (per modum cognitionis). Così, uno ben istruito nella scienza morale potrebbe giudicare degli atti di virtù anche senza avere la virtù.
La prima maniera di giudicare le cose divine appartiene alla sapienza in quanto dono dello Spirito Santo, secondo il detto di S. Paolo: ‘‘l’uomo spirituale giudica tutte le cose‘‘ (1 Cor 2,15), e di Dionigi: Ieroteo è sapiente non solo perché studia il divino, ma anche perché lo sperimenta in sé (“Hierotheus doctus est non solum discens sed et patiens divina”; Dionigi, De divinis nominibus, 2,4).
La seconda maniera di giudicare appartiene alla dottrina sacra in quanto frutto di studio, sebbene i suoi principi li abbia dalla Rivelazione” (S. Tommaso, Somma teologica, I, 1, 6, ad 3).

3. S. Tommaso torna spesso sul concetto di sapida scientia.
Nel commento al Vangelo di Giovanni afferma che per l’ardore della carità, viene data la conoscenza della verità (“Per ardorem caritatis, datur cognitio veritatis”; S. Tommaso, Commento al Vangelo di S. Giovanni, XV, 6-9).
Altrove parla perfino di prelibazione o pregustazione della futura manifestazione della verità e della sua dolcezza (In III Sent., d.34,1,1).
Sempre nel Commento alle Sentenze afferma esplicitamente che “quando viene donato lo Spirito Santo, viene realizzata in inoi un’unione con Dio secondo il modo proprio di quella Persona divina, e cioè attraverso l’amore. Perciò questa conoscenza è quasi sperimentale” (In I Sent., d. 14, q.2, a.2, ad 3).

4. Afferma anche che la carità, vale a dire l’amore e l’unione con Dio causa l’illuminazione del cuore (“caritas causat cordis illuminationem”; In duo praecepta caritatis, n. 1148).

5. Nel Commento alla lettera gli Ebrei dice che “la dottrina della Sacra Scrittura ha questo di particolare: che in essa non si trovano solo delle cose astratte (speculative), come in geometria, ma anche cose da tenere in considerazione per l’affetto; ecco perché in Mt 5,19 si legge che colui che avrà fatto e insegnato, sarà grande nel regno dei cieli.
Nelle altre scienze dunque è sufficiente che l’uomo sia perfetto intellettualmente; in questa invece si richiede che sia perfetto intellettualmente e affettivamente” (Super Ep. ad Hebreos, cap. V, l.2, n. 273).
Il testo prosegue così: “Ognuno infatti, a seconda di come è disposto, così giudica; ad esempio chi è adirato giudica in un modo durante la passione e in un altro modo quando la passione è cessata, e per questo il Filosofo dice che quale è ognuno, tale è il fine che gli appare. E poiché le realtà presentate nella sacra Scrittura riguardano l’affetto e non solo l’intelletto, perciò è necessario essere perfetti in tutti e due”.

6. San Tommaso non ha solo insegnato queste cose, ma le ha praticate.
S. Caterina da Siena si sente dire dall’alto che questa via fu praticata in modo eminente da S. Tommaso stesso: “Raguarda il glorioso Tommaso che con l’occhio dell’intelletto suo tutto gentile si specolava nella mia Verità, dove acquistò lume soprannaturale e scienza infusa per grazia, unde egli l’ebbe più col mezzo dell’orazione che per studio umano” (S. Caterina da Siena, Il Dialogo, 158).
Lui stesso prima di morire confidò a fra Reginaldo, il suo primo e fedele segretario, che aveva imparato di più mediante l’orazione (vale a dire mediante l’unione con Dio) che con lo studio.

Ti faccio tanti auguri per la tua ricerca.
Ti assicuro il mio ricordo nella preghiera e ti benedico.

Padre Angelo