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Caro Padre Angelo,
sono Carmine, un “ragazzo” 66 enne (ex allievo salesiano) che cerca di aprire sempre più il cuore a Cristo, e che frequentemente si imbatte in quesiti e dubbi che lo “sbilanciano” un po’ e gli fanno dire: “Signore, mandami un po’ di Spirito Santo, perché i dubbi mi tormentano”
Mi trovo a chiedermi cose che possono sembrare fuori tema, ma io spesso ci cado in queste questioni; mi permetto di sottoporgliene alcune:
1) Gesù, ha mai parlato di “indulgenze”? Come può la chiesa indicarne, su immaginette od altro; ed addirittura esprimerle in “giorni”, come se nell’aldilà esistesse un tempo come il nostro?
2) Un militante dell’Isis che si fa esplodere (convinto di andare in paradiso) secondo me è possibile che venga davvero accolto da Dio perché è un santo martire, perché lui crede fermamente nella sua religione, anche oltre la sua stessa vita. Non le pare?
3) Ieri ho finito di vedere in tv “I Medici”. Ho visto un Papa (Sisto) che da un lato diceva Messa, pregava, parlava col Crocifisso e dall’altro lato armava eserciti per attaccare città contrarie al Papato. Mi sembra che la Chiesa abbia (non so da quando, però) emesso il dogma dell’infallibilità del Papa. Spero non riguardi quei papi guerrafondai, pronti a scatenare guerre invece che pascere agnelli.
Spero di non averla disturbata; ma avrei davvero bisogno di una buona parola da Lei, simile a un po’ di Spirito Santo in pillole.
La ringrazio davvero di cuore.
Carmine.
Caro Carmine,
1. certamente la parole indulgenza non si trova nel Vangelo.
Ma sarebbe una lettura molta miope attenersi soltanto alla lettura materiale dei Vangeli per verificare se una determinata prassi sia cristiana.
Attraverso l’esperienza e le mozioni dello Spirito Santo la Chiesa cresce sempre più nella comprensione delle Scritture.
2. Per questo Paolo VI nella Costituzione Apostolica Indulgentiarum doctrina afferma:
“Regna tra gli uomini, per arcano e benigno mistero della divina volontà, una solidarietà soprannaturale, per cui il peccato di uno nuoce anche agli altri, così come la santità di uno apporta beneficio agli altri.
In tal modo i fedeli si prestano vicendevolmente l’aiuto per conseguire il loro fine soprannaturale.
Una testimonianza di questa solidarietà si manifesta nello stesso Adamo, il peccato del quale passa per “propagazione” in tutti gli uomini.
Ma Cristo stesso nella cui comunione Dio ci ha chiamato, è maggiore e più perfetto principio, fondamento ed esemplare di questa soprannaturale solidarietà” (n. 4).
3. Prosegue dicendo: “Cristo, infatti, “il quale non commise peccato”, “patì per noi” (1 Pt 2,22 e 21), “fu ferito per le nostre iniquità, schiacciato per i nostri delitti… per le sue piaghe siamo stati guariti” (Is 53,4-6).
Seguendo le orme di Cristo, i fedeli cristiani sempre si sono sforzati di aiutarsi vicendevolmente nella via che va al Padre celeste, mediante la preghiera, lo scambio di beni spirituali e l’espiazione penitenziale; più erano animati dal fervore della carità tanto maggiormente imitavano Cristo sofferente, portando la propria croce in espiazione dei propri e degli altrui peccati, persuasi di poter aiutare i loro fratelli presso Dio, Padre delle misericordie, a conseguire la propria salvezza.
È questo l’antichissimo dogma della comunione dei santi, mediante il quale la vita dei singoli figli di Dio in Cristo e per mezzo di Cristo viene congiunta con legame meraviglioso alla vita di tutti gli altri fratelli cristiani nella soprannaturale unità del corpo mistico di Cristo, fin quasi a formare una sola mistica persona.
In tal modo si manifesta il “tesoro della chiesa“.
Infatti, non lo si deve considerare come la somma di beni materiali, accumulati nel corso dei secoli, ma come l’infinito ed inesauribile valore che le espiazioni e i meriti di Cristo hanno presso il Padre ed offerti perché tutta l’umanità fosse liberata dal peccato e pervenisse alla comunione con il Padre; è lo stesso Cristo redentore, in cui sono e vivono le soddisfazioni ed i meriti della sua redenzione.
Appartiene inoltre a questo tesoro il valore veramente immenso, incommensurabile e sempre nuovo che presso Dio hanno le preghiere e le buone opere della beata vergine Maria e di tutti i santi, i quali, seguendo le orme di Cristo signore per grazia sua, hanno santificato la loro vita e condotto a compimento la missione affidata loro dal Padre; in tal modo, realizzando la loro salvezza, hanno anche cooperato alla salvezza dei propri fratelli nell’unità del Corpo mistico” (n. 5).
4. Pertanto “la Chiesa, consapevole di queste verità fin dai primi tempi, conobbe e intraprese varie vie, affinché i frutti della divina redenzione fossero applicati ai singoli fedeli e i fedeli cooperassero alla salute dei fratelli; e così tutto il corpo della chiesa fosse preparato nella giustizia e nella santità all’avvento perfetto del regno di Dio, quando Dio sarà tutto in tutte le cose.
Gli stessi apostoli, infatti, esortavano i loro discepoli, perché pregassero per la salvezza dei peccatori; ed una antichissima consuetudine della chiesa ha conservato santamente questo uso soprattutto allorché i penitenti invocavano l’intercessione di tutta la comunità e quando i defunti venivano aiutati con suffragi e in particolar modo con l’offerta del sacrificio eucaristico.
Anche le opere buone, e in particolare quelle penose alla fragilità umana, fin dai primi tempi venivano offerte a Dio per la salute dei peccatori.
E poiché le sofferenze, che i martiri sostenevano per la fede e per la legge di Dio, venivano stimate di grande valore, i penitenti erano soliti ricorrere agli stessi martiri per essere aiutati dai loro meriti, al fine di ottenere dai vescovi una più rapida riconciliazione.
Le preghiere, infatti, e le buone opere dei giusti erano stimate di così grande valore che si affermava che il penitente venisse lavato, mondato e redento con l’aiuto di tutto il popolo cristiano.
In questo aiuto, tuttavia, si pensava che non fossero i fedeli singolarmente presi, e soltanto con le loro forze, ad adoperarsi per la remissione dei peccati degli altri fratelli; ma che fosse la stessa chiesa, in quanto unico corpo, unita al suo capo Cristo, a soddisfare nei singoli membri.
La Chiesa dei Padri, poi, fu del tutto persuasa di perseguire l’opera della salvezza in comunione e sotto l’autorità dei pastori, che lo Spirito santo pose come vescovi a reggere la chiesa di Dio.
I vescovi pertanto, valutando prudentemente ogni cosa, stabilivano il modo e la misura della soddisfazione da prestarsi, anzi permettevano che le penitenze canoniche fossero riscattate con altre opere, forse più facili, convenienti al bene comune e adatte ad alimentare la pietà, da essere compiute dagli stessi penitenti e talvolta dagli altri fedeli” (n. 6).
Come puoi notare la dottrina delle indulgenze è ben fondata.
5. Circa la seconda domanda: anche un militante dell’Isis che si fa esplodere (convinto di andare in paradiso) secondo me è possibile che venga davvero accolto da Dio perché è un santo martire, perché lui crede fermamente nella sua religione, anche oltre la sua stessa vita. Non le pare?
Ti rispondo dicendo che anzitutto non sono io a stabilire chi si salvi o non si salvi. Il giudizio appartiene a Dio che legge nel fondo dei cuori.
Io mi limito solo a dire che la propria coscienza, per quanto convinta, potrebbe essere accecata per colpe proprie.
In questo caso non si è esenti da responsabilità morale soprattutto quando si massacrano gli innocenti.
Il comandamento non uccidere l’innocente come quello del non fare agli altri quanto non si vuole fatto a sé è scolpito nella coscienza di tutti.
6. L’ultima domanda è fuori luogo perché l’infallibilità non è stata definita in riferimento alla condotta personale del Papa ma alle proposizioni in materia di fede e di morale pronunciate ex Cathedra dal Sommo Pontefice.
Ti auguro ogni bene e volentieri ti ricordo al Signore.
Padre Angelo