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Buongiorno Padre Angelo,
grazie il prezioso servizio che svolge.
Pourquoi “offrir” de multiples messes pour les défunts ? Plusieurs messes seraient-elles donc plus “efficaces” qu’une seule ? Les mérites infinsi d’une seule messe peuvent t-ils être “augmentés” par la multiplications des célébrations eucharistiques? La messe de funérailles n’a-t-elle pas déjà plongé entièrement le défunt dans l’insondable miséricorde et lui a fait bénéficier des mérites infinis de notre sauveur? Faudrait-il encore “soudoyer” le cœur du Bon Dieu pour obtenir la délivrance définitive de nos chers âmes du Purgatoire? Mais alors combien de messes? Si la délivrance de l’âme de nos chers disparus dépend ainsi de nous, n’est-ce pas à la fois culpabilisant et exorbitant?
Grazie di nuovo, Padre!
Urgenza non c’è.
Sr. Jn Frs

Traduzione nostra: Perché “offrire” più Messe ai morti? Diverse Messe sarebbero dunque più “efficaci” di una?
Gli infiniti meriti di una singola messa possono essere “aumentati” dalla moltiplicazione delle celebrazioni eucaristiche?
La Messa funebre non ha già immerso completamente il defunto nella misericordia insondabile e gli ha fatto beneficiare degli infiniti meriti del nostro salvatore?
Dovremmo ancora “corrompere” il cuore di Dio per ottenere la liberazione finale delle nostre care anime dal Purgatorio?
Ma allora quante Messe? Se la liberazione dell’anima del nostro caro defunto dipende così da noi, non è allo stesso tempo colpevolizzante ed esorbitante?


Carissima Sr. Jn Frs,
1. ti rispondo con le parole del Card. Journet tratte dal suo preziosissimo saggio sulla Messa che porta il titolo: La Messa e anche con quelle del grande maestro di teologia qual è stato il domenicano padre Reginaldo Garrigou Lagrange, che tra le varie opere scritte ve n’è una intitolata De Eucharistia.

2. Ecco che cosa scrive il Card. Journet:
“Il sacrificio cruento della Croce è di valore infinito ed è offerto per tutti gli uomini.
L’ingresso della Chiesa in questo sacrificio, la sua partecipazione e la sua presenza a questo sacrificio, in altre parole l’applicazione che le è fatta di questo sacrificio, è finita” (La Messa, p. 182).

3. Poi specifica che è finita sotto un doppio profilo.
Il primo: la sua partecipazione è finita sotto il profilo della devozione o dell’intensità.
“Essa corrisponde alla devozione della Chiesa in quel momento”.
Il secondo: sotto il profilo dell’estensione. A quella partecipazione del sacrificio di Cristo è immediatamente coinvolta la Chiesa lì presente.
“Ed è per questo che questa partecipazione, questa presenza della Chiesa al sacrificio della Croce, quest’ingresso della Chiesa nel sacrificio della Croce debbono essere reiterati senza posa” (Ib.).

4. Poi aggiunge: “La vera differenza tra la Messa e la Croce è che la Messa è una partecipazione finita, una presenza finita di tutta la Chiesa e per essa di tutto il mondo che le è contemporaneo, alla Croce infinita.
Le Messe moltiplicano non la Croce, ma le partecipazioni finite alla Croce unica ed infinita” (Ib.).

5. Ed ecco il pensiero del domenicano R. Garrigou Lagrange.
Per il fatto che il sacrificio della Messa è identicamente lo stesso che il Sacrificio della croce, e cioè non ne è una copia ma l’originale, in se stesso ha un valore infinito a motivo della dignità della vittima e dell’offerente.
La vittima infatti è Gesù, Dio fatto carne.
E l’offerente è ugualmente Gesù, sommo ed eterno sacerdote, Dio fatto carne.
“Pertanto come il sacrificio della croce fu di un valore infinito per ciò che concerne l’acquisizione del merito così il sacrificio della Messa è di valore infinito circa la sua applicazione alle diverse generazioni di uomini e ai diversi luoghi.
Tuttavia la celebrazione della Messa ha sempre un effetto finito da parte nostra a motivo dei limiti della creatura razionale e a motivo dei limiti delle nostre disposizioni.

6. Inoltre molto di più questo è particolarmente confacente con l’ordine della Provvidenza secondo la quale le grazie vengono comunicate in maniera successiva l’una all’altra e non tutte insieme.
E perciò i sacerdoti celebrano tante Messe quante sono le persone alle quali si sono obbligati (p. 307).
È giusto pertanto che le celebrazioni delle Messe vengano moltiplicate.
Certamente un’unica Messa potrebbe accordarci in una volta sola tutte le grazie di cui abbiamo bisogno.
Ma non ne abbiamo la capacità a motivo dei limiti della nostra razionalità che coglie il pensiero con vari concetti colti uno dietro l’altro e non subito tutti in un colpo.
Analogamente riceviamo grazie, lumi e aiuti uno dietro l’altro, secondo la nostra capacità di ricevere e le nostre disposizioni e non tutto insieme in una sola volta.
Il progresso è intimamente radicato nella nostra struttura razionale.
Solo gli Angeli colgono subito e tutto in una volta sola. La loro mente infatti è intuitiva e non razionale, come la nostra.

7. Aggiunge poi il padre Garrigou: questa limitazione degli effetti non proviene dalla volontà di Cristo, ma solo dalla devozione di coloro per i quali viene offerta (cf. p. 308).
E appoggia il suo dire all’insegnamento di san Tommaso il quale scrive: “Perciò, sebbene questo sacrificio per la grandezza dell’offerta basti alla soddisfazione di ogni pena, tuttavia diviene soddisfattorioper coloro per cui si offre, o per coloro che l’offrono, in misura della loro devozione e non di tutta la pena loro dovuta” (Somma teologica, III, 79, 5).

8. Ti ringrazio del quesito, cara Sr. Jn Frs.
Il pensiero di questi tre grandi, soprattutto quello di San Tommaso, è sufficiente per fare grande chiarezza e diradare ogni ombra di dubbio.

Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e al Santo Padre Domenico di cui a giorni celebreremo la festa.
Ti benedico.
Padre Angelo